Pensioni in Italia: laurea o licenza media? Ecco come incide l’istruzione

Le pensioni in Italia raccontano una realtà complessa, segnata da disuguaglianze profonde legate a genere, istruzione e territorio
1 mese fa
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Per le donne, i giovani e i lavori usuranti, ecco le soluzioni con le pensioni a 58 anni per le prime, e a 62 anni per gli altri.
Foto © Investireoggi

L’Italia, pur essendo tra i Paesi europei con la popolazione più anziana, mostra un dato inaspettato: la quota di cittadini tra i 50 e i 74 anni che percepiscono una pensione è sorprendentemente inferiore rispetto alla media europea.

Questo fenomeno, messo in luce da un recente approfondimento dell’ISTAT dedicato alla relazione tra pensione e partecipazione al mercato del lavoro, rivela importanti squilibri nel sistema previdenziale italiano. Il quadro che ne emerge è quello di un modello fortemente influenzato da disparità strutturali legate al genere, al livello di istruzione e all’area geografica di residenza.

Pensioni in Italia: il paradosso dell’inattività senza sostegno

A prescindere da pensione anticipata, pensione vecchiaia, Quota 103, ecc.

, secondo i dati ISTAT, il 43,4% delle persone tra i 50 e i 74 anni in Italia è ancora attivo professionalmente e non riceve alcun trattamento pensionistico, una quota in linea con il resto dell’Unione Europea. Tuttavia, a preoccupare maggiormente è quel 24,4% di individui che non lavorano e non percepiscono una pensione. Questo gruppo, che supera i cinque milioni di persone, rappresenta una delle fasce più vulnerabili della popolazione. In gran parte si tratta di donne (75,7%), spesso con un basso livello di istruzione e residenti nel Mezzogiorno. Una porzione significativa di queste persone non ha mai svolto attività lavorativa, con picchi che raggiungono il 47% nel Sud Italia e addirittura il 55% tra coloro che possiedono solo la licenza elementare.

Questa situazione evidenzia un rischio elevato di esclusione economica. La mancanza di redditi da lavoro o da pensione rende queste persone fortemente dipendenti dal supporto familiare o da forme di assistenza sociale, in un contesto in cui le reti di protezione pubbliche spesso non risultano sufficienti.

La partecipazione al lavoro come determinante pensionistico

Le pensioni in Italia riflettono anche profonde disuguaglianze nella partecipazione al mondo del lavoro, in particolare tra uomini e donne. Le lavoratrici italiane tra i 50 e i 74 anni che percepiscono una pensione costituiscono solo il 28% del totale, ben al di sotto della media europea del 40,7%. Al contrario, tra gli uomini la percentuale raggiunge il 36,5%, avvicinandosi al valore UE del 40,4%.

Anche tra gli over 65 le disparità di genere restano marcate. Il 68,3% delle donne in questa fascia d’età riceve un trattamento pensionistico, contro l’87,7% degli uomini. Inversamente, il 26,8% delle donne over 65 è privo sia di un lavoro che di una pensione, una quota quasi cinque volte superiore rispetto a quella degli uomini (5,7%).

Questi dati evidenziano come il sistema pensionistico italiano sia ancora influenzato da un modello lavorativo storicamente sbilanciato, in cui la partecipazione femminile al lavoro è stata più bassa e più discontinua, con evidenti ripercussioni sull’accesso alle prestazioni previdenziali.

L’istruzione come leva per la sicurezza previdenziale

Un ulteriore elemento di forte disuguaglianza è rappresentato dal livello di istruzione, che si conferma un fattore chiave nel determinare l’accesso alla pensione. Tra le persone tra i 65 e i 74 anni, solo il 4,8% dei laureati risulta privo sia di impiego che di trattamento pensionistico. Al contrario, la quota sale oltre il 25% tra coloro che possiedono al massimo un titolo di studio pari alla licenza media inferiore.

Questa correlazione tra capitale umano e sicurezza economica si evidenzia anche nella fascia di età 50-64 anni, dove il 63,5% delle persone risulta ancora occupato. Tuttavia, tra i laureati la quota di coloro che non lavorano né ricevono una pensione è solo del 9,6%, mentre tra chi ha un basso livello di istruzione questa percentuale raggiunge il 62,5%.

Da questi dati si può dedurre che un maggiore livello di scolarizzazione offre più opportunità di permanenza nel mercato del lavoro e, al tempo stesso, maggiori probabilità di accesso a trattamenti previdenziali, anche anticipati o cumulativi.

Pensioni in Italia: un sistema previdenziale che amplifica le disuguaglianze

Il sistema delle pensioni in Italia si configura quindi come uno specchio delle diseguaglianze presenti nel mondo del lavoro. L’accesso alla pensione è fortemente condizionato da fattori pregressi, come la partecipazione lavorativa, il tipo di contratto, la continuità lavorativa, nonché da variabili sociali come il sesso, l’istruzione e il territorio.

A fronte di una popolazione che invecchia, il fatto che una porzione così rilevante di cittadini non riceva alcun reddito da pensione e nemmeno da lavoro rappresenta una sfida complessa per la sostenibilità sociale ed economica del Paese. Il rischio è quello di una crescita silenziosa della povertà tra le fasce più deboli e meno istruite della popolazione, in particolare tra le donne del Mezzogiorno.

Verso un ripensamento delle politiche previdenziali

Le analisi ISTAT suggeriscono la necessità di un ripensamento complessivo delle politiche previdenziali italiane. È fondamentale intervenire non solo sulla riforma dei requisiti pensionistici, ma anche e soprattutto sulle condizioni di accesso al mercato del lavoro, promuovendo l’inclusione lavorativa delle donne, dei giovani e dei soggetti meno istruiti.

Servono interventi mirati di formazione continua, incentivazione all’occupazione femminile e misure di sostegno al lavoro stabile e regolare. Solo in questo modo sarà possibile ridurre le diseguaglianze di accesso alle pensioni e garantire una vecchiaia dignitosa per tutti, indipendentemente dal background personale o professionale.

Riassumendo

  • L’Italia ha pochi pensionati tra 50-74 anni nonostante l’elevata età media.
  • Oltre 5 milioni senza lavoro né pensione, soprattutto donne del Sud.
  • Gravi disuguaglianze di genere nell’accesso alle pensioni.
  • Istruzione più alta garantisce maggiore sicurezza previdenziale.
  • Il sistema pensionistico riflette e amplifica le disuguaglianze sociali.
  • Serve una riforma per rendere il sistema più equo e inclusivo.

Pasquale Pirone

Dottore Commercialista abilitato approda nel 2020 nella redazione di InvestireOggi.it, per la sezione Fisco. E’ giornalista iscritto all’ODG della Campania.
In qualità di redattore coltiva, grazie allo studio e al continuo aggiornamento, la sua passione per la materia fiscale e la scrittura facendone la sua principale attività lavorativa.
Dottore Commercialista abilitato e Consulente per privati e aziende in campo fiscale, ha curato per anni approfondimenti e articoli sulle tematiche fiscali per riviste specializzate del settore.

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