Pensioni quota 41: essere precoci basta? Ecco perché a volte l’INPS dice di no

Perché senza la giusta contribuzione effettiva la quota 41 e la sua pensione rischiano di diventare una specie di chimera.
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Perché senza la giusta contribuzione effettiva la quota 41 e la sua pensione rischiano di diventare una specie di chimera.
Foto © Licenze Creative Commons

Una misura importante nel sistema previdenziale italiano è la pensione Quota 41 per i lavoratori precoci. Si tratta di una soluzione che, per chi rientra nelle categorie previste, rappresenta una valida alternativa alle pensioni anticipate ordinarie, le quali non prevedono limiti anagrafici.

Anche la Quota 41 permette di andare in pensione indipendentemente dall’età anagrafica, ma solo se si completano i requisiti contributivi richiesti. Ed è proprio su questi requisiti che oggi dobbiamo soffermarci, perché sono spesso causa di rigetto della domanda di pensionamento da parte dell’INPS.

Ce lo dimostra il caso di un lettore, che ci ha scritto con un dubbio concreto.

“Salve, volevo raccontarvi cosa mi è successo per chiedervi un consiglio. Ho pattuito con il mio datore di lavoro il licenziamento per giugno 2024, pensando che concludendo la Naspi a ottobre 2025 avrei maturato 41 anni di contributi, come richiesto per la Quota 41 precoci (visto che ho più di un anno di versamenti prima dei 19 anni, come da normativa). Solo adesso mi rendo conto che nei 41 anni sono compresi anche i periodi di Naspi, Aspi e altre indennità di disoccupazione percepite negli anni. Non avevo considerato il requisito dei 35 anni effettivi. Come posso rimediare? Temo di aver fatto un errore irreparabile.”

Pensione Quota 41: essere “precoci” basta? Ecco perché l’INPS può dire di no

In effetti, il requisito dei 35 anni effettivi — cioè al netto dei contributi figurativi da malattia o disoccupazione — è spesso decisivo.

Per chi prova ad accedere alla Quota 41 come disoccupato, il rischio di errore è ancora più elevato. La pensione Quota 41 si ottiene solo se si soddisfano tutti i seguenti requisiti:

  • almeno 41 anni di contributi totali;
  • almeno 35 anni di contributi effettivi (escludendo quindi malattia, disoccupazione, cassa integrazione);
  • almeno 12 mesi di contributi versati prima del compimento dei 19 anni di età;
  • appartenenza a una delle categorie agevolate: disoccupati, caregiver, invalidi civili, addetti a lavori gravosi o usuranti.

Vediamo i dettagli:

  • I caregivers devono convivere con la persona da assistere da almeno sei mesi, nello stesso stabile (anche con interno diverso). Se non si tratta di coniuge o parente di primo grado, l’assistito può essere di secondo grado, a patto che non vi siano parenti più prossimi o che questi siano a loro volta disabili o molto anziani.
  • L’invalido da assistere deve avere una percentuale di invalidità non inferiore al 74%.
  • Il disoccupato deve aver terminato integralmente la NASpI da almeno tre mesi.
  • I lavoratori gravosi o usuranti devono aver svolto tali mansioni per almeno 6 degli ultimi 7 anni, oppure 7 degli ultimi 10 anni.

Ecco i requisiti da centrare: attenzione a non sbagliare

Nel caso del nostro lettore, se ci sono troppi anni di disoccupazione, è evidente che non potrà accedere alla Quota 41. Per lui diventa centrale il requisito dei 35 anni di contributi effettivi.

Essendo attualmente ancora in Naspi, sta continuando a maturare contributi figurativi, validi per il calcolo della pensione, ma non per il diritto alla stessa. Questo vincolo, è bene precisarlo, vale anche per la pensione anticipata ordinaria.

Infatti:

  • per gli uomini, servono 42 anni e 10 mesi di contributi;
  • per le donne, 41 anni e 10 mesi.

Occorre quindi verificare quanti anni di disoccupazione risultano nell’estratto conto contributivo e valutare l’età del lettore, perché se la sua intenzione fosse quella di accedere alla pensione ordinaria (42,10), lo stesso problema si riproporrebbe.

E se invece ci si avvicina alla pensione di vecchiaia?

Il discorso cambia per chi si avvicina ai 67 anni di età, anche se il lettore non lo specifica. In questo caso, basteranno 20 anni di contributi per accedere alla pensione di vecchiaia, senza limiti relativi alla qualità dei contributi (figurativi o meno).

In tale ipotesi, non corre alcun rischio: la pensione sarà comunque liquidata, e anche i periodi di disoccupazione figurativa contribuiranno al calcolo dell’importo.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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