Il risiko bancario tiene banco sulle prime pagine dei giornali da diversi mesi con sorprese ormai quasi settimanali. E ieri ha detto finalmente la sua Carlo Messina, CEO di Intesa Sanpaolo, prima banca italiana. Lo ha fatto intervenendo al Consiglio Nazionale di FABI, principale sindacato del settore. Il manager ha chiarito per l’ennesima volta che il suo istituto non può ipotizzare operazioni di M&A, cioè di aggregazione sul territorio nazionale, in quanto per le sue dimensioni andrebbe incontro ai divieti dell’Antitrust. E ha altresì fatto presente che tali operazioni presuppongano sempre la creazione di valore per gli azionisti.
Messina a Orcel: “Fermati”
Ma la parte più gustosa del suo intervento è arrivata quando ha lanciato un appello al collega Andrea Orcel, a capo di Unicredit: “Fermati”. Messina ha spiegato che se l’intenzione di Piazza Gae Aulenti fosse di scalare Generali, le chiederebbe di fermarsi. A meno che, ha continuato, non rinunci a qualche operazione in corso. Per capire fino in fondo il suo pensiero, però, dobbiamo fare riferimento ad altre parole proferite sempre da Messina nel corso del suo intervento e in difesa del “golden power”. Uno strumento, ha chiarito, che esiste da anni e che andava semmai utilizzato prima.
Risparmio asset strategico
Egli ha fatto presente che il risparmio sia un asset strategico nazionale e sarebbe ingenuo immaginare di poterlo portare all’estero come nulla fosse. Un riferimento neanche troppo velato alla vicenda Generali-Natixis. La compagnia di Trieste ha dato vita a una joint venture insieme alla società di gestione del risparmio francese per gestire congiuntamente circa 1.900 miliardi di euro, di cui 650 miliardi portati in dotazione proprio dall’Italia.
Pur negando che prenderanno la via dell’estero, il CEO Philippe Donnet non ha placato i timori del governo.
E Messina dice la sua sul punto, quando chiarisce che Intesa Sanpaolo detiene 1.400 miliardi di risparmi e non pensa certo di avere la libertà di investirli dove vuole. Plaude, poi, alla gestione “eccellente” del debito pubblico italiano e alle prospettive dell’Italia in questo momento. Si oppone, però, all’uso di risorse per il riarmo. Allo stesso evento ha parlato anche Giuseppe Castagna, CEO di Banco BPM, che è oggetto di scalata proprio da parte di Unicredit. Orcel ha chiesto e ottenuto dalla Consob la sospensione dell’Offerta Pubblica di Scambio per avere il tempo di negoziare con il governo le condizioni poste attraverso il golden power.
Polemica sui prestiti a imprese italiane
Ebbene, Castagna si aspetta che l’offerta finale ci sarà, altrimenti “siamo stati presi in giro per 6 mesi”. Ma si toglie un macigno dalla scarpa quando corrobora il pensiero di Messina e nota che Banco BPM presta denaro per il 100% alle imprese italiane, mentre Unicredit solo per il 35%. E la sua percentuale è persino in calo, aggiunge. Insomma, Orcel compare sul banco degli imputati. Sembra un’esagerazione metterla in questi termini, ma ieri alla FABI l’aria è stata un po’ questa.
E Messina ha tirato le orecchie ancora una volta al suo collega, sostenendo che l’Italia non abbia offerto un’immagine “elegante” nella gestione di questa fase di risiko bancario.
Messina anticipa mossa di Unicredit su Generali?
A cosa si riferiva? Con ogni probabilità allo spettacolo di queste settimane, che vede Unicredit prima dare avvio all’OPS su Banco BPM, poi chiederne la sospensione e contestualmente annunciare ricorso al TAR del Lazio contro il decreto del governo sul golden power. Messina e Orcel dimostrano di appartenere a due categorie comportamentali assai diverse. Riflettono profili altrettanto diversi: banchiere tradizionale legato al territorio il primo, più finanziere globale il secondo. Di certo c’è che tra Banco BPM e Commerzbank Unicredit si è infilata in un cul de sac. E forse sarà costretta a ripiegare proprio su Generali per portare a casa almeno un’operazione. Il rivale di Intesa sembra aver anticipato la prossima mossa di un risiko infinito.
In mattinata, la replica di Orcel: se il Tar non modifica le condizioni del governo poste per decreto, l’OPS su Banco BPM non potrà andare avanti. E pur dicendosi d’accordo con le finalità del golden power, giudica “un’occasione persa per l’Italia” quella che si starebbe prospettando all’orizzonte. Infine, il CEO di Unicredit esclude un’operazione su Generali.