Le banche italiane sono tornate a comprare BTp

Le banche italiane sono tornate a comprare BTp dopo una fase di ritiro coincisa con l'aumento dei tassi di interesse.
2 settimane fa
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Banche italiane tornate a comprare BTp
Banche italiane tornate a comprare BTp © Licenza Creative Commons

Perché il risiko bancario occupa così tanto le cronache finanziarie e i pensieri del governo di turno? Perché è attraverso i prestiti che le banche fanno la fortuna dell’economia o la affossano, così come attraverso gli acquisti di BTp impattano sui costi di emissione del debito pubblico. E negli ultimi anni il trend è stato particolarmente negativo, specie per i prestiti a imprese e famiglie. A fronte di un aumento dei depositi, le erogazioni sono scese quasi costantemente sotto la soglia dell’80%. Fino a quasi tutta la fine del decennio passato, la tendenza era di prestare più denaro di quanto ve ne fosse depositato.

Già ad inizio Covid la percentuale era scesa sotto io 90% e di lì in avanti una caduta inarrestabile.

Rendimenti all’apice, ora in calo

Se perlomeno fino al 2022 le banche italiane acquistavano BTp, da quel momento hanno smesso di fare persino questo. Con l’aumento dei tassi di interesse, infatti, è venuta meno la convenienza a comprare bond per via del deprezzamento atteso. I prezzi si muovono in direzione opposta ai rendimenti, infatti. La buona notizia è che questo trend sembra essersi interrotto. I rendimenti hanno raggiunto l’apice tra il 2023 e il 2024, pur se sono risaliti tra marzo e aprile con le tensioni sul riarmo europeo e i dazi. Dunque, i prezzi avrebbero toccato il punto più basso.

Acquisti risaliti nell’ultimo anno

Ed ecco che le banche sono tornate a fare incetta di BTp. Al 28 febbraio scorso ne possedevano per 373,9 miliardi di euro contro i 349,6 miliardi di un anno prima. Una crescita di 24,3 miliardi, che eleva (di poco) la loro quota sul totale dei titoli di stato in circolazione dal 14,6%.

In concreto, i nostri istituti di credito hanno acquistato un sesto esatto delle emissioni nette di bond del Tesoro nell’ultimo anno. Vedremo nei prossimi mesi se aumenteranno le loro esposizioni. A favore di questa ipotesi gioca non soltanto la discesa dei rendimenti con contestuale risalita dei prezzi, ma anche il miglioramento dei giudizi da parte delle agenzie di rating.

Le banche italiane hanno avuto paura in questi anni a puntare sui BTp per due ragioni sopra ogni altra. La prima, come detto, è che si tratta di asset che si sono svalutati fino a poco tempo fa, infliggendo perdite a chi le aveva iscritti a bilancio a prezzi più alti e pronti alla vendita. La seconda è più sottile: l’Italia ha un gigantesco debito pubblico e per questo gode di bassi rating. Moody’s tiene il suo a Baa3, appena un giudizio sopra il livello “junk” o “spazzatura”. Tuttavia, ha ultimamente rivisto l’outlook a “stabile” e nelle scorse settimane S&P ha alzato il suo giudizio a BBB+, avvicinandolo a quello assegnato alle altre grandi economie come Spagna e Francia.

Banche e BTp, rapporto incestuoso (obbligato)

Questi numeri spiegano meglio di tante analisi sofisticate perché servono banche che restino “italiane”. Senza, non ci sarebbero prestiti a sufficienza per imprese e famiglie.

Già oggi le erogazioni sono basse e gli effetti si notano in negativo sugli investimenti. Come se non bastasse, banche di proprietà straniera sarebbero meno inclini a comprare BTp. E così facendo, i rendimenti sovrani salirebbero e impatterebbero sui conti pubblici a discapito dei margini di manovra del governo. Il quale non rimane a guardare, colpito dall’operazione di Generali con Natixis, che rischia di trasferire all’estero centinaia di miliardi di euro di risparmi tricolori.

giuseppe.timpone@investireoggi.it 

Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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