In attesa del board della BCE del prossimo giovedì 20 ottobre, l’attenzione dei mercati e degli analisti è tutta concentrata sui segnali che il governatore Mario Draghi invierà sul “quantitative easing”, dopo che l’istituto ha fatto trapelare nelle scorse settimane l’intenzione di accingersi a ritirare gradualmente gli stimoli monetari sin dai prossimi mesi, evento che prende in gergo il nome di “tapering”. Quando avverrà tutto ciò? (Leggi anche: Quantitative easing, “tapering” BCE in vista)

Prima di frenare, la BCE dovrebbe accelerare.

Questa è la sensazione comune tra gli analisti, confermata anche da un sondaggio realizzato nei giorni scorsi da Bloomberg su 50 intervistati. Se per il board di questa settimana non sono attese novità, per dicembre, ultima riunione dell’anno di Francoforte, il 90% ritiene che vi saranno stimoli aggiuntivi e i tre quarti sposa l’ipotesi di un cambiamento nelle regole con le quali il “quantitative easing” viene attuato.

Quali contromisure dalla BCE?

Poiché i tassi sui depositi overnight sono già abbastanza negativi (-0,4%) e a detrimento dei margini delle banche dell’Eurozona, è molto improbabile che la BCE voglia calcare la mano con ulteriori tagli, finendo per accrescere la già alta pressione sul mercato del credito. E, però, senza tassi overnight più bassi, potenziare gli stimoli significherebbe aumentare la domanda di titoli e assistere a un calo dell’offerta di bond disponibili sul mercato secondario, cosa che metterebbe a rischio la sostenibilità del programma. (Leggi anche: Nowotny, BCE: tassi negativi anomali, occhio al tapering)

Da qui, la ricerca di soluzioni alternative. Per i tre quarti degli intervistati è l’innalzamento del limite massimo di titoli acquistabili per ciascuna emissione. Già portato dal 25% al 33%, potrebbe salire al 50%. Ciò consentirebbe a Draghi di acquistare più titoli sulla medesima scadenza.

 

 

 

Via il rendimento minimo?

Al secondo posto e per i due terzi degli intervistati ci sarebbe la rimozione del rendimento minimo, al quale la BCE può acquistare i bond.

la misura si tradurrebbe in una perdita a carico dei bilanci delle banche centrali nazionali autorizzate agli acquisti, ma potrebbe essere limitata a un ammontare massimo prefissato di bond, al fine di aggirare l’ostacolo della carenza di titoli, ma finendo con ogni probabilità di spingere ancora più in basso i bond con scadenze medio-brevi.

Infine, un quarto degli analisti si aspetta la modifica alla “capital key”, la regola che lega l’ammontare degli acquisti alle dimensioni delle economie nazionali. La BCE potrebbe derogarvi, legando gli acquisti nei prossimi mesi alle dimensioni dei debiti sovrani nazionali negoziati sui mercati. La Bundesbank è fortemente contraria e dati gli effetti controproducenti di una simile misura, che verrebbe percepita come un aiuto sostanzialmente all’Italia, non ci sentiamo di affermare che ciò avverrà. (Leggi anche: BCE vuole modificare il QE, Bundesbank infuriata)

Tapering per il quantitative easing nel 2017?

Quali provvedimenti adotterà, invece, Francoforte per potenziare gli stimoli? La quasi totalità pensa che il QE sarà esteso oltre il marzo del 2017. L’ipotesi più accreditata è che arrivi al settembre dell’anno prossimo. A lunga distanza, al secondo posto, troviamo meno del 20% a rispondere che potrebbero essere rinvigoriti i prestiti alle banche a lunga scadenza, mentre perde quota l’ipotesi di un aumento degli acquisti mensili, già a 80 miliardi. Quasi irrilevanti le altre risposte.

Infine, concentriamoci sulla vera domanda di queste settimane: quando ci sarà il “tapering”? Il grosso degli analisti non ha dubbi che avverrà nel 2017. Oltre un quinto pensa già nel secondo trimestre, mentre un quarto lo colloca nel terzo trimestre e il 30% nel quarto. Se avessero ragione i primi, ci troveremmo dinnanzi a uno scenario, per cui a dicembre la BCE annuncia che il QE sarà prorogato di tot mesi, ma a ritmi inferiori rispetto agli 80 miliardi mensili, magari a 10 miliardi in meno ogni mese.

Il mercato lo interpreterebbe non come un potenziamento degli stimoli, bensì una ritirata dalla politica ultra-espansiva di questi anni, per cui ci sentiamo di escludere che Draghi vorrà inviare un simile messaggio. (Leggi anche: Quantitative easing, perché la BCE parla di tapering)

 

 

 

Incognita inflazione

Gli stessi intervistati da Bloomberg, oltre tutto, sostengono che prima che la BCE segnali l’avvio del “tapering”, vorrà verificare tre mesi consecutivi di inflazione sopra l’1,5%. Se avessero ragione, potremmo dover attendere davvero parecchi mesi, prima che si verifichi una simile ipotesi, a meno che il petrolio non dia una mano e che il cambio euro-dollaro non giochi qualche tiro mancino. (Leggi anche: Banche centrali alzeranno target d’inflazione)