Opzione Donna è sicuramente una delle misure più popolari tra le lavoratrici ormai da anni. La pensione anticipata per le lavoratrici, conosciuta esattamente come regime contributivo agevolato donna, è una misura su cui si è sempre discusso e che molte lavoratrici auspicavano diventasse strutturale. Anche se ormai il numero delle lavoratrici che beneficiano di questo scivolo per lasciare il lavoro è sempre più esiguo, l’attenzione sulla misura rimane sempre massima. Nel 2025 il governo Meloni ha confermato la misura.
Adesso possiamo avere il quadro definitivo delle lavoratrici che potranno andare in pensione sfruttando questo canale di uscita anticipato, con alcune sorprese che andremo ad analizzare, perché effettivamente la platea delle beneficiarie può essere più ampia di quanto molte credono.
Pensioni Opzione Donna, ecco come funziona nel 2025 senza vincoli
Opzione Donna è stata profondamente modificata a partire dalla legge di Bilancio entrata in vigore il primo gennaio 2023. Questo significa che la misura è diventata, man mano che sono passati gli anni, sempre meno fruibile per le lavoratrici, perché drasticamente ridotta la platea delle potenziali aventi diritto.
A partire dal fatto che anche l’età di uscita è aumentata. Per quanto riguarda l’età di uscita, infatti, si registra un inasprimento, ma con un beneficio che è ancora notevole se si fa riferimento all’età pensionabile vigente. Infatti, stando alla normativa in vigore adesso, si può uscire dal lavoro già a 59 anni di età, anche se, come vedremo, bisogna arrivare a completare i requisiti entro una determinata data.
Andare in pensione con Opzione Donna tra regole vecchie e regole nuove
Per andare in pensione con Opzione Donna, le lavoratrici interessate devono sempre maturare i requisiti previsti entro il 31 dicembre dell’anno precedente a quello in cui si presenta la domanda di pensione. Per questo, chi intende andare in pensione con questa misura nel 2025 dovrà maturare i requisiti prescritti entro il 31 dicembre 2024.
Come dicevamo, sulla misura molte cose sono cambiate con la legge di Bilancio del 2023. In primo luogo, è aumentata l’età di uscita. Perché inizialmente era prevista a 58 anni di età per le lavoratrici dipendenti e a 59 anni di età per le lavoratrici autonome.
Adesso, invece, l’età minima per rientrare in Opzione Donna è quella dei 59 anni. Ma è un’età che, come dicevamo, deve essere completata entro l’anno precedente. Quindi, per andare in pensione con Opzione Donna bisogna rientrare in determinate e circoscritte categorie.
Guardiamo, per esempio, alle invalide al 74% almeno, oppure alle caregiver che da almeno 6 mesi convivono con un parente invalido bisognoso di assistenza. Dentro Opzione Donna adesso ci sono anche le licenziate. O le lavoratrici di grandi aziende di interesse nazionale con tavoli di crisi avviati in sede ministeriale.
Attenzione alla cristallizzazione del diritto, c’è chi può farcela e nemmeno lo sa
È evidente che rispetto alla versione di Opzione Donna prevista in passato le differenze sono sostanziali. Perché prima potevano lasciare il lavoro tutte le lavoratrici dipendenti con almeno 58 anni di età e 35 anni di contributi versati. E tutte le lavoratrici autonome con 59 anni di età e 35 anni di contributi versati.
Oggi, invece, come dicevamo, servono almeno 59 anni. Anzi, bisogna dire che per invalide e caregiver i 59 anni possono essere l’età giusta a condizione che abbiano avuto più figli nella loro vita. Perché con un solo figlio invalide e caregiver possono uscire a 60 anni, mentre senza figli a 61 anni.
C’è da dire, però, che non mancano le lavoratrici che rientrano ancora nella versione originaria della misura, ovvero nella misura senza restrizioni. Chi, per esempio, ha raggiunto 35 anni di versamenti entro la fine del 2021, se nel 2025 compie 62 anni di età se lavoratrice dipendente, o 63 anni di età se lavoratrice autonoma, può andare in pensione. A prescindere da che lavoro svolge o da eventuali problemi di invalidità o di famiglia.
La cristallizzazione del diritto è qualcosa che permette a queste lavoratrici di aggirare le restrizioni che adesso la misura ha insite. E che continuerà ad avere anche nel 2025.
Noi del 1964 non siamo proprio considerate, ogni anno aumenta l’età e noi sempre a rincorrere….
Con 37 anni di contributi e 60anni di età fatti a gennaio, 2 figli, disoccupata da anni, niente non ci sono possibilita di rientrare con Opzione Donna
Ce ne faremo una ragione …
Questo articolo è uno specchietto dell’ allodole, fuorviante,la realta’ è un’ altra ,opzione donna è stara modificata in peggio,per evitare l’ uscita delle donne dal mondo del lavoro ,in particolare nel pubbico impiego,bloccando cosi le assunzioni dei giovani,riducendo i contesti lavorativi depauperati e sfruttando i lavoratori uomini e donne spremuti come limoni,fregandosene dell’ eta’ anagrafica di quest’ ultimi. ARTICOLO pro governo Meloni ,aldila’ del credo politico e della bella propaganda che la presidente aveva fatto a suo tempo in campagna elettorale ,quindi raccogliendo voti sia a dx che da sx.Quindi la realta’ è molto molto diversa,una donna ha distrutto la speranza di tantissime donne 60 enni in particolare stanche ,usurate e che ancora devono lottare per far consigliare la quotidianeta’ della loro vita ,le 60 enni possono essere madri , non madri,madri ancora di minorenni,possono avere genitori da accudire e potrebbero esser nonne !cari giornalisti dite la verita’ per favore ,non stupidaggini