A Cuba c’è così tanta crisi che i turisti evitano l’isola tra blackout e carenza di cibo

La crisi a Cuba è diventata così forte da mettere in fuga i turisti stranieri, preoccupati da frequenti blackout e cibo razionato.
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1 mese fa
4 minuti di lettura
La crisi a Cuba è diventata spaventosa
La crisi a Cuba è diventata spaventosa © Licenza Creative Commons

Il presidente Miguel Diaz-Canel ha partecipato alla parata della vittoria a Mosca per celebrare gli 80 anni della sconfitta sul nazifascismo. L’amicizia con la Russia di Vladimir Putin e la Cina di Xi Jinping è fuori discussione, anche se non sta portando alcun risultato a Cuba, travolta da una crisi economica sempre più spaventosa. Prima di partire per l’evento, ha presieduto un drammatico Consiglio dei ministri, nel corso del quale ha dovuto prendere atto che gli obiettivi fissati per i vari settori dell’economia restano lontani dall’essere raggiunti.

Crisi a Cuba allarma anche il governo

Il capo dello stato ha lamentato che sarebbe la stretta sulle sanzioni americane voluta dall’amministrazione Trump ad avere aggravato la situazione.

Ha fatto appello al suo governo per tendere a una “economia di guerra”, caratterizzata da un aumento delle esportazioni e un razionamento delle importazioni, rimpiazzando queste ultime con la produzione interna. Serve di tutto per salvaguardare le già scarsissime riserve di valuta estera. Ma la verità è che questa ricetta viene impiegata da anni senza alcun successo. Anzi, la crisi a Cuba diventa ogni anno più insopportabile.

Turismo in calo

Pensate che le previsioni sul Pil erano del -0,3% per quest’anno, ma con i dazi americani sono state limate al -0,4%. E senza che l’isola commerci con gli Stati Uniti. Nel 2024 non c’è stata crescita, malgrado una previsione iniziale del 2%. E due anni fa il Pil era sceso dell’1,9% dopo il +1,8% messo a segno nel 2018 e che arrivava da un pesante -10,9% nell’anno nero del Covid. Che l’amministrazione Trump non avrebbe fatto bene all’economia isolana, lo si sapeva.

Eppure si sperava fino a poche settimane fa che avrebbe potuto involontariamente sostenere la ripresa del turismo.

Blackout a Cuba
Blackout a Cuba © Licenza Creative Commons

Poiché molti canadesi sono rimasti indispettiti dalle affermazioni del presidente americano sull’annessione del loro Paese agli USA, si pensava che molti avrebbero disdettato le loro vacanze in favore dell’isola caraibica. Così non è stato. Anzi, le prenotazioni collassano. Nel primo trimestre di quest’anno, il numero di turisti è crollato del 29,7% con un calo delle entrate per il settore del 22%. Il governo spera in una ripresa nella stagione 2025/2026. La verità è che la stessa crisi di Cuba auto-alimenta le cancellazioni. Gli stranieri sono spaventati dai frequenti blackout e dalla carenza di cibo ormai lampante.

Crollata produzione interna

Fino a qualche anno fa, anche se la popolazione locale viveva in ristrettezze, i turisti godevano di servizi essenziali accettabili. Il cibo non era granché, ma non mancava. Adesso, la situazione è troppo grave per non lambire il settore turistico. Pensate solamente che nei 5 anni che vanno dal 2019 al 2024 la produzione di carne di maiale è quasi sparita: -95%! Per la pasta siamo a -92% e per il riso a -82,4%, pur in quest’ultimo caso registrandosi un recupero per l’anno passato.

E ancora abbiamo -81,2% per lo yogurt, -65,6% per il caffè (bene destinato essenzialmente alle esportazioni) e -60% per la farina.

I prodotti caseari non sono stati da meno: -83,3% per il formaggio. Gli ittici parlano di -84% per i gamberetti e -45% per le aragoste. E ancora: -62% per i gelati, importati persino dall’Italia; -39% per il pane, ingrediente fondamentale per la cucina locale; -25% per la frutta in scatola. Tra i pochi segni positivi troviamo i pomodori in scatola con +59,5%. Cos’è successo? Mancano braccia, perché molti sono espatriati in questi anni in cerca di una vita migliore negli USA o altre zone dell’America Latina. Le interruzioni della corrente elettrica e il crollo delle importazioni hanno reso più difficili coltivazioni e allevamenti.

