A Cuba navigare su internet è diventata roba da ricchi ed entro la fine dell’anno sparirà il rum

A Cuba anche internet sarà un servizio per pochi fortunati in possesso di dollari. E la crisi del rum rischia di esplodere a fine anno.
1 settimana fa
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A Cuba internet roba da ricchi
A Cuba internet roba da ricchi © Licenza Creative Commons

All’inizio mancava il carburante per fare benzina, poi è andata via la luce dalle case tutti i giorni e per gran parte delle giornate, dopodiché a Cuba persino navigare su internet è diventata roba da ricchi. Questo scriveranno probabilmente in futuro coloro che saranno chiamati a raccontare la grave crisi che attanaglia l’isola caraibica. Dopo tante privazioni, forse il regime non immaginava che l’annuncio della settimana scorsa avrebbe scatenato le ire della popolazione come raramente accade da queste parti. La compagnia telefonica statale ETECSA ha reso noto che d’ora in avanti le connessioni potranno essere pagate in valuta locale solamente fino a 360 pesos o CUP al mese.

Per valori superiori bisognerà pagare in dollari.

Cambio al mercato nero contro il dollaro USA
Cambio al mercato nero contro il dollaro USA © Licenza Creative Commons

Nuovi prezzi per internet a Cuba proibitivi

Peccato che i 360 pesos, corrispondenti ad appena 90 centesimi di euro al cambio sul mercato nero, bastino solamente per acquistare 6 Giga. Ma a Cuba si naviga in media per 10 Giga al mese su internet. Coloro che vorranno continuare a farlo come oggi, potranno aderire ai piani offerti per i Giga “extra”: 4 GB per 10 dollari, 8 GB + 75 minuti di chiamate + 80 SMS per 20 dollari o 16 GB per 35 dollari. Tutto bello, se non fosse che sull’isola il salario minimo per 44 ore di lavoro a settimana è fissato in 2.100 pesos al mese, che corrispondono ad appena 5,30 euro.

Praticamente, se vuoi 4 GB extra, devi spendere il doppio del salario minimo. Ecco perché è esplosa la protesta. Gli studenti hanno fatto presente al regime castrista che non potranno continuare a studiare a queste condizioni.

Temendo manifestazioni di piazza come nell’estate del 2021, la risposta è stata una parziale riduzione dei prezzi per coloro che frequentano la scuola. I prezzi, però, restano proibitivi. Di fatto, solo coloro che hanno parenti emigranti all’estero, potranno con ogni probabilità continuare a navigare su internet a Cuba.

Estorsione agli emigranti

Ed è proprio questo l’obiettivo del governo. Come nasce questa vicenda? Sull’isola c’è penuria di dollari, un fatto che impedisce o limita fortemente le importazioni di prodotti. La carenza di beni genera inflazione, che ad aprile era ancora del 18,6%. Gli analisti indipendenti ritengono le stime ufficiali poco attendibili, va detto. Quale miglior modo di fare entrare dollari, spillandoli a coloro che li hanno? Attraverso le rimesse degli emigranti, il regime punta a farsi spedire più valuta estera possibile. Sa che questi farebbero di tutto per comunicare con i parenti rimasti sull’isola, come già fanno da anni.

Inflazione a Cuba
Inflazione a Cuba © Licenza Creative Commons

Di fatto, si tratta di una vera e propria estorsione di stato. Non si capisce altrimenti perché una nazione sovrana debba imporre pagamenti in valuta estera, a maggior ragione emessa da uno stato formalmente nemico. Un comunismo a convenienza, che rischia di aumentare il gap tra chi che ha accesso ai dollari e chi no.

A Cuba si naviga su internet essenzialmente grazie al cellulare. Ve ne sono 7,3 milioni in tutto. La loro diffusione è esplosa dopo la liberalizzazione decisa nel 2018.

Rum a rischio entro fine anno

Internet in una Cuba alle prese con problemi più elementari può apparire quasi un capriccio. Non lo è. La gente passa il tempo nelle lunghe ore del giorno in cui rimane senza luce. Come detto, lo usa anche per comunicare con i parenti all’estero, per avere notizie non faziose sulla situazione dell’isola, insomma per informarsi senza dipendere totalmente dalla stampa di regime. Ora rischia di restare esclusa da tutto questo. E che la crisi si stia aggravando, lo confermerebbe anche un’intervista realizzata dal quotidiano britannico The Guardian ad un dirigente d’impresa attivo nella produzione di rum. Questi ha voluto rimanere anonimo, vista la sensibilità del tema. Ha dichiarato che entro l’anno Cuba rischia di rimanerne a corto.

Produzione di zucchero crollata

La bevanda alcolica è al contempo tradizione e fonte di guadagno per l’economia isolana. Una delle poche esportazioni rimaste starebbe per scomparire per la carenza di zucchero. Il raccolto quest’anno è atteso a livelli ancora inferiori allo scorso anno. Pensate che la provincia di Granma ha prodotto solo 5.262 tonnellate rispetto alle 19.000 programmate, appena il 26%. Durante la stagione 2023/2024 il raccolto sull’intera isola fu di 160.000 tonnellate, meno della metà delle 350.000 del 2022. Negli anni Ottanta arrivò a 8,5 milioni di tonnellate.

Cosa sta succedendo? Non c’è sufficiente carburante per le coltivazioni e l’industria è colpita ogni giorno dai blackout. Gli stessi impianti di lavorazione dello zucchero ancora operativi sono appena 13 sui 56 esistenti. In più, i lavoratori non vengono più pagati regolarmente e questo deprime la produzione. Fatto sta che le importazioni sono difficili per assenza di dollari e il rum non lo si può importare, essendo vietato. Sono quattro le società straniere a cui è stato concesso il permesso di produrlo nei vari decenni: Diageo, Island Rum Company, Pernod Ricard e LVHM con i rispettivi brand Ron Santiago, Black Tears, Havana Club ed Eminente.

Internet a Cuba spia di profonda crisi

La dollarizzazione dell’economia avanza ogni giorno di più, facendo la differenza tra chi può comprare un paniere di beni e servizi ampio e chi deve dipendere dalle produzioni perlopiù sussidiate e insufficienti a soddisfare la domanda. Il turismo è stato una principale fonte di dollari negli anni, ma non si è ripreso del tutto dopo il Covid e i numeri di questi mesi appaiono negativi. Le rimesse degli emigranti sono rimaste l’unica vera fonte stabile per l’afflusso di valuta estera. E il “ricatto” su internet a Cuba è la spia di quanto sia profondo il malessere di un’economia, che in barba alla caduta del comunismo quasi ovunque nel mondo continua ad andare avanti secondo le logiche di una pianificazione governativa scriteriata e insostenibile.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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