Bond UE a 3 e 15 anni, richieste per 166 miliardi di euro contro gli 11 offerti

L'Unione Europea (UE) ha emesso nuove tranche dei bond a 3 e 15 anni, raccogliendo 11 miliardi di euro e attirando ordini per 166 miliardi.
1 mese fa
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Bond UE, emissione attira richieste per 166 miliardi di euro
Bond UE, emissione attira richieste per 166 miliardi di euro © Licenza Creative Commons

C’è stato il nono collocamento sindacato di quest’anno per l’Unione Europea (UE), che ha deciso di finanziarsi sul mercato emettendo nuove tranche dei bond a 3 e 15 anni già in circolazione. Si sono occupate dell’operazione Barclays, Bnp Paribas, Goldman Sachs, Lbbw e Nordea come joint lead managers. Danske, Intesa, Kbc, Mps, Natixis e Santander hanno agito come co-leads. Ed è stato un tripudio di ordini: 166 miliardi di euro le richieste arrivate dagli investitori istituzionali contro gli 11 offerti complessivamente, di cui 5 per la tranche a 3 anni e 6 per quella a 15 anni.

Caratteristiche delle due tranche emesse

Con questo collocamento sale a 44 miliardi la raccolta nella seconda metà dell’anno sui 65 programmati. Ci attendiamo altre due emissioni entro il 2024, possibilmente una a novembre e l’ultima a dicembre. E adesso vediamo quali sono state le condizioni esitate per le tranche dei due bond UE. Iniziamo con il triennale: scadenza 6 dicembre 2027 e cedola 2,875% (ISIN: EU000A3K4EW6). Il prezzo di aggiudicazione è stato di 101,101, corrispondente a un rendimento lordo annuale del 2,506%. Questo è risultato a premio di 11 punti base sul tasso “midswap”, ma di ben 44,9 punti sul Bund di simile durata e di soli 3 punti base sopra l’Oat francese di riferimento. Ci sono state richieste per 81 miliardi, più di 16 volte l’importo offerto.

Quanto alla tranche a 15 anni, trattasi della scadenza 4 ottobre 2039 con cedola 3,375% (ISIN: EU000A3LZ0X9). Prezzo di aggiudicazione di 101,734 e rendimento lordo annuale del 3,227%. In questo caso, è stato di 66 punti base sopra il tasso “midswap”. Con riferimento al Bund di pari durata, il premio è stato di 72,1 punti base. Rispetto all’Oat, invece, di appena 1,9 punti. Le richieste sono state per 85 miliardi, qualcosa come 14 volte l’importo offerto.

Debito comune ancora percepito instabile

L’emissione di queste due nuove tranche arriva in concomitanza con il debutto del mercato “repo” per i bond UE.

Una decisione che risale alla fine del 2022 e che punta a rendere più liquido il mercato, facendo di Bruxelles un emittente finalmente “sovrano”. Ad oggi non la pensano così i provider internazionali come Msci e ICE. Entrambi nei mesi scorsi hanno deciso di non inserire le emissioni comunitarie nei rispettivi indici, giudicandole “sovranazionali” e non sovrane in senso stretto.

Il ricavato della vendita dei bond UE andrà a finanziare programmi della Commissione come il Next Generation EU e il sostegno all’Ucraina. L’alta domanda è un buon segnale, perché significa che il mercato considera sempre più questi titoli come “safe asset”. In effetti, godono del rating tripla A. Tuttavia, il solo fatto che continuino ad offrire rendimenti lungo la curva ben superiori a quelli esitati dai Bund e persino dagli Oat, sottolinea come ci troviamo ancora dinnanzi a un fatto incompiuto. Il debito comune è percepito sì come molto sicuro, ma al contempo privo delle caratteristiche che possano metterlo in diretta concorrenza con i titoli di stato della Germania.

Bond UE, repo ridurranno gli spread?

Sarà interessante verificare se il lancio dei repo nelle prossime settimane inizi a restringere gli spread rispetto ai Bund. Se così fosse, sarebbe la conferma che parte del divario sia dovuto alla scarsa liquidità dei bond UE dopo le emissioni. Va da sé, però, che questo espediente tecnico non basti a renderli percepiti quali sovrani a tutti gli effetti. Questa settimana, il governatore della Bundesbank, Joachim Nagel, ha dichiarato insieme al commissario agli Affari monetari uscente, Paolo Gentiloni, che potrà esserci tecnicamente un “roll over” anche successivamente al 2028. Un modo per prospettare una vita non così breve per le emissioni comuni. Anche questo può contribuire a restringere gli spread prossimamente.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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