Una possibilità concreta di andare in pensione è offerta dalla misura chiamata pensione anticipata contributiva. Si tratta di una modalità che consente di anticipare fino a 3 anni l’uscita dal mondo del lavoro rispetto ai requisiti ordinari.
Una misura oggi ancora più vantaggiosa, grazie all’introduzione di alcune novità. Tuttavia, continua a escludere molti lavoratori, in particolare quelli che non rientrano nei requisiti di anzianità di iscrizione alla previdenza obbligatoria. Una vera stortura, che crea una disparità di trattamento evidente e lascia interdetti molti contribuenti.
“Ho letto con interesse alcuni vostri articoli sulla pensione a 64 anni per noi donne con tanti figli.
Purtroppo, se ho capito bene, io non potrò accedervi. Compirò 64 anni a settembre, ma avendo un anno di versamenti nel 1992, non posso sfruttare questa misura. Con 4 figli avrei potuto avere diritto a bonus e agevolazioni, ma riguardano solo chi ha iniziato a lavorare dopo il 1995, con zero versamenti precedenti. Lo trovo profondamente ingiusto.”
Pensioni a 64 anni, ma se hai lavorato prima del 1996 sono guai, ecco perché
La lettera-sfogo della nostra lettrice è emblematica dell’assurdità di una normativa che genera un vero cortocircuito: una disparità di trattamento tra contributivi puri e non.
È vero che, nel sistema contributivo, le pensioni sono generalmente meno favorevoli rispetto a quelle del sistema retributivo o misto. Tuttavia, lo stesso sistema offre vantaggi in termini di uscita anticipata dal lavoro, vantaggi che molti altri non possono sfruttare.
Basti pensare a chi ha 71 anni ma, per il solo fatto di avere il primo versamento antecedente al 1996, non può andare in pensione, nemmeno con 19 anni di contributi. Al contrario, chi ha iniziato a versare dopo il 31 dicembre 1995, può farlo anche con solo 5 anni di contributi.
Oggi ci concentriamo sulla pensione anticipata contributiva a 64 anni, una misura che esclude chi non è contributivo puro, creando una situazione che sembra finalmente attirare l’attenzione dei legislatori.
La pensione a 64 anni di età non è per tutti
Per accedere alla pensione anticipata contributiva sono richiesti:
- 64 anni di età
- 20 anni di contributi versati
Tuttavia, queste due condizioni non bastano. Ci sono ulteriori vincoli:
- Il primo contributo deve essere stato versato dopo il 31 dicembre 1995, a qualsiasi titolo.
- L’importo della pensione maturata deve essere pari o superiore a 3 volte l’assegno sociale.
Nel 2025, l’assegno sociale è pari a 538,69 euro; quindi, la pensione deve essere almeno di 1.616,07 euro al mese per ottenere il trattamento.
Per le donne con figli, le soglie si abbassano:
- Con 1 figlio, è sufficiente il 2,8 volte l’assegno sociale
- Con 2 o più figli, bastano 2,6 volte
Raggiungere queste soglie oggi è più semplice rispetto al passato, grazie a una novità introdotta nel 2025: è possibile integrare l’importo utilizzando anche i versamenti nella previdenza complementare. La rendita dei fondi pensione può quindi fare la differenza.
Pensione anticipata ok, ma molti sono i penalizzati da queste regole
La pensione anticipata contributiva resta accessibile anche a 67 anni di età, ma per le donne con figli esistono ulteriori vantaggi.
Infatti, si può ottenere uno sconto di 4 mesi per ogni figlio avuto, fino a un massimo di 16 mesi.
Ciò significa che:
- Con 4 figli, si può accedere alla pensione a 62 anni e 8 mesi
- Con 3 figli, a 63 anni
La nostra lettrice, dunque, risulta penalizzata due volte:
- Non può accedere alla pensione a 64 anni per via di un solo anno di contributi prima del 1996
- Non può sfruttare neppure lo sconto fino a 62 anni e 8 mesi, pur avendone diritto con 4 figli
Il tutto, ovviamente, a condizione di raggiungere la soglia minima dell’importo pensionistico.
Lo stesso sconto si applica anche alla pensione di vecchiaia, consentendo un’uscita anticipata rispetto ai 67 anni. Anche in questo caso, chi ha contributi versati prima del 1996 è escluso.
Presto i legislatori potrebbero porre rimedio all’anomalia
Anomalia, cortocircuito, disparità di trattamento: chiamatela come volete, ma la situazione è chiara. Tanto da spingere anche i legislatori a valutare un cambiamento normativo.
Una delle proposte al vaglio per una futura riforma delle pensioni prevede infatti l’estensione della pensione anticipata contributiva a tutti, senza più distinzioni tra chi ha iniziato a versare prima o dopo il 1996.
Una riforma simile eliminerebbe le iniquità attualmente in essere e renderebbe più equo l’accesso al pensionamento, restituendo dignità e coerenza al sistema previdenziale.
Sicuramente una fake news, altrimenti significherebbe che il mondo funziona al contrario