Emergono alcuni retroscena interessanti sulla nomina di Papa Leone XIV al Conclave di mercoledì e giovedì scorso. Il segretario di stato, cardinale Pietro Parolin, era in vantaggio e si aspettava già tra 25 e 30 voti alla prima votazione. Pare che gliene siano arrivati una quindicina. Una decina di colleghi italiani avrebbe tradito la promessa di sostenerlo. Consapevole che non avrebbe avuto chances, avrebbe ripiegato per il cardinale americano Robert Francis Prevost, già sponsorizzato dagli ultra-conservatori Raymond Leo Burke e Timothy Dolan. Così facendo, ha escluso che un connazionale potesse succedere a Papa Francesco e minacciare così il suo ruolo ricoperto in Vaticano.
Dalla ricostruzione, poi, emerge il ruolo determinante che avrebbero assunto i cardinali arrivati dal cosiddetto Sud Globale, un tempo noto come terzo mondo.
Trame interne al Conclave
Pare, infatti, che pezzi della Conferenze Episcopale Italiana (CEI) si fossero accordati con i cardinali dell’America Latina, mentre alcuni cardinali africani avrebbero stretto un’alleanza con l’ala conservatrice. Di fatto, i giochi sono stati decisi in gran parte fuori dall’Europa e questo è il segno dei tempi. Dai dati sul Pil della Banca Mondiale è stato costruito un grafico abbastanza semplice e indicativo di quanto accaduto.
Elezioni di Papa Leone XVI con lenti dell’economia
Il confronto è stato posto con il Conclave del 2013 dal quale emerse l’elezione di Papa Francesco, già allora una rivoluzione rispetto alla tradizione di nominare Santo Padre sempre un europeo. E’ stato calcolato che il 32% dei cardinali nell’ultimo Conclave provenisse da economie con Pil pro-capite inferiore alla metà della media mondiale. Una percentuale nettamente in crescita dal 22% di 12 anni fa.
Questo significa che un terzo degli elettori arrivava dal Sud Globale, che sostanzialmente coincide con Africa e pezzi di America Latina e Asia. E il cardinale mediano rappresentava questa volta un Pil pro-capite del 12% inferiore al 2013.
Sappiamo che il Conclave riuniva 133 cardinali, mai così tanti nella storia della Chiesa. Addirittura, in eccesso rispetto al limite ufficiale di 120, tant’è che si è resa necessaria una deroga per evitare problemi di legittimità formale del voto. La composizione sempre meno euro-centrica è dovuta al fatto che il peso dei fedeli cattolici rispetto agli 1,4 miliardi di battezzati nel mondo si va riducendo. In primis, perché il tasso di religiosità nel Vecchio Continente è sempre più basso, secondariamente per il declino demografico a cui assistiamo da tempo.
Sud Globale in crescita, Europa in declino
Viceversa, il numero dei fedeli aumenta nelle due Americhe. In Nord America esiste una vivacità impressionante dei cattolici, contrariamente a quanto immaginiamo per un’area estremamente ricca del pianeta. E lo stesso dicasi in Asia e Africa tra conversioni e crescita demografica. Questo spiega perché sia improprio parlare di “Occidente” per la Santa Chiesa. Il Sud Globale cresce di popolazione e ciò incide anche sulla linea che il Santo Padre deve tenere per cercare di rappresentare al meglio le sensibilità dei suoi fedeli. Vecchie categorie come conservatori e progressisti si addicono molto poco allo scenario che stiamo vivendo. Ed è anche per questo che Papa Leone XVI sfugge a un’esatta definizione, prestandosi a critiche ed auspici da entrambe le grandi fazioni della Chiesa.