Ecco perché il rating sui BTp di Moody’s a fine mese può migliorare

Moody's può migliorare il rating sui BTp con l'aggiornamento atteso per fine maggio, un passo che avrebbe notevoli conseguenze.
1 mese fa
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Moody's promuove i BTp
Moody's promuove i BTp © Licenza Creative Commons

Lo spread tra titoli di stato italiani e tedeschi per la scadenza decennale è sceso fin sotto i 100 punti base nel corso della mattinata di ieri. Gli investitori chiedono adesso un rendimento di appena l’1% più alto per acquistare i primi rispetto ai secondi. Un premio mai così basso dal 2021, quando al governo c’era Mario Draghi. E a fine mese potrebbero arrivare novità positive sul fronte dei rating per i BTp. In data 31 maggio è atteso l’aggiornamento di Moody’s, che resta ad oggi l’agenzia internazionale più severa nei suoi giudizi con il mercato sovrano tricolore. Ci assegna un voto pari a Baa3 con prospettive “stabili”, che è il più basso dell’area “investment grade”, appena un gradino sopra dell’area “junk” o “spazzatura”.

Giudizi in miglioramento per debito pubblico

Volendo fare un paragone, sarebbe come se un insegnante ci desse 6. Basterebbe un’interrogazione o un compito storto per sprofondare nell’insufficienza e incorrere nella bocciatura della materia. Uno studente con questo voto in pagella difficilmente riceverebbe un’accoglienza calorosa se nel frattempo provasse ad entrare in una facoltà universitaria. Ed è quanto accade ai nostri titoli di stato sul mercato. Ci sono parecchi investitori che vorrebbero acquistarli, dato che il rischio default è considerato ormai molto basso e alla stregua degli altri stati dell’Eurozona. Il punto è che i rating sui BTp sono talmente bassi da rappresentare essi stessi un rischio.

Ad aprile, S&P promosse i nostri bond con l’assegnazione di un voto BBB+ con outlook “stabile” da BBB con outlook “positivo”. Fitch a inizio maggio confermava il suo BBB con outlook “stabile”. La discesa dello spread a 100 punti può finalmente spingere Moody’s a compiere il grande passo.

Se alzasse il rating sui BTp a Baa2, lo allontanerebbe definitivamente dall’area in cui sono relegati i paria. Diversi fondi d’investimento potrebbero per statuto acquistarli dopo averli dovuti vendere nel decennio passato a causa dei “downgrade”.

Fiducia ritrovata tra gli investitori

Se è vero che i rating sui BTp ne determinano i rendimenti, vale anche il contrario. Le agenzie valutano più favorevolmente il debito pubblico di uno stato quando notano che riscuotono fiducia tra gli investitori. E l’Italia la riscuote vistosamente. Sono tornati gli investitori stranieri, che solamente nell’ultimo anno hanno acquistato 126 miliardi di euro netti di nostri titoli di stato. E le emissioni retail del Tesoro, cioè riservate ai piccoli risparmiatori, sono andate alla grande. Un ulteriore collocamento si terrà a fine maggio con l’emissione del nuovo BTp Italia a 7 anni. Anche questi sono stati segnali di solidità per i bond. Una scommessa vinta dal governo Meloni, che sin dal suo debutto ha puntato sulla “nazionalizzazione” del debito per sottrarlo alla speculazione dei mercati.

Rating sui BTp più alti potrebbero generare a loro volta un calo ulteriore dello spread. D’altronde, i nostri rendimenti restano i più alti nell’Eurozona. Interessante notare l’avvicinamento alla Francia. La distanza era superiore agli 80 punti base meno di un anno fa, mentre ieri si aggirava in area 32-33 punti e ai minimi da gennaio. Un azzeramento del gap con gli Oat nel medio termine non è da escludere, anche perché a Parigi l’instabilità politica torna a farsi sentire con possibili nuove elezioni per l’Assemblea Nazionale in estate, a distanza di appena un anno dalle precedenti convocate a sorpresa dal presidente Emmanuel Macron. Uno scenario che si contrappone alla stabilità politica ritrovata dall’Italia in questi anni.

Rating BTp frutto di prudenza fiscale

La direzione dei 100 punti per lo spread si era notata a marzo, in coincidenza con il boom dei rendimenti tedeschi dopo che l’allora cancelliere “in pectore” Friedrich Merz aveva annunciato un maxi-piano in deficit per la Germania. Le successive tensioni legate ai dazi avevano ridato smalto ai Bund, ma il loro allentamento di recente ha risaltato la prudenza fiscale dell’Italia. Il governo di Roma non si sbilancia sull’aumento in deficit della spesa militare e punta entro massimo l’anno prossimo a centrare il target del 3% di disavanzo sul Pil, quasi sfiorato nel 2024 con il 3,4%. Al contrario, la Francia fa fatica a scendere dal 5,8% dell’anno scorso. Persino la crescita economica italiana, per quanto bassa, ha sorpreso al rialzo. Il segno di una resilienza insperata alle vicissitudini internazionali e che non può che essere valutato positivamente per il debito pubblico.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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