In Italia, comprare casa non sarebbe oggi un affare proibitivo. A dirlo sono i dati del Gruppo Tecnocasa, pubblicati l’altro ieri e che stando ai quali, servirebbero 6,2 annualità di stipendio per acquistare un immobile di 85 metri quadrati. L’indagine si riferisce al 2016 e rileva un deciso calo rispetto a 10 anni prima, quando per acquistare lo stesso immobile servivano ben 10,2 annualità di stipendio. I dati prendono in considerazione i prezzi medi per metro quadrato nelle città italiane più grandi e le retribuzioni annue degli italiani, escluse quelle dei dirigenti, al netto dei contributi previdenziali e delle imposte.

Con la crisi, quindi, il mercato immobiliare è diventato più accessibile, almeno per chi un lavoro ce l’ha e magari ha anche la possibilità di ottenere un mutuo in banca. In quest’ultimo caso, oltre a dovere sborsare un importo del 40% più basso di quello del 2006, in rapporto al proprio reddito, si troverà a pagare interessi ancora ai minimi storici o poco al di sopra di tali livelli. (Leggi anche: Comprare casa, quanti stipendi ci vogliono?)

Roma la città con case più care

Tra le grandi città, comprare casa sarebbe relativamente più economico a Palermo e a Genova, dove di stipendi ne servirebbero rispettivamente per 3,9 e 4,2 annualità, mentre a Roma si raggiunge il picco di 10,1, seguito dal 9 di Milano. Ma rispetto a 10 anni prima, sono Napoli e Bologna a registrare le variazioni maggiori, entrambe le città a segnare -5,2 annualità di stipendi necessari per acquistare un immobile-tipo. Anche Milano con -4,7 vede un netto calo del numero di stipendi annuali necessari, così come a Roma si registra un -4,1, in perfetta linea con il dato nazionale.

Il rischio di bolla immobiliare, a dire il vero, non è mai stato concreto in Italia, dove la crescita dei prezzi, anche prima della crisi, è stata inferiore a quella avvenuta dalla metà degli anni Novanta nelle altre principali economie europee.

Stando ai dati Eurostat, ad esempio, rispetto all’inizio del Millennio, un immobile sarebbe cresciuto mediamente di prezzo nel nostro paese di appena il 3,6%, anche se rispetto all’apice toccato nel 2007, registriamo un crollo del 22,5%. (Leggi anche: Comprare casa in Italia oggi costa 4 anni in meno del 2010)

La situazione in Europa

A titolo di confronto, nel Regno Unito un immobile costava a fine 2016 oltre l’86% in più rispetto al 2000 e solo meno del 4% rispetto all’apice del 2008. A Londra, poi, attualmente si viaggia su livelli quasi insostenibili, occorrendo più di 14 stipendi annuali per acquistare un immobile secondo l’Affordability Index, nuovo record, sebbene con le incertezze relative alla Brexit e anche per effetto di una tassazione punitiva per i grandi immobili, la dinamica è stata meno marcata nel 2016 rispetto al resto del paese per la prima volta dal 2008. (Leggi anche: Bolla immobiliare a Londra si sgonfia)

In Germania, rispetto all’anno 2000, nonostante il boom inconsueto degli ultimi anni (+6,5% dal 2010), i prezzi risulterebbero cresciuti mediamente di meno del 3% alla fine dello scorso anno. Diverso il discorso in Spagna, dove una casa sarebbe oggi più costosa del 24% rispetto al 2000, ma in calo di oltre il 36% dal 2007, quando esplose la potente bolla immobiliare, che ha travolto l’economia del paese. In Francia, il segno più è di ben il 71% in 16 anni, ma resta negativo del 6% al confronto con i livelli raggiunti nel 2007. (Leggi anche: Bolla immobiliare, Germania tra paesi a rischio)

Italia e Germania, quindi, risultano tra le grandi, le economie con prezzi immobiliari più stabili dall’inizio del nuovo Millennio, ma con la differenza che le case tedesche stanno rincarando sin dal 2010, mentre quelle italiane continuano a diminuire di prezzo. Ecco il perché dei dati Tecnocasa: a fronte di stipendi stabili o solo leggermente in crescita negli ultimissimi tempi, il crollo dei valori immobiliari sta rendendo più alla portata l’acquisto di casa rispetto a un decennio fa.

E forse il mercato non ha nemmeno ancora toccato il fondo.