Occhi puntati sul Conclave, che a partire da mercoledì 7 maggio voterà per il prossimo Papa. Sarà conservatore o progressista? Europeo o africano? Bianco o nero? Tante le domande di fedeli e semplici curiosi, mentre tra i cardinali forse una delle principali preoccupazioni riguarda lo stato dei conti in Vaticano. Il successore di Pietro si spera che sia una figura capace di rimetterli a posto, perché quelli lasciati in eredità da Papa Francesco non vanno affatto bene. Nel 2022 il bilancio chiudeva in deficit di 78 milioni di euro, salito a 84 milioni nel 2023. E l’anno scorso dovrebbe essere sceso, ma restando nell’ordine dei 70 milioni.
Cifre elevate su entrate complessive per circa 1 miliardo.
Spese in eccesso, Ior non basta
Sembrano lontani i tempi in cui le entrate superavano le spese. Nel 2010 l’avanzo sfiorò i 10 milioni. Negli anni immediatamente precedenti i conti del Vaticano erano stati sì in rosso, ma di pochissimo. Già in pandemia Papa Francesco aveva imposto una cura dimagrante alle uscite, tagliando i compensi dei cardinali di 500 euro al mese. Lo scorso autunno, un nuovo taglio di 100 euro. Anche i canoni di locazione di favore praticati in favore del clero per i beni immobili di proprietà della Chiesa sono stati rivisti.
La Città del Vaticano è uno stato indipendente senza alcuna forma di riscossione delle imposte, per cui i suoi conti dipendono essenzialmente da tre fonti di entrate: le offerte dei fedeli, la gestione finanziaria e patrimoniale e le attività culturali come i Musei Vaticani. L’Obolo di San Pietro ha a che fare con le prime. Trattasi delle offerte dirette dei fedeli tramite bonifici o assegni, dei lasciti ereditari e della questua riscossa nelle parrocchie di tutto il mondo per il giorno di San Paolo e Pietro, generalmente il 29 giugno.
Offerte dei fedeli in forte calo
Nel 2023 l’Obolo ha portato ad entrate per 52 milioni, a fronte di uscite per 109,4 milioni. Dunque, il deficit è stato di oltre 57 milioni. Quell’anno è stato maturato un utile di 30,6 milioni da parte dello Ior, l’Istituto per le opere religiose, la banca vaticana a tutti gli effetti. L’anno scorso, poi, l’Amministrazione del patrimonio della Sede Apostolica aveva maturato a sua volta un utile di 45,9 milioni. Ma sommando tutte le voci, i conti in Vaticano restano in rosso.
Questo dato avrà senz’altro una certa influenza sul nome del prossimo Papa. Le offerte dei fedeli tengono in vita la Chiesa Cattolica e non sembra possibile rinunciarvi. Esse provengono perlopiù dalle aree ricche del pianeta, essenzialmente Europa e Nord America. Ignorarlo non sarebbe saggio. Pensate che quando Papa Benedetto XVI si dimise, qualcuno malignò che tra le cause vi fosse proprio il calo delle offerte. In pratica, serviva un Pontefice dall’appeal maggiore per evitare il dissanguamento finanziario. L’operazione non sarebbe riuscita, se è vero che i conti del Vaticano siano andati peggiorando.
Conti Vaticano in rosso, cardinali obbligati alla prudenza
Una figura divisiva intaccherebbe le già basse donazioni? E se il Papa venisse da lontano e fosse percepito distante dagli umori dei fedeli più “redditizi” per Chiesa? I conti del Vaticano imporrebbero al Conclave una certa prudenza nella scelta del nuovo Santo Padre.
Non sarà un processo facile. George Bergoglio sembra essere stato capace di attirare la simpatia anche di chi non crede nella Chiesa Cattolica, eppure le offerte dei fedeli non hanno fatto che diminuire. I cardinali dovranno ricongiungersi proprio con coloro che frequentano le parrocchie se vorranno rimettere a posto le finanze. Le operazioni puramente mediatiche non funzionano a tal fine.