Boom dei prezzi al consumo

E cosa succede quando l’offerta crolla? I prezzi impazziscono. C’è un video girato da una donna residente, che su TikTok mostra quanti pochi prodotti sia riuscita a comprare con 300 dollari, l’equivalente di 109.000 pesos al tasso di cambio vigente al mercato nero. Una scatola di uova, 2 buste di latte, 4 litri di olio, fagioli, yogurt, salsicce e 5 kg di carne di pollo e manzo. Troppo poco per una somma così alta persino in un’economia avanzata. Immaginate quanta fatica debbano fare gli abitanti dell’isola, il cui stipendio statale medio mensile è di appena 3.000 pesos (8,10 dollari) e la pensione minima sui 1.500 pesos (4 dollari).

Tasso di cambio a Cuba
Tasso di cambio a Cuba © Licenza Creative Commons

Il cambio ufficiale sarebbe ancora di 120 pesos per 1 dollaro. Al mercato nero, però, ne servono il triplo, cioè 370 pesos. La valuta ha perso quasi un quinto del suo valore quest’anno contro il biglietto verde e il 90% nell’ultimo lustro. Questo significa che quei pochi beni che l’isola riesce ad importare dall’estero, costano automaticamente molto di più. Senza una ripresa del turismo, la crisi a Cuba rischia di degenerare in una spirale venezuelana. Già oggi il problema si pone per chiunque non abbia accesso alla valuta straniera, dato che l’economia locale si è nei fatti dollarizzata. I negozi sono stati autorizzati dallo stato a vendere direttamente nella divisa americana ed è qui che si trova la merce.

Peccato che in pochi possano permettersela.

Crisi tra Cuba e USA si aggrava

La tensione con Washington non sembra destinata a placarsi. E’ di questi giorni la notizia che l’intelligence americana avrebbe ripreso dalle immagini satellitari quella che sembra essere una schiera di antenne spia dislocate sull’isola di Cuba da parte delle autorità cinesi. Queste sarebbero in grado di monitorare i movimenti militari americani. Il segno che le speranze di un allentamento delle sanzioni siano del tutto vane. E L’Avana non riesce a capitalizzare alcunché dall’amicizia con Cina e Russia. A corto persino di carburante, non può permettersi nemmeno di produrre energia elettrica per 24 ore al giorno e la benzina di maggiore qualità è costretta a venderla in dollari per razionare i consumi. A 66 anni dalla Revolucion, 10 milioni di cubani attendono che si materializzi quel paradiso socialista promesso da quella che ormai è diventata una gerontocrazia chiusasi nel bunker dell’ideologia comunista.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
Il suo motto è “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione”; ogni suo articolo si pone la finalità di accrescerne le informazioni, affinché possa farsi un'idea dell'argomento trattato in piena autonomia.

2 Comments

  1. Certo che il suo motto “Il lettore al centro grazie a una corretta informazione” non si addice proprio a questo suo articolo.
    Io vivo a Cuba con residenza permanente da ormai 11 anni e le posso assicurare che le cose che ha scritto non corrispondono a realtà.
    Non so da dove ha ripreso le notizie ma la pregherei per il futuro di documentarsi meglio.
    Cordiali saluti.

  2. Ma non vi vergognate a scrivere queste idiozie?
    Cibo razionato per i turisti?
    Avete scritto una marea di fandonie, io a La Habana ci vivo e parlando di cibo c’è di tutto e di più!!!!
    Parlate di “corretta informazione” poi scrivete queste fandonie più false di una moneta da 3 euro.
    Perché lo fate?
    Volete un articolo sulla realtà di Cuba oggi per un turista?
    Ve lo scrivo io, con tutta la documentazione fotografica.
    Scrivendo ciò che è reale, però, non queste invenzioni acchiappa click.
    Fate del giornalismo, informatevi prima di scrivere, perché state rovinando il comparti turistico del paese peggiorandone la crisi economica che non coinvolge i turisti (anzi, abbatte i loro costi) ma affama una popolazione meravigliosa.

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