Ci sono alcuni strumenti offerti dal sistema previdenziale italiano che consentono ai contribuenti di andare in pensione prima. Uno di questi strumenti si chiama riscatto dei contributi. Attraverso questa modalità, infatti, è possibile rendere utili ai fini previdenziali alcuni periodi non coperti da contribuzione, permettendo all’interessato di raggiungere le quote contributive necessarie per la maggior parte delle misure previdenziali previste in Italia.
Tuttavia, il riscatto può essere vantaggioso anche per un altro motivo: permette di aumentare l’importo della prestazione pensionistica percepita. In sostanza, riscattando determinati periodi contributivi, non solo si raggiungono prima i requisiti per andare in pensione, ma si può ottenere anche una pensione più alta.
Questa soluzione è disponibile anche per coloro che sono già pensionati.
Pensione più alta tramite il riscatto, ma come si fa a far lievitare il trattamento?
Non basta soltanto riuscire ad andare in pensione, maturando così la carriera contributiva necessaria per accedere alle numerose misure previdenziali previste dal nostro ordinamento. Un altro aspetto fondamentale è percepire una pensione dignitosa, e possibilmente superiore a quella inizialmente liquidata dall’INPS.
In quest’ottica, il riscatto dei periodi non coperti da contribuzione può essere particolarmente utile. Uno strumento recentemente reintrodotto, già disponibile anche in passato, è la cosiddetta pace contributiva, che offre ai contribuenti la possibilità di colmare i vuoti contributivi presenti nel proprio estratto conto, rendendo tali periodi utili ai fini pensionistici.
Tuttavia, riscattare i periodi di lavoro per aumentare l’importo della pensione è una pratica attualmente poco adottata. Molti contribuenti, una volta raggiunta la pensione, tendono ad accontentarsi dell’importo percepito, limitandosi a consultare il sito INPS soltanto per verificare i cedolini o scaricare la Certificazione Unica (CU) per la dichiarazione dei redditi.
Tutte le attività svolte durante la carriera lavorativa – come controllare i contributi, simulare la pensione e cercare soluzioni alternative – diventano spesso un ricordo del passato. Invece, sarebbe utile continuare a cercare strumenti che possano migliorare il trattamento pensionistico, non solo tramite il riscatto, ma attraverso varie altre soluzioni.
Ecco alcune soluzioni utili a raggiungere l’obiettivo
Chi percepisce una pensione dall’INPS dovrebbe prima di tutto verificare da quali elementi essa è composta. È opportuno accertarsi, ad esempio, della presenza o meno di alcune prestazioni aggiuntive, come maggiorazioni, integrazioni o trattamenti di famiglia. Inoltre, è fondamentale controllare attentamente la liquidazione della pensione stessa.
Occorre infatti verificare se l’INPS abbia effettivamente considerato tutti i periodi contributivi versati nel corso della vita lavorativa. È importante controllare se vi siano periodi contributivi versati presso altre casse previdenziali o periodi che possono essere oggetto di riscatto attraverso le numerose possibilità previste dal sistema.
Tra queste possibilità rientra, ad esempio, il riscatto dei periodi di studio universitario. Chi ha conseguito una laurea può riscattare fino a 5 anni di contributi, rendendoli utili sia per raggiungere i requisiti pensionistici sia per aumentare l’importo della pensione. La stessa opportunità è offerta dalla pace contributiva, che permette di recuperare fino a 5 anni di periodi non coperti da alcuna contribuzione.
Pensione più alta tramite il riscatto, ma a pagare è il contribuente
Un altro strumento a disposizione è la costituzione di rendita vitalizia, che consente di riscattare periodi durante i quali il datore di lavoro ha omesso i versamenti contributivi obbligatori. Questo strumento permette al contribuente di versare autonomamente i contributi non versati dal datore di lavoro.
Capita, infatti, che alcuni lavoratori vadano in pensione con meno anni di contributi rispetto a quelli effettivamente lavorati. Ciò proprio a causa dell’omissione contributiva da parte di precedenti datori di lavoro. In questi casi, il lavoratore può intervenire direttamente, pagando di tasca propria le somme omesse dal datore.
In generale, tutte le operazioni di riscatto contributivo sono interamente a carico del contribuente, che deve sostenere personalmente i costi relativi al riscatto dei periodi universitari, alla costituzione di rendita vitalizia o alla pace contributiva.
Nel sistema contributivo, ogni importo versato contribuisce direttamente al montante previdenziale individuale. Di conseguenza, più alto è il montante contributivo, maggiore sarà la pensione percepita. È questo il motivo per cui riscattare i contributi può risultare particolarmente vantaggioso per il futuro pensionistico dei contribuenti.