Una volta il TFR, oppure il TFS, acronimi rispettivamente di Trattamento di Fine Rapporto e Trattamento di Fine Servizio erano strumenti di accumulo di denaro, una sorta di salvadanaio a cui il dipendente aveva diritto, salvo richieste di anticipo precedenti, nel momento in cui interrompeva il rapporto di lavoro. Una mensilità circa di stipendio all’anno, questo ciò che più o meno un dipendente destina a quello strumento che molti chiamano buonuscita. Chi ha avuto la fortuna di lavorare sempre presso la stessa azienda così, al termine della carriera, quando va in pensione, riceve pure il TFR maturato. Soldi che sempre in passato sono serviti ai pensionati per comprare casa al figlio, per donazioni ai figli e regali o per comprare la casa al mare per esempio.
Oggi invece, per le questioni inerenti la previdenza sociale e le pensioni, ecco che inizia a trapelare l’iniziativa di utilizzare il TFR per andare in pensione prima. Questo quanto è emerso da un evento di Affari&Finanza dedicato alla previdenza a cui hanno partecipato anche il Presidente del’INPS Gabriele Fava e il Sottosegretario Claudio Durigon.
Usare il TFR per andare in pensione prima? Ecco come funziona la nuova via
La quota TFR che un datore di lavoro leva dallo stipendio del dipendente, viene poi girato dallo stesso datore di lavoro all’INPS. Salvo che nei casi in cui il dipendente sceglie di destinare da solo il suo TFR ad un fondo pensione integrativo, la via è sempre la stessa.
Il dipendente lascia al TFR una parte di stipendio ogni mese e questo accantonamento viene versato dall’azienda all’INPS.
Soldi che restano nelle casse dell’INPS quindi. E allora perché non usarli per altro? Magari perché non usarli per potenziare le pensioni future o per anticipare la pensione dei contribuenti.
Pensioni, TFR e fondi integrativi
Il TFR e le pensioni sono spesso un connubio utilizzato da legislatori e intellettuali. Perché per esempio, per dare manforte alla previdenza integrativa ancora oggi poco utilizzata dai contribuenti, sono stati introdotti strumenti che prevedono la destinazione di una parte del TFR alla previdenza integrativa. Con una formula ormai nota del silenzio assenso.
Significa che la destinazione di una parte del TFR al fondo pensione integrativo che è una facoltà di un contribuente, diventa automaticamente imposta se lo stesso contribuente entro 6 mesi dall’assunzione, non opera la scelta se aderire o meno a questa condizione. In pratica, il contribuente deve scegliere se destinare una parte del TFR alla previdenza complementare o no, ma dando risposta altrimenti l’operazione andrà in porto comunque. Questo è il silenzio assenso.
Le pensioni anticipate contributive, il loro importo minimo e la proposta di Durigon di usare il TFR
Rafforzare le pensioni future usando quello che a tutti gli effetti è un tesoretto conservato dall’INPS, questo ciò che Claudio Durigon ha proposto. Secondo Durigon, i soldi del TFR che sono in cassa all’INPS possono essere usati per produrre rendite che consentano alle persone di uscire prima dal lavoro.
Il ragionamento di Durigon si rivolge però sostanzialmente solo alle pensioni anticipate contributive. Pensioni che prevedono l’onere di arrivare ad un importo pari a 3 volte l’assegno sociale per uscire a 64 anni dal lavoro. E quindi con 3 anni di anticipo rispetto alle pensioni di vecchiaia ordinarie. In pratica si pensa di usare il TFR come una sorta di rendita. Cioè trasformare tutto il TFR in una quota di pensione da aggiungere a quella maturata. Il tutto in modo tale da facilitare il raggiungimento di una pensione pari a 3 volte l’assegno sociale. Un vero fardello questo visto che oggi significa una pensione di almeno 1.616 euro al mese (assegno sociale pari a 534,41 euro).
Anziché aspettare perché non usare la buonuscita per andare in pensione prima?
Ma un contribuente che ha una certa età ed ha una carriera contributiva che non permette di andare ancora in pensione, potrebbe usare il TFR per andare in pensione prima? Il ragionamento che facciamo noi è un altro quindi. Cioè, partendo dalle proposte di usare il TFR come fattore per raggiungere una pensione più alta, si potrebbe fare altro. Magari si potrebbe usare il TFR come una sorta di rendita.
Che permette a chi magari è arrivato a 63 anni, di lasciare il lavoro anche se non ha i requisiti per nessuna misura previdenziale. Una sorta di accompagnamento alla pensione quindi. Con un meccanismo che va prima di tutto studiato e poi messo in pratica. Una semplice idea che potrebbe però risolvere un annoso problema. Che è quello delle pensioni che si allontanano sempre di più dai cittadini.
Praticamente la RITA prevista dai fondi pensione, utilizzando il TFR.
Non sono affatto d’accordo sono soldi che ho versato.. E in più il datore versa i contributi per me
Quindi ho pagato e voglio che mi dianoi mie anni .non chiedo di più
Non mi sembra una brillante idea.Ho VOTATO per questo Governo con convinzione….ma sul rispetto e sui diritti,di chi lavora da 40 ANNI,senza sé e senza ma,vi giocate una carta importante per una seconda Legislazione.