Ci furono due eventi che sancirono la sconfitta dei sindacati negli anni Ottanta: la marcia dei 40.000 del 1980 e il referendum sulla scala mobile del 1985. Una reazione dell’Italia del lavoro all’ideologia assistenzialista e al caos provocato da una cultura dei soli diritti senza doveri. Il 2025 segna un altro episodio in tal senso?
Italia del lavoro contro ideologia dei diritti
Il flop dei referendum su lavoro e cittadinanza era nell’aria, ma non nelle dimensioni in cui si è concretizzato. Meno di un italiano su quattro si è recato ai seggi per dire essenzialmente “sì” al ripristino dell’art.18 e al dimezzamento dei tempi per richiedere la cittadinanza.
I numeri parlano da sé: la sinistra non è stata capace di portare al voto neanche i suoi stessi elettori. La CGIL esce letteralmente a pezzi da questa vicenda, avendoci messo la faccia in qualità di promotrice dei quesiti referendari.
Ha vinto anche questa volta l’Italia del lavoro e della produzione contro chi propina ricette tese a redistribuire una ricchezza che non cresce ormai da molto tempo. L’esito dei referendum ci dice tante cose: si è votato di più al Centro-Nord che non al Sud, nelle città rispetto alle province. Un classico ad ogni elezione, ma che questa volta sembrerebbe in contraddizione con quanto appena scritto. Non lo è. I dati regionali ci dicono che in testa all’affluenza ci sono le regioni storicamente “rosse” come Emilia-Romagna e Toscana. Il Nord-Est della piccola e media impresa e nettamente di centro-destra nei consensi ha votato meno e sotto la media nazionale, con il Trentino-Alto-Adige fanalino di coda.
Comunque, nessuna regione si è anche solo avvicinata al quorum del 50% più un voto.
Bassa affluenza non per scarso senso civico
Perché gli italiani hanno preferito il mare al voto? Assenza di senso civico, come strombazzano in queste ore i media di sinistra? Premesso che c’è una fetta importante di elettori che stabilmente non vota per disinteresse e disillusione, quando l’affluenza scende sotto il 30% l’analisi non può che essere differente. L’Italia del lavoro ha risposto picche a chi crede che in un’economia caratterizzata dalla presenza di piccole imprese il datore debba essere costretto a tenere in azienda un dipendente sgradito. Anche prima del Jobs Act i licenziamenti illegittimi per le imprese sopra i 15 dipendenti raramente si risolvevano con il reintegro del giudice. Dunque, si è trattato di fumo negli occhi per coltivare un sentimento di nostalgia verso una norma di cui in pochi hanno sentito in questi anni la mancanza.
Immigrazione boomerang per referendari
E poi il quinto quesito è stato un boomerang. Mentre tutta Europa tenta una necessaria stretta sull’immigrazione dopo anni di politiche delle frontiere aperte, la sinistra italiana si è prodigata per accelerare i tempi per consentire agli stranieri di ottenere la cittadinanza italiana. Quali diritti sarebbero loro negati nella condizione attuale? Il voto alle politiche, vero obiettivo di PD e alleati. Ma l’Italia del lavoro si è fatta due conti: gli immigrati versano contributi all’INPS e imposte al fisco.
In cambio, però, ricevono (giustamente) servizi pubblici come sanità, scuola, sussidi, politiche abitative, nonché incidono per il 30% della popolazione carceraria, nonostante siano l’8,5% della popolazione residente. Per il momento, il loro apporto è senz’altro positivo per le pensioni, essendo pochissimi coloro che percepiscono l’assegno rispetto a chi lavora. Tuttavia, tirando le somme, si scopre che la somma di contributi e gettito al netto degli esborsi in loro favore sia mediamente negativa in Europa.
Il mantra per cui gli immigrati servano a pagarci le pensioni non si regge in piedi per un altro motivo spicciolo. Già oggi esistono in Italia 3-4 milioni di posti di lavoro in meno rispetto alla media europea. Servirebbe che più residenti fossero occupati. Invece, si pensa di importare lavoratori da fuori. Che forse il vero obiettivo sia di puntare sul basso costo della manodopera? Se così, davvero pensiamo di crescere a colpi di lavoro poco qualificato, anziché puntando sull’innovazione?
Italiano medio dileggiato
L’italiano medio è tartassato e lo si accusa di essere un evasore fiscale. Ha l’età pensionabile ufficiale più alta d’Europa e si parla ogni giorno di allungarla ulteriormente, anziché eliminare le scorciatoie in favore dei soliti noti. Riceve servizi pubblici sempre più carenti, tra cui quelli sanitari. Lo si sbeffeggia sostenendo che non abbia alcuna educazione finanziaria, mentre sono i bassi stipendi a rendere difficile l’adesione a forme di previdenza integrativa. Qual è stata l’offerta ai referendum? Il ritorno ai vecchi diritti e più cittadini stranieri con annessi ricongiungimenti familiari. In sintesi, più costi per i contribuenti.
Lavoro in Italia svilito da assistenzialismo sfrenato
La maggioranza degli italiani ha detto di no. Non ne vuole più sentire di mantenere una fetta della popolazione sempre più sussidiata, dalle bollette per la luce alla nascita dei figli, passando per assegni d’inclusione e mille altri bonus. Il lavoro in Italia è stato svilito, al punto che la politica ha cercato di raccattare consenso offrendo sempre di più a chi non ha voglia di fare e punendo e schernendo chi si alza la mattina e torna la sera. Il vero segnale politico, non inteso come partitico, è stato questo: stop all’assistenzialismo.
Prima dei diritti viene la cultura del fare. E’ finita l’era in cui le elezioni si vincevano promettendo denaro a chi sta sulla poltrona. La povertà non è una colpa, ma non può essere neanche un valore da coltivare se autoinflitta da una mentalità fatalista.
solita lettura un pochino faziosa (di quale fazione? provo a indovinare? :-)))))
in un Paese dove alle politiche va a votare il 50% scarso degli aventi diritto non si poteva pensare a qualcosa di più. Tutti quelli con cui parlavo dicevano che non sarebbero andati a votare e non avevano la più pallida idea di quali fossero gli argomenti del referendum, altro che lettura socio/politica di quello che è successo, altrimenti sarebbero andati, e per votare una valanga di “NO”… siamo un popolo alla deriva senza neanche più Santi e navigatori, solo schiavi moderni (franza o spagna…). L’unica speranza sono quei 15ml che hanno difeso l’istituto del referendum (non pochi per fortuna), QUALUNQUE cosa abbiano votato, altro che deriderli. Saluti