In un’epoca in cui l’invecchiamento della popolazione rappresenta una delle sfide demografiche più complesse in Europa, l’Italia si distingue per l’elevata percentuale di anziani nel proprio tessuto sociale. Tuttavia, un dato apparentemente controintuitivo emerge da un’indagine approfondita condotta dall’ISTAT: nel nostro Paese, il numero di persone tra i 50 e i 74 anni che percepiscono una pensione risulta tra i più contenuti dell’intera Unione Europea. Questo fenomeno è ancora più accentuato se si considera il gruppo degli stranieri residenti.
Pensioni in Italia: disparità previdenziali tra italiani e stranieri
Il quadro tracciato dall’ISTAT sulle pensioni in Italia nel suo focus su “Pensione e partecipazione al mercato del lavoro” rivela una realtà articolata e, per certi versi, allarmante.
L’appartenenza nazionale si configura come una delle variabili più determinanti nel definire l’accesso alle prestazioni pensionistiche.
Nel segmento anagrafico compreso tra i 65 e i 74 anni, una larga fetta di cittadini stranieri residenti in Italia – il 59,6% – risulta priva di qualsiasi tipo di pensione. Il dato appare ancor più rilevante se confrontato con quello dei cittadini italiani nella stessa fascia d’età, dove solo il 21,4% non riceve alcun trattamento pensionistico. Questo divario non può essere ignorato e impone una riflessione strutturale sul sistema di welfare italiano e sulla sua capacità di includere adeguatamente le componenti migratorie.
Occupazione e inattività: due facce della stessa medaglia
Un ulteriore elemento di distinzione tra italiani e stranieri emerge analizzando lo stato occupazionale. Tra i cittadini stranieri che non percepiscono una pensione, circa il 27% continua a lavorare attivamente. Al contrario, soltanto il 5% degli italiani in condizioni analoghe risulta ancora occupato.
Questo squilibrio si spiega, in parte, con la necessità economica: molti lavoratori stranieri non hanno maturato i requisiti contributivi necessari per accedere alla pensione e si vedono costretti a prolungare la vita lavorativa ben oltre l’età convenzionale di uscita dal mercato.
Ancora più drammatica è la condizione di quel 32,6% di stranieri che, pur non ricevendo alcun trattamento previdenziale, non risulta nemmeno occupato. Si tratta di una fascia di popolazione in condizione di vulnerabilità economica e sociale estrema, esclusa tanto dal mondo del lavoro quanto dalle reti di protezione garantite dallo Stato.
Pensione stranieri e italiani: le cause strutturali del divario
Le motivazioni alla base di questo divario tra italiani e stranieri nell’accesso alla pensione sono molteplici e radicate. Da un lato, incide la storia contributiva frammentata dei lavoratori stranieri, spesso caratterizzata da carriere discontinue, impieghi irregolari o mal retribuiti. Dall’altro lato, entrano in gioco barriere linguistiche, burocratiche e culturali che rendono più difficile per molti migranti accedere alle informazioni sui propri diritti previdenziali e avviare le pratiche necessarie per la pensione.
A ciò si aggiunge la complessità normativa che riguarda i cittadini extracomunitari: le convenzioni bilaterali in materia di sicurezza sociale non coprono tutti i Paesi di origine, e l’assenza di accordi può impedire il riconoscimento dei periodi lavorativi svolti all’estero, rendendo ancora più difficile il raggiungimento dei requisiti pensionistici.
La questione della sostenibilità sociale
La problematica legata alla “pensione stranieri” non è soltanto una questione individuale o di giustizia sociale, ma ha implicazioni profonde anche sul piano macroeconomico e della coesione sociale. Una quota crescente di popolazione in età avanzata priva di fonti di reddito autonome rischia di pesare ulteriormente sui servizi sociali, già sotto pressione in molte aree del Paese.
L’inclusione previdenziale dei migranti non deve quindi essere vista come una concessione, ma come un investimento strategico per la sostenibilità dell’intero sistema di welfare. I lavoratori stranieri, infatti, hanno storicamente contribuito – e continuano a contribuire – in maniera significativa alle casse dell’INPS. Garantire loro un equo accesso alla pensione significa restituire dignità a questo contributo e rafforzare l’equilibrio del sistema.
Riassumendo
- In Italia pochi over 50 ricevono una pensione, soprattutto tra gli stranieri.
- Quasi il 60% degli stranieri over 65 non percepisce alcuna pensione.
- Molti stranieri lavorano oltre l’età pensionabile per mancanza di requisiti contributivi.
- Oltre il 30% non lavora né riceve trattamento previdenziale.
- Cause principali: carriere discontinue, ostacoli burocratici e assenza di accordi internazionali.
Salve sono Romena ho la citadinanza italiană prendo la pensione ,sono transferita în România con 16 anni di contributi prendo 246 euro .Invece un altra Romena stă în România e prendi îl asegnio sociale (perche ha la filiala che li fa tutti passi per 730 e posibile questo posso dare nome grazie per la risposta