Con un annuncio sul suo social Truth, il presidente americano Donald Trump ha ingaggiato un nuovo fronte di battaglia, questa volta contro Big Pharma. L’ha definita “la lobby più potente di sempre”. Nelle ore successive avrebbe firmato un ordine esecutivo per il taglio dei prezzi dei farmaci tra il 30% e l’80% e con effetti quasi immediati. Il tycoon, prima di partire per il Golfo Persico, ha spiegato che sarebbe finito il tempo in cui le medicine per gli americani costavano 5-10 volte in più che nel resto del mondo. Non c’era alcuna giustificazione di sorta, ha continuato. Con la firma, il “socialismo” all’estero sussidiato dagli americani cesserà.
Clausola della Nazione più favorevole
Non è un mistero che i prezzi dei farmaci negli USA siano elevatissimi rispetto a quelli fissati nel resto del mondo. Trump ha introdotto la clausola della “Most favoured nation”, paradossalmente un principio del WTO con cui si regolano i dazi commerciali e che egli ha nei fatto smantellato con l’innalzamento delle tariffe di inizio aprile. In pratica, negli USA ogni farmaco sarà venduto allo stesso prezzo più basso fissato all’estero. Le importazioni saranno rese libere, sfuggendo alla svolta del “Liberation Day”.
Se il modus operandi di Trump può sembrare anche questa volta bizzarro, c’è da dire che esiste più di un fondo di verità nelle sue affermazioni. Le case farmaceutiche negli USA sono quelle che fanno più ricerca e sviluppo al mondo e, pertanto, sostengono costi anche ingenti per sviluppare cure e farmaci, i quali si riflettono in prezzi spesso straordinariamente elevati. Tuttavia, all’estero questi vengono mitigati per via dei sistema sanitari perlopiù impostati sull’assistenza pubblica.
In poche parole, Big Pharma effettua quella che in economia si definisce “discriminazione di prezzo”, facendo pagare a ciascun mercato esattamente il massimo che è disposto ad accollarsi.
Trump vuole prezzo unico globale
L’ordine esecutivo di Trump smonta questa pratica, introducendo un prezzo unico globale. Gli USA pagheranno d’ora in avanti esattamente quanto agli altri stati nel mondo in cui i prezzi dei farmaci sono venduti ai livelli più bassi. L’applicazione di questo decreto sarà complicata. Già nel 2019 Trump ci aveva provato nel corso del primo mandato e tutto si arenò tra giudici e Congresso a maggioranza repubblicana, cioè del suo stesso partito. Ciò premesso, le conseguenze potrebbero essere negative per noi europei. Big Pharma probabilmente cercherà un accordo con la Casa Bianca per sfuggire alla scure. Abbasserà i prezzi dei farmaci negli USA per alzarli altrove, specialmente in Europa. Perché sul punto Trump ha ragione: così come per la difesa, gli USA stanno sussidiando le altre nazioni riguardo alla spesa farmaceutica.
L’AIFA, Agenzia italiana per il farmaco, sostiene che gli alti prezzi dei farmaci per gli americani sarebbero la conseguenza del loro sistema sanitario privato. Tuttavia, ci permettiamo di far notare che gli alti costi per ricerca e sviluppo andrebbero ugualmente coperti, anche nel caso in cui gli USA avessero un sistema sanitario pubblico come in Europa.
A meno di immaginare che tali costi verrebbero abbassati tagliando la ricerca, cosa che nessuno si augura per gli effetti disastrosi che avrebbe per il genere umano.
Prezzi dei farmaci più alti in Europa?
In un modo o nell’altro, gli americani dovrebbero pagare per tali costi, un po’ come già avviene oggi: o in qualità di clienti assicurati delle compagnie o come pazienti sprovvisti di copertura sanitaria o come contribuenti per i programmi pubblici Medicare e Medicaid. Dunque, il problema sta in quella discriminazione di prezzo finora consentita a Big Pharma dalle autorità americane. Se venisse parzialmente meno, noi europei saremmo presto costretti a pagare prezzi dei farmaci molto più alti. In cambio, gli americani pagherebbero i loro mediamente per meno della metà rispetto ad oggi. Così come sta avvenendo per la sicurezza, tra le due sponde dell’Atlantico sta stabilendosi un nuovo equilibrio con annesso trasferimento dei costi a carico del Vecchio Continente. L’era della gratuità dei servizi è finita.