Andrea Orcel non l’ha presa bene. Intende trattare con il governo, anziché contestarne le decisioni nell’immediato dinnanzi al giudice amministrativo. Il via libera all’Offerta Pubblica di Scambio (OPS) di Unicredit su Banco BPM c’è stato, ma fortemente condizionato. Tant’è che per il CEO di Piazza Gae Aulenti c’è la possibilità che risulti pregiudicata “la sana e prudente gestione” dell’istituto che guida da ormai più di 4 anni. L’esecutivo di Giorgia Meloni ha rinunciato all’uso del golden power, anche se ha posto alcuni paletti all’operazione. Un fatto che non è passato inosservato agli occhi del manager, che lamenta un trattamento differente rispetto a quello riservato a tutte le altre operazioni in corso nel sistema bancario nazionale.
OPS Unicredit, Tajani in trincea
Al Consiglio dei ministri stesso c’è stata tensione, con il ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani ad avere preteso che fosse ufficializzata la “riserva legale” da parte di Forza Italia sul provvedimento. In pratica, gli “azzurri” hanno contestato al ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, un uso improprio del golden power. Si tratta di uno strumento previsto dal nostro ordinamento e che consente all’esecutivo di opporsi a un’operazione avente ad oggetto un asset strategico nazionale. Tajani lamenta il fatto che nello specifico non vi sarebbe alcun asset da tutelare. L’OPS di Unicredit su Banco BPM sta avvenendo tra due istituti italiani, infatti.
4 condizioni per evitare golden power
Quali sono le condizioni fissate per il via libera? Orcel ne contesta particolarmente 4, che rischiano di fare saltare in aria l’intera operazione. Essa avrà inizio regolarmente il prossimo 28 aprile e si concluderà il 23 giugno con data di regolamento prevista per l’1 luglio.
Ricordiamo che l’OPS di Unicredit prevede lo scambio tra 0,175 azioni proprie contro ogni 1 azione Banco BPM portata in adesione. Ai prezzi di chiusura di borsa nella seduta di ieri, l’operazione avverrebbe a sconto del 7,3% rispetto al valore di mercato del titolo di Piazza Meda. Ciò denota che gli investitori continuano a credere che le condizioni dell’offerta saranno riviste al rialzo, altrimenti non ci sarebbe alcuna convenienza da parte degli azionisti Banco BPM ad aderire, quando potrebbero semplicemente rivendere a terzi a prezzi più alti.
Doloroso addio alla Russia
Veniamo alle condizioni. In primis, a Orcel viene chiesto di uscire dal mercato russo “entro 9 mesi”. Unicredit ha già ridotto la sua presenza del 94% negli ultimi 3 anni, a causa delle sanzioni internazionali contro Mosca dopo l’invasione dell’Ucraina. Inizialmente, il governo aveva imposto un termine quasi immediato per lasciare la Russia, contestato vivacemente da Tajani. La banca contesta il fatto che, se fosse obbligata a dismettere subito le sue attività residue, potrebbe essere costretta a svenderle, aggravando le perdite sinora stimate in 1,9 miliardi di euro.
Paletti su prestiti e filiali
Altra previsione: a seguito dell’OPS di Unicredit, il rapporto tra impieghi e depositi dovrà restare invariato per almeno 5 anni. Non si capisce se il riferimento sia solamente ai numeri di Banco BPM o dell’intera entità post-aggregazione.
Le stesse filiali dovranno essere mantenute nei territori insieme agli sportelli. Un modo per difendere i posti di lavoro in aree del Settentrione elettoralmente sensibili per la Lega, ma anche per impedire che le piccole e medie imprese perdano i loro riferimenti nella fase di richiesta del credito.
Altro punto delicato riguarda la prescrizione che il gruppo Unicredit-Banco BPM non riduca il sostegno al project financing, così da fare affluire gli investimenti a favore delle infrastrutture domestiche. Infine, “il peso” dei titoli di stato nel portafoglio di Anima non dovrà subire riduzioni dopo che sarà stata completata l’OPS di Unicredit. Ricordiamo, infatti, che Banco BPM ha a sua volta lanciato un’OPA sulla società di gestione del risparmio, completata con successo nei giorni scorsi. Il governo ha imposto a Orcel di non ridurre la percentuale di BTp detenuti da Anima, sebbene appaia poco chiaro se il peso a cui fa riferimento riguardi solo la sgr o l’aggregazione con Banco BPM.
Orcel aveva indisposto l’esecutivo nell’autunno scorso con il lancio dell’OPS di Unicredit su Banco BPM. Quest’ultima era appena entrata nel capitale di Monte Paschi per la creazione di un terzo polo bancario. Il piano è andato in fumo, tant’è che il Tesoro, azionista di riferimento di Siena, insieme ai soci Delfin e Caltagirone ha dovuto ripiegare su un secondo piano: la scalata a Mediobanca. Sempre Orcel è entrato nel capitale di Generali, controllata proprio da Piazzetta Cuccia. Con una quota intorno all’8%, in queste ore potrà fare la differenza all’assemblea degli azionisti in merito all’elezione della lista dei candidati per il rinnovo del CDA.
OPS Unicredit s’intreccia con affaire Generali
E’ noto che il governo non veda di buon occhio il CEO uscente Philippe Donnet dopo la joint venture siglata con la francese Natixis. Teme che centinaia di miliardi di euro dei risparmi italiani finiscano all’estero. Alcuni malignano che il via libera condizionato all’OPS di Unicredit sarebbe un monito nei confronti di Orcel, affinché oggi non tiri qualche brutto scherzo votando per il candidato sgradito a governo e soci di Monte Paschi. Il manager vuole tenersi le mani libere, ma a sua volta sa che mettersi contro il governo non pagherebbe. Se l’OPS di MPS su Mediobanca andrà in porto, tra qualche mese esso si ritroverà di fatto a capo della compagnia di Trieste.
A quel punto, Unicredit andrebbe in minoranza, ammesso che ancora sarà presente nel capitale.
E non c’è solo l’OPS di Unicredit a tenere banco. All’estero Orcel sta scalando Commerzbank e avrà bisogno del sostegno del governo italiano per evitare che il futuro cancelliere Friedrich Merz si opponga al suo piano. Non può permettersi di uscire con un pugno di mosche dalla Germania e nel frattempo di restare a bocca asciutta anche in Italia. Ne varrebbe della sua stessa credibilità. Per questo vuole trattare per il momento. E tra qualche ora sapremo da una posizione grosso modo amichevole o apertamente ostile.
giuseppe.timpone@investireoggi.it