Venerdì scorso, il quotidiano economico tedesco Handelsblatt ha riportato la notizia, secondo la quale i manager delle grandi società tedesche quotate al Dax di Francoforte sarebbero in colloquio con i vertici di Deutsche Bank, al fine di garantire alla prima banca tedesca le risorse necessarie per l’eventuale varo di un aumento di capitale. Poco prima, l’americano Bloomberg comunicava che alcune grandi banche di Wall Street avrebbero assicurato un sostegno complessivo in fase di ricapitalizzazione fino a 5 miliardi.

Al momento, Deutsche Bank vale poco più di 16,5 miliardi in borsa, anche se la scorsa settimana era arrivata intorno ai 13 miliardi.

Comunque sia, se l’aumento dovesse attestarsi sui 5 miliardi, come notano alcuni analisti, si tratterebbe di un importo considerevole, per quanto le ultime notizie allontanerebbero i timori di un flop. (Leggi anche: Allarme Deutsche Bank, Soros scatena la tempesta)

Evitati bail-in e aiuti di stato

Tuttavia, quanto riportato da Handelsblatt evidenzierebbe due dati. Il primo è che, contrariamente alle voci diffusesi nei giorni scorsi, l’accordo tra Deutsche Bank e il Dipartimento di Giustizia USA sulla maxi-multa da 14 miliardi di dollari richiesta da quest’ultimo potrebbe trovarsi su un importo non molto inferiore a tale somma, quando si era vociferata una possibile intesa sui 3-5 miliardi. Se così non fosse, non si capirebbe quale esigenza avrebbe la banca tedesca a chiedere aiuto alle grandi imprese di Germania, avendo già accantonato 5,6 miliardi per le cause legali in corso. (Leggi anche: Crisi Deutsche Bank, multa USA è ricatto contro UE)

La vera notizia, però, sembra a questo punto un’altra, ovvero che i tedeschi sarebbero riusciti ad evitare sia il temibile bail-in a carico degli investitori privati (azionisti e obbligazionisti subordinati, in primis), sia un imbarazzante salvataggio pubblico. Quest’ultimo non solo aprirebbe automaticamente le porte per operazioni simili nel resto d’Europa, a partire dall’Italia con MPS, ma finirebbe per essere il principale argomento in campagna elettorale, sul quale la cancelliera Angela Merkel verrebbe sfidata apertamente dagli euro-scettici dell’AfD, nati proprio su un’impostazione contraria ai bail-out, condivisa da due tedeschi su tre, secondo i sondaggi.

 

 

 

Piano Deutsche Bank solo di mercato?

Ma siamo sicuri che si tratti di un’operazione di mercato a tutti gli effetti? La stessa stampa tedesca scrive che il governo di Berlino sarebbe al corrente dei colloqui in corso tra i manager del Dax e la Deutsche Bank e che gradirebbe la cosa. Nulla di male fin qui. Domanda: e perché mai le grandi imprese tedesche dovrebbero accollarsi il peso di una maxi-ricapitalizzazione, quando la banca viene considerata dagli organismi internazionali la più grande minaccia finanziaria potenziale del pianeta? Alla base del loro interesse vi sono solo valutazioni economico-finanziarie di mercato?

Così come il governo Renzo ha spacciato quella del fondo Atlante come un’operazione di mercato, salvo orchestrarla con frequenti riunioni al Tesoro tra i vertici bancari, non è che Frau Merkel stia a sua volta mettendo in piedi un piano di salvataggio pubblico, ma schermato da una ricapitalizzazione privata, tranne scoprire in seguito che lo stato sosterrà in qualche modo le aziende, che avranno immesso capitali nella banca? (Leggi anche: Banche: arriva Atlante, ma non chiamatelo mercato)

Cosa avranno in cambio le aziende tedesche?

Se Berlino aiutasse domani coloro che aiutano oggi Deutsche Bank, sarebbe di fatto un salvataggio indiretto, ma che coinvolgerebbe ugualmente il denaro dei contribuenti tedeschi. La Germania farebbe il contrario di quanto va sostenendo da anni, prendendo in giro i suoi stessi concittadini, oltre che i partner stranieri. Il dubbio è più che lecito, sapendo che il governo tedesco dispone di un margine di oltre 30 miliardi nei suoi conti pubblici, contrariamente agli altri paesi dell’Eurozona.

Quest’anno chiuderà con un attivo di bilancio dell’1,2% del pil, cosa che consente alla cancelliera di potere, ad esempio, tagliare le tasse ad hoc per le aziende che spenderanno quattrini per tirare fuori dai pasticci Deutsche Bank.

Occhio, quindi, non tanto alle operazioni di facciata, che verosimilmente saranno attuate in maniera irreprensibile, bensì alla contropartita garantita dal governo tedesco ai “capitani coraggiosi di Germania”. Non vorremmo scoprire che Berlino taglierà le tasse “ad personas”, fingendo di andare incontro alle nostre richieste di minore austerità, ma ancora una volta trovando il modo di rispondere a un suo specifico interesse nazionale. (Leggi anche: Flessibilità contro austerità: alla fine taglieremo le tasse ai tedeschi)