Perché l’euro non riesce a prendere il posto del dollaro

L'euro non riesce a scalzare il dollaro dal suo status di valuta di riserva mondiale, malgrado tante chiacchiere in questi mesi.
2 settimane fa
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L'euro non riesce a diventare valuta di riserva mondiale
L'euro non riesce a diventare valuta di riserva mondiale © Licenza Creative Commons

Si sta facendo un gran parlare in questi mesi riguardo al ruolo del dollaro come valuta di riserva mondiale. Molti analisti e investitori iniziano a metterne in discussione il ruolo, sostenendo che i dazi americani e il riposizionamento degli Stati Uniti in politica estera minaccino la percezione del biglietto verde e la solidità dei titoli del debito. Ad oggi, però, chiacchiere a parte, non c’è stato nulla di concreto. Al 31 dicembre scorso, il dollaro incideva per il 57,80% delle riserve valutarie, percentuale in crescita dal 57,30% del terzo trimestre. Viceversa, la moneta unica scenda dal 20,03% al 19,83%, anche se per l’effetto cambio.

Pochi passi avanti per l’euro

Vero è che questi ultimi numeri risalgono a prima del caos dazi scatenatosi sui mercati finanziari. Potremmo assistere a qualche variazione di rilievo a partire dal secondo trimestre di quest’anno. Tuttavia, è inutile farsi grosse illusioni. Così stando le cose, l’euro non è e non sarà mai valuta di riserva al posto o a fianco del dollaro. Gli mancano le basi. Pensate che da quando esiste l’unione monetaria, il peso dell’euro tra le riserve è solo di poco aumentato. Stava al 18,1% nel primo trimestre del 1999 e si consideri che allora le economie facenti parti dell’area erano 12 contro le 20 attuali.

Peso del dollaro sceso in favore di sterlina e yuan

Il peso del dollaro, invece, è effettivamente sceso dal 71,2%. A beneficiarne, però, sono state altre valute mondiali, tra cui la sterlina inglese (dal 2,7% al 4,9%) e yuan cinese (da 0 al 2,9%). Cos’è successo? Per essere valuta di riserva bisogna attirare la fiducia del mercato. Ed essa si basa su fatti oggettivi. Gli USA sono una superpotenza economica, finanziaria, geopolitica e militare. L’euro è la moneta comune di 20 stati appartenenti all’Unione Europea, che spesso sembrano stare insieme solo sulla carta e in base alla tematica.

Soprattutto, la cosiddetta Eurozona non è uno stato e nemmeno una grande nazione. Non dispone di entrate autonome, né emette debito. In politica estera non esiste quale soggetto unitario credibile, nonché lascia a desiderare la sua capacità militare come testimonia il dibattito di questi mesi sul riarmo. Da tempo i BRICS, guidati da Cina e Russia, si guardano attorno e cercano di allentare la dipendenza dal dollaro. Guardano all’euro come possibile alternativa, ma il fatto che l’UE abbia assunto una posizione persino più dura degli USA sul “congelamento” delle riserve russe, non depone a favore di tale svolta.

Euro improbabile valuta di riserva

Se Washington è diventata meno rassicurante per i “nemici dell’America”, perché portare i capitali in Europa, dove l’atteggiamento è simile o peggiore? Infine, l’Eurozona resta esposta a possibili tensioni sul mercato sovrano, a causa del fatto che i rendimenti dei bond possano anche divergere in misura accentuata tra loro. Per quante le probabilità si siano ridotte e la Banca Centrale Europea si sia dotata negli anni di nuovi strumenti contro la speculazione, il rischio di una nuova crisi dello spread esiste pur sempre.

E questo aleggia come uno spettro che rende più improbabile che l’euro possa rimpiazzare da qui ai prossimi anni il dollaro come valuta di riserva mondiale.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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