Ecco dall’INPS l’invio di una massiccia mole di lettere con cui l’Istituto chiede ai beneficiari dell’Assegno di Inclusione la restituzione delle somme prese indebitamente. Era nell’aria che dopo i controlli effettuati da parte dell’Istituto sui beneficiari del sussidio, si arrivasse ad un qualcosa di questo genere. Adesso ecco arrivare le lettere con addirittura dentro il bollettino di pagamento PagoPA con cui l’INPS chiede agli interessati la restituzione delle somme percepite indebitamente in unica soluzione. È in alcuni casi parliamo di somme davvero importanti.
“Buonasera, mi chiamo Paolo, ed ho appena ricevuto una lettera dell’INPS che mi chiede 2.500 euro di Assegno di Inclusione da restituire.
Sono tutti i 5 mesi che ho preso nel 2024. Mi dicono che ho dichiarato una invalidità che non ho. Io sono al 50%. Ma non era il 47% il minimo? Mi dite che posso fare per mettere a posto?
Assegno di Inclusione, dall’INPS arrivano le lettere per la restituzione del sussidio
Per percepire l’Assegno di Inclusione come logica vuole, bisogna rientrare in determinati requisiti prestabiliti altrimenti il sussidio non viene assegnato. Nel passaggio dal reddito di cittadinanza all’Assegno di Inclusione una delle cose che fu detta dal punto di vista del nuovo sussidio era la differenza sui controlli rispetto al Reddito di Cittadinanza. Per l’Assegno di Inclusione, i controlli riguardo le assegnazioni del sussidio sarebbero stati preventivi. Un modo per limitare quelle frodi e pratiche furbesche che portarono a numerosi casi di beneficio non spettante con il Reddito di Cittadinanza. Cosa significa controlli preventivi? Significa che almeno sulla carta l’INPS non avrebbe concesso il sussidio se non sicuri al 100% della bontà dell’assegnazione. E di conseguenza gli interessati al sussidio non avrebbero dovuto rischiare di finire dentro la richiesta di restituzione delle somme indebitamente percepite. Evidentemente , alla luce delle lettere che molti stanno ricevendo, qualcosa è andato storto. Perché se è vero che l’INPS avrebbe dovuto controllare tutto prima di accogliere la domanda di un richiedente, qualcosa non ha funzionato.
Ecco le opzioni che offre l’INPS per risolvere la situazione
La lettera riguarda molti beneficiari del sussidio che hanno avuto prima la sospensione dell’Assegno di Inclusione e poi la revoca definitiva. Ma non una revoca normale bensì una revoca con addebito. Significa in questo caso che i beneficiari dell’Assegno di Inclusione che avevano percepito per mesi e mesi il sussidio, oltre ad averlo perso si trovano adesso a debito nei confronti dell’INPS. E con l’obbligo di restituirlo. In questo caso gli interessati dovranno, come si legge nella missiva che adesso sta arrivando a casa tramite raccomandata con ricevuta di ritorno, adoperarsi. Tra diverse possibili scelte. Restituire i soldi percepiti indebitamente a prescindere dalla natura dell’errore che ha portato poi alla sospensione del sussidio. Pagando in unica soluzione o chiedendo all’INPS di dilazionare la restituzione di queste somme. O ancora, presentare ricorso se l’interessato crede che la pretesa dell’INPS non sia fondata.
Assegno di Inclusione da restituire, ecco quando non c’è altra possibilità che pagare
Un esempio tipico di quanto accaduto è quello del nostro lettore che ha ricevuto una lettera con cui l’INPS gli chiede indietro 2.500 euro per disabilità ai sensi del DPCM numero 159 del 2013 non accertata. Un pratica ha preso 5 mesi di Assegno di Inclusione che non gli spettavano. Nella lettera l’INPS intima il pagamento in 30 giorni. I soldi da versare possono essere compensati anche con trattenute sulle prestazioni presenti o future. Significa che nel caso l’interessato oggi come in futuro, avrà qualcosa da prendere dall’INPS, magari una pensione o altro, l’INPS tratterrà questi 2.500 euro. Sempre nei 30 giorni l’interessato può contattare gli uffici INPS per chiedere eventualmente un ricalcolo della prestazione alla luce di ogni elemento utile in mano all’interessato. Oppure per chiedere la rateizzazione che comunque deve essere sempre l’INPS ad approvare. Il nostro lettore, a meno che non abbia le prove della presa in carico dei servizi sociali e sanitari, può fare poco. Perché in effetti la sua invalidità è meno grave del 67% che è quella che dovrebbe avere per rientrare nel sussidio.