Il Piemonte sta vivendo un momento difficile sotto il profilo occupazionale con record di cassintegrati. Nel primo trimestre del 2025 le ore di cassa integrazione autorizzate sono aumentate del 127% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Secondo l’Osservatorio INPS, il numero ha superato le 8 milioni di ore mensili, un livello che non si vedeva dai tempi più duri della pandemia. La crisi economica, la contrazione dei consumi e la debolezza di alcuni settori industriali hanno contribuito a rendere più pesante la situazione in diverse province della regione.
In questo scenario complesso, Biella si distingue. La provincia, storicamente legata al settore tessile, ha vissuto un periodo critico che però sembra già alle spalle.
Le richieste di cassa integrazione non sono cresciute in modo esponenziale come altrove. Anzi, secondo quanto riportato, “il picco c’è già stato”, segno che la fase peggiore potrebbe essere stata superata. Questo non significa che le difficoltà siano terminate, ma lascia intravedere un’opportunità di stabilizzazione.
Cassintegrati, Biella tra crisi e resilienza
La realtà biellese, pur alle prese con le sfide tipiche del tessile, mostra un certo grado di resilienza. La riduzione degli ordini dall’estero e la pressione della concorrenza internazionale hanno colpito duramente le imprese locali, ma molte di queste hanno saputo adattarsi. Lavoratori e aziende hanno fatto fronte comune, evitando un ulteriore aggravamento della crisi. Nonostante il parziale miglioramento, la prudenza è d’obbligo. Le autorità locali e le organizzazioni sindacali restano vigili e continuano a sollecitare interventi mirati a tutela dei lavoratori. È necessario infatti sostenere le imprese che investono in innovazione e quelle che cercano di mantenere i livelli occupazionali.
Se Biella può guardare avanti con un moderato ottimismo, il resto del Piemonte non può ancora tirare un sospiro di sollievo. Il balzo della cassa integrazione ha colpito duramente vari comparti, in particolare il metalmeccanico e l’automotive. In questo contesto, la Regione è chiamata a mettere in campo misure di sostegno efficaci e mirate. Tra le ipotesi al vaglio ci sono nuovi incentivi alle aziende che evitano licenziamenti e percorsi di riqualificazione per i lavoratori in cassa integrazione. L’obiettivo è duplice: prevenire un ulteriore incremento della disoccupazione e accompagnare il tessuto produttivo verso una ripresa strutturale. In conclusione, il Piemonte affronta una delle fasi più difficili degli ultimi anni, con numeri di cassa integrazione da record. Biella, però, rappresenta un segnale incoraggiante: superato il picco, guarda avanti con la speranza di aver imboccato la via della stabilità.
Troppi cassintegrati, la sfida del tessile e il rischio di un rallentamento strutturale
Il tessile resta il cuore pulsante di Biella, ma proprio questo settore continua a rappresentare un elemento di fragilità. La domanda globale in calo, la concorrenza dei mercati emergenti e l’aumento dei costi di produzione stanno infatti mettendo sotto pressione le imprese del territorio. Molte aziende hanno già adottato strategie difensive, come la riduzione temporanea degli orari di lavoro e la diversificazione dei mercati di sbocco, ma non tutte hanno gli strumenti per resistere a lungo.
Il rischio, secondo gli analisti, è che il rallentamento da congiunturale diventi strutturale, soprattutto senza un supporto pubblico adeguato. Per questo motivo sindacati e imprenditori chiedono un piano organico che punti non solo a tamponare l’emergenza, ma a rilanciare il tessile biellese con investimenti in qualità, sostenibilità e innovazione.
I punti chiave.
- In Piemonte le ore di cassa integrazione sono aumentate del 127%, ma a Biella il picco è già stato superato.
- Il settore tessile resta fragile, con calo degli ordini e forte concorrenza internazionale.
- Si teme un rallentamento strutturale: servono piani di rilancio e investimenti per sostenere le imprese.