I bond a lungo termine non risalgono e tra gli obbligazionisti cresce la frustrazione, cosa fare?

I bond a lungo termine restano nei pressi dei minimi di prezzo, acuendo la frustrazione tra gli obbligazionisti che scommettevano sul rialzo.
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3 settimane fa
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Bond a lungo termine sempre bassi
Bond a lungo termine sempre bassi © Licenza Creative Commons

I rendimenti obbligazionari sono scesi dai picchi a cui erano risaliti agli inizi di marzo. Basti pensare che il BTp a 10 anni, che era arrivato a sfiorare il 4%, oggi offre meno del 3,60%. Ciò si è tradotto in un apprezzamento dei bond, anche se in misura assai minore per il tratto a lungo termine. Addirittura, se andiamo a guardare il grafico dei bond austriaci a 100 anni, ci accorgiamo che le quotazioni restano nei pressi dei minimi storici e non ne vogliono sentire di risalire. A 35 centesimi, perdono il 18% da inizio anno, quando stavano a quasi 43 centesimi. Preoccupante, poi, che non si registri alcun movimento di rilievo dagli inizi di marzo.

Il mercato è fermo, come se restasse in eterna attesa di qualcosa che non arriva mai. E la frustrazione tra gli obbligazionisti cresce.

Bond austriaci a 100 anni
Bond austriaci a 100 anni © Licenza Creative Commons

Pochi movimenti per bond a lungo termine

Per fortuna non sono tutti i bond a lungo termine ad essersi “congelati”. Il BTp 2072 ha superato finalmente i 60 centesimi, mentre a marzo aveva toccato un minimo di 56,70 centesimi. Certo è che siamo ben lontani dai quasi 65 centesimi di febbraio. Qualcosa di muove, ma con una lentezza da sfinire anche il più cassettista tra gli investitori.

BTp a 50 anni
BTp a 50 anni © Licenza Creative Commons

Incertezze su debito e inflazione

Cosa sta succedendo? Appare strano ai più che i bond a lungo termine siano così bassi, mentre le banche centrali stanno tagliando i tassi di interesse. Siamo abituati a pensare che questi agiscano direttamente sui rendimenti, ergo sui prezzi obbligazionari.

E’ vero senza dubbio per il tratto medio-breve della curva. Tant’è che il BTp a 2 anni oggi rende il 2% contro l’oltre il 2,70% di metà gennaio. Per le scadenze lunghe e lunghissime, invece, il ragionamento del mercato diventa più complesso. Sui prezzi agiscono anche le aspettative d’inflazione e fattori come il rischio sovrano e i livelli di indebitamento attesi.

Ed è qui che qualcosa si è rotto due mesi fa. La Germania ha annunciato un maxi-piano da 1.000 miliardi di euro in deficit entro 10 anni per tendere al riarmo tedesco e potenziare le infrastrutture nazionali. Un mese dopo l’amministrazione Trump metteva i dazi sulle importazioni praticamente del resto del mondo. Questi due eventi influenzano le valutazioni a lungo termine degli investitori nel senso di prospettare più debito e più inflazione. Entrambi colpiscono i prezzi e tengono alti i rendimenti.

Rendimenti in calo sul tratto medio-breve

Stando così le cose, verrebbe da dire che i bond a lungo termine siano stati una scommessa sbagliata negli ultimi mesi. Se l’obiettivo fosse stato di fare cassa subito, la risposta sarebbe senz’altro affermativa. Se si ha la pazienza di aspettare, i risultati potrebbero arrivare entro un lasso di tempo non eccessivo. Man mano che i rendimenti scendono sul tratto medio-lungo della curva, questi titoli si mostrano relativamente più allettanti.

E per quanto siano acquistati perlopiù per ragioni speculative, la cedola effettiva non lascia indifferenti. Facciamo un esempio.

Il BTp 2072 stacca cedola del 2,15% e quota a 60 centesimi. La cedola effettiva lorda viaggia in area 3,60%, quanto il rendimento decennale. Significa che oggi come oggi sarebbe indifferente investire sul “Matusalemme” o su una scadenza 40 anni più corta, perlomeno sul piano del rendimento immediato annuale. Se i rendimenti continuassero a scivolare, prima o poi il mercato riscoprirebbe i bond a lungo termine. Oltre ad offrire di più, darebbero maggiori opportunità di guadagno grazie all’alta duration.

Bond a lungo termine premiati in caso di disinflazione

Le banche centrali sinora hanno tagliato i tassi senza sbilanciarsi molto sul futuro. Questo sta creando incertezza, limitando gli stessi guadagni sul tratto medio-breve della curva. Piero Cipollone, componente del board della Banca Centrale Europea (BCE), ieri ha dichiarato che i dazi per l’economia europea porteranno probabilmente a una “fase di disinflazione”. C’è il timore che la Cina dirotti le sue esportazioni dagli Stati Uniti all’Unione Europea, inondando il nostro mercato di merci a basso costo. Questo scenario sta già abbassando le resistenze interne all’istituto per adottare ulteriori tagli dei tassi nei prossimi mesi.

Le stesse aspettative d’inflazione potrebbero abbassarsi e se i segnali di crisi per l’economia europea aumenteranno, non possiamo escludere che la BCE decida di riattivare programmi come il QE per sostenere le emissioni di debiti legati al riarmo. A trarne vantaggio sarebbero particolarmente i bond a lungo termine, visto che sono rimasti ad oggi deprezzati per l’incapacità del mercato di capire verso dove si dirigeranno banche centrali e governi. La frustrazione si tramuterebbe in soddisfazione per gli obbligazionisti più pazienti.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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