Il modello 730 è il primo modello di dichiarazione dei redditi che l’Agenzia delle Entrate avvia. Si apre sempre con il modello 730 la stagione dei redditi. Dal 30 aprile dovrebbe essere possibile accedere alla versione precompilata della dichiarazione. Ma a cosa serve presentare la dichiarazione dei redditi? In primo luogo va detto che non è una scelta ma un obbligo. Perché la dichiarazione dei redditi serve per completare il versamento delle imposte sui redditi che un contribuente ha conseguito nel 2024, cioè nell’anno precedente quello della dichiarazione. Ma il più delle volte presentare la dichiarazione dei redditi diventa una cosa a cui tutti prestano attenzione per un motivo diametralmente opposto a quello del versamento delle tasse.
Parliamo di rimborsi fiscali da modello 730. Perché spesso la dichiarazione dei redditi serve per recuperare le eccedenze di imposta pagate e per recuperare ciò che spetta per via delle detrazioni e degli oneri detraibili.
Al via il nuovo modello 730/2025, ma attenzione ai rimborsi, rischi di perderli adesso
Alla fine ogni anno i contribuenti italiani che presentano la dichiarazione dei redditi con il modello 730 lo fanno per ricevere i rimborsi spettanti. Perché hanno per esempio molte spese sanitarie da scaricare per recuperare il 19% di quanto speso l’anno precedente. Oppure perché hanno opere di ristrutturazione da scaricare al 505, al 65% o al 110% in base al bonus edilizio sfruttato. O per qualsiasi altra spesa detraibile come previsto dal Testo unico delle imposte sui redditi (TUIR).
L’attesa dei rimborsi diventa a volte spasmodica. Sia per chi presenta la dichiarazione dei redditi indicando il datore di lavoro o l’ente pensionistico come sostituto di imposta. E sia per chi invece presenta la dichiarazione dei redditi senza sostituto.
Nel primo caso l’attesa è per agosto, settembre o ottobre, ovvero i mesi di stipendio sulla cui busta paga il sostituto di imposta liquida il rimborso dal modello 730. Nel secondo caso invece, l’attesa è per i mesi che vanno da dicembre dello stesso anno di dichiarazione, a marzo dell’anno dopo. Perché in questo caso è l’Agenzia delle Entrate a provvedere tramite bonifico diretto sul conto corrente del contribuente o con assegno vidimato.
Ecco per chi l’attesa dei rimborsi dal modello 730 rischia di diventare vana
Attesa che per qualcuno rischia di diventare vana. E non per ritardi nella presentazione del modello 730. L’attesa diventa vana perché l’interessato ha delle cartelle esattoriali pendenti. In genere un debito fiscale ed un rimborso fiscale uniti si compensano. E se il debito è maggiore del credito il contribuente pagherà ciò che deve, mentre viceversa, il contribuente riceverà un rimborso, anche se solo della differenza tra il suo credito ed il suo debito.
L’Agenzia delle Entrate ha il potere di chiedere alla sua branca “cugina”, cioè all’Agenzia delle Entrate Riscossione, di verificare l’esistenza di debiti fiscali a carico del contribuente a chi dopo la dichiarazione dei redditi, è emerso un credito. In parole povere, prima di autorizzare il rimborso in busta paga o nel cedolino della pensione, o prima di liquidarlo in autonomia per il 730 senza sostituto, il Fisco controlla la presenza di cartelle esattoriali.
E se scadute ed a carico del contribuente, avvia il procedimento di compensazione. Che nella migliore delle ipotesi porta ad un blocco del rimborso e ad un ritardo dello stesso. ma che nei casi peggiori porta ad un azzeramento del rimborso a soddisfazione del credito che vanta lo Stato sul contribuente.
I limiti per la proposta di compensazione
Esiste un limite a questa procedura da parte del Fisco contro un contribuente. Parliamo di rimborsi superiori a 500 euro e di cartelle esattoriali minimo da 1.500 euro in totale. In questo caso l’Agenzia delle Entrate trattiene il rimborso, segnalandolo all’Agenzia delle Entrate Riscossione. Quest’ultima segnala la situazione al contribuente, con una proposta di compensazione che dà al contribuente 60 giorni per accettare. In caso di accettazione, la procedura va avanti fino ad arrivare al credito residuo da rimborsare o al debito residuo da versare. In caso di rifiuto da parte del contribuente (ma vale anche nel caso di mancata risposta alla proposta di compensazione), l’Agenzia delle Entrate mantiene le somme a credito del contribuente, sospese fino al 31 dicembre dell’anno successivo per il pignoramento.