Il dubbio è di quelli che tolgono il sonno. Vale oggi per le numerose misure pensionistiche alternative alle pensioni ordinarie, e varrà anche in caso di una futura riforma del sistema. A prescindere da quali saranno le novità introdotte, resta la domanda delle domande: anticipare la pensione conviene? Nei prossimi paragrafi analizzeremo pro e contro, vantaggi e svantaggi del ritiro anticipato rispetto alla pensione “normale” – e viceversa.
Anticipare la pensione conviene? Ecco cosa perdi e cosa guadagni
A una domanda simile si può rispondere solo partendo da alcuni punti fermi. Lasciare il lavoro prima significa interrompere i versamenti contributivi; smettendo di versare, si smette anche di alimentare quel montante che genera la pensione.
Inoltre si va in pensione con un’età anagrafica più bassa, subendo così coefficienti di trasformazione meno favorevoli.
Molte misure di prepensionamento, poi, prevedono penalizzazioni:
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Tetti d’importo (es. APE Sociale, massimo 1.500 € mensili; Quota 103, massimo 4 volte il trattamento minimo INPS).
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Calcolo interamente contributivo obbligatorio, come per Opzione Donna e, di nuovo, Quota 103.
In altre parole, per andare in pensione prima occorre accettare un assegno strutturalmente ridotto.
Anche la riforma delle pensioni sarà piena di tagli e penalizzazioni?
Nelle bozze di riforma, le nuove misure – compresa la storica Quota 41 per tutti – appaiono ancorate a due elementi costanti:
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Calcolo contributivo dell’intera prestazione.
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Tagli lineari sull’importo, oppure penalizzazioni crescenti per chi esce in anticipo.
Poiché la Quota 41 “pura” è considerata troppo onerosa, l’ipotesi più realistica prevede di applicarle il calcolo contributivo integrale, con le stesse penalità che oggi gravano su Quota 103 e Opzione Donna. Un’altra ipotesi è introdurre una finestra flessibile a partire, per esempio, dai 64 anni, con malus per chi anticipa e bonus per chi rinvia.
L’obiettivo politico-finanziario è evidente: consentire una certa flessibilità ma spingere i lavoratori a restare in servizio il più a lungo possibile.
Ecco perché anticipare la pensione conviene può essere più conveniente che penalizzante
Fin qui sembra chiaro che il ritiro anticipato “non convenga” sul piano degli importi mensili. Tuttavia, il calcolo va fatto a 360 gradi:
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Chi esce a 62 anni invece che a 67 rinuncia magari a 500 € netti al mese (1.000 € invece di 1.500 €), ma incassa la pensione per 5 anni in più. Considerando anche la tredicesima, parliamo di circa 13.000 € l’anno che, restando al lavoro, non si percepirebbero.
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Per i lavoratori autonomi, il vantaggio è doppio: alla pensione anticipata si somma il risparmio sui contributi che non si versano più per mantenere aperta l’attività.
Questo aspetto, spesso trascurato dai dipendenti – ai quali la quota principale di contributi è versata dal datore di lavoro – diventa decisivo per valutare la convenienza reale del prepensionamento. In definitiva, la risposta dipende da situazione lavorativa, salute, progetti personali e orizzonte finanziario di ciascuno. Fare un bilancio completo tra costo dell’anticipo e beneficio degli anni guadagnati è l’unico modo per decidere con cognizione di causa.
Perché non permettere una pace contributiva per tutti,così le persone potrebbero andare in pensione prima e lo stato incasserebbe un po’ di soldi??.Specialmente le donne che da giovani non riuscivano a farsi mettere in regola perché i titolari avevano paura che rimanessero incinta??