Uscire dal mondo del lavoro in anticipo è spesso più semplice per le donne, soprattutto per quelle che negli anni sono diventate madri. Il sistema previdenziale italiano, sebbene venga percepito da molte lavoratrici come penalizzante, prevede in realtà importanti agevolazioni proprio per le donne.
È vero che le lavoratrici incontrano maggiori difficoltà nel costruire carriere continue e durature, spesso interrompendo l’attività lavorativa per dedicarsi alla cura della famiglia e dei figli. Ma è altrettanto vero che proprio i figli possono garantire vantaggi previdenziali significativi.
Grazie a queste condizioni, esistono almeno tre canali di pensionamento anticipato accessibili tra i 59 e i 66 anni di età.
La pensione anticipata per le donne è dunque più accessibile di quanto si creda.
Pensione anticipata per le donne: ecco tre diversi canali da 59 a 66 anni
Può sembrare strano affermarlo, ma la pensione anticipata per le donne è davvero più accessibile rispetto a quanto si possa immaginare. Anche se molte lavoratrici non riescono a maturare i requisiti contributivi ordinari, esistono scappatoie normative che permettono di uscire dal lavoro prima del previsto, anche con carriere relativamente brevi.
Il fattore determinante? L’aver avuto figli. E più figli si hanno, maggiori sono i vantaggi.
Partiamo dalla prima misura esclusivamente riservata alle donne: si tratta di Opzione Donna, la pensione anticipata calcolata interamente con il metodo contributivo, più penalizzante rispetto a quello retributivo. Tuttavia, il vantaggio principale è l’età di uscita, che può arrivare a soli 59 anni.
Pensione anticipata per le donne, ecco alcune soluzioni
Nel dettaglio, nel 2025, Opzione Donna consente di andare in pensione con almeno 59 anni di età e 35 anni di contributi versati entro dicembre 2024.
Tuttavia, l’accesso è riservato a specifiche categorie:
- lavoratrici dipendenti di aziende in crisi, con tavoli ministeriali avviati;
- licenziate da tali aziende;
- caregiver;
- invalide.
Per caregiver e invalide, il requisito anagrafico cambia in base al numero di figli:
- con almeno due figli: pensione a 59 anni;
- con un solo figlio: pensione a 60 anni;
- senza figli: pensione a 61 anni.
Le caregiver devono essere conviventi da almeno 6 mesi con il familiare assistito. La convivenza si intende certificata con residenza anagrafica allo stesso indirizzo, anche se con interni differenti. Le invalide, invece, devono avere una invalidità certificata pari almeno al 74%.
Andare a riposo con 20 anni di versamenti: ecco come si può fare e con che vantaggi
Per molte donne, 35 anni di contributi possono rappresentare un traguardo troppo ambizioso. Tuttavia, anche con 20 anni di versamenti si può ottenere una forma di pensione anticipata, grazie a sconti sull’età anagrafica riservati alle madri.
In presenza di figli, l’età richiesta per la pensione di vecchiaia (67 anni) o per la pensione anticipata contributiva (64 anni) può essere ridotta:
- 4 mesi in meno per ogni figlio avuto;
- fino a un massimo di 16 mesi per chi ha avuto almeno 4 figli.
Attenzione: questa agevolazione è riservata solo alle donne il cui primo accredito contributivo obbligatorio sia successivo al 31 dicembre 1995.
Per le pensioni anticipate contributive, le donne con il vento in poppa
Applicando questi sconti, una lavoratrice può anticipare sensibilmente l’età pensionabile:
- con 1 figlio: pensione a 66 anni e 8 mesi;
- con 2 figli: pensione a 66 anni e 4 mesi;
- con 3 figli: pensione a 66 anni;
- con 4 o più figli: pensione a 65 anni e 8 mesi.
Lo stesso schema si applica anche alla pensione anticipata contributiva:
- da 64 anni scende a 63 anni e 8 mesi, poi a 63 e 4 mesi, fino a 63 anni e infine a 62 anni e 8 mesi, sempre in base al numero di figli.
Chi non ha sfruttