Pensione minima, cos’è e a chi spetta: regole e informazioni INPS 2025

Ecco una guida alla pensione minima 2025, con le regole di calcolo, la sua natura e le sue sfaccettature che la rendono diversa dall'Assegno Sociale.
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4 settimane fa
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pensione minima
Foto © Pixabay

Non è una cosa nuova ma proviene da una normativa di oltre 40 anni fa. Parliamo della pensione minima, una cosa che fu introdotta dalla legge numero 638 dell’11 novembre del lontano 1983. Si sente parlare sempre di pensione minima, ma pochi sanno davvero cos’è, a chi spetta e tutte le regole che l’INPS prevede per la sua erogazione. Ecco quindi un vademecum di questo strumento che può tornare utile a molti pensionati che hanno dubbi al riguardo o a chi in pensione ci deve andare e non ha una carriera lavorativa e contributiva elevata.

Nel 2025 la pensione minima, ecco i requisiti per la pensione minima

La pensione minima è una definizione che si da a quei trattamenti che vengono erogati dall’INPS e che non raggiungono gli importi minimi previsti dalla normativa ogni anno.

Si applica a tutti i trattamenti pensionistici. Dalle pensioni di vecchiaia alle pensioni anticipate, dai trattamenti ai superstiti alle pensioni di reversibilità. E si applica quando gli importi erogati di quel determinato trattamento, sono troppo bassi, cioè inferiori a questo minimo prestabilito. Unica eccezione le pensioni di chi non ha contributi prima del 1996, cioè i cosiddetti contributivi puri. Per loro non c’è pensione minima visto che il trattamento viene fuori in base a ciò che un contribuente ha versato nel montante dei contributi.

Pensione minima, cos’è e a chi spetta: regole e informazioni INPS 2025

Ogni anno l’importo della pensione minima viene corretto, cambiato e rivalutato al tasso di inflazione. Quindi cambia ogni anno la soglia minima prestabilita. Infatti nel 2024 la pensione minima prevista era pari a 598,61 euro al mese, poi portata con una extra rivalutazione a 614,77 euro al mese.

Nel 2025, la pensione minima invece è pari a 603,40 euro al mese. Questo importo, come sempre stabilito dall’INPS, si applica alle pensioni sia dei lavoratori dipendenti che dei lavoratori autonomi.

In linea di massima quindi si tratta di una vera e propria integrazione sulla pensione di chi riceve degli importi pensionistici mensili inferiori rispetto ai limiti fissati per legge. Naturalmente per godere di questa integrazione fino ad arrivare a quello che può essere anche definito trattamento minimo, occorre rispettare anche una predeterminata condizione reddituale. E si parla di reddito personale o di reddito coniugale sempre del pensionato. Infatti se il reddito personale del pensionato è superiore al doppio del trattamento minimo annuo l’integrazione non spetta. Come non spetta se il reddito coniugale è superiore a 4 volte il trattamento minimo.

Come si calcolo una pensione minima nel 2025

Quindi, ai fini del calcolo della prestazione, per la sua determinazione bisogna fare una operazione matematica di sottrazione del reddito annuo alla pensione minima annua stabilita annualmente dall’INPS. E poi dividere il tutto per 13 quante sono le mensilità delle pensioni.
Sono tutti i redditi utili ai fini IRPEF che vanno considerati nel momento in cui si fa questo calcolo. E vengono esclusi praticamente solo i redditi della casa di abitazione principale, eventuali arretrati soggetti a tassazione separata, tra cui il Trattamento di Fine Rapporto (TFR) e tutti i redditi relativi a pensioni di guerra, rendite INAIL e pensioni di invalidità civile che sono redditi esenti da IRPEF.

La pensione minima non va confusa con l’Assegno Sociale.

Sia come importi che come struttura. L’Assegno Sociale riguarda chi non ha mai versato contributi o ne ha versati meno di quelli utili a ottenere una pensione vera. Senza contributi o con pochi contributi infatti un lavoratore non può ricevere una pensione e quindi anche quella minima non può essere applicata.

Assegno sociale, cos’é?

L’Assegno Sociale è quella misura che vale nel 2025 538,69 euro e che è commisurato ai redditi del singolo o quelli coniugali. L’Assegno Sociale quindi è inferiore alla pensione minima. E si prende in aggiunta al reddito del diretto interessato fino ad arrivare all’importo prima citato.

Naturalmente per chi ha redditi pari o superiori all’importo dell’Assegno Sociale, la misura non può essere percepita. Così come se un coniugato ha redditi coniugali pari o superiori al doppio di 538,69 euro, l’Assegno Sociale non spetta.

Giacomo Mazzarella

In Investireoggi dal 2022 è una firma fissa nella sezione Fisco del giornale, con guide, approfondimenti e risposte ai quesiti dei lettori.
Operatore di Patronato e CAF, esperto di pensioni, lavoro e fisco.
Appassionato di scrittura unisce il lavoro nel suo studio professionale con le collaborazioni con diverse testate e siti.

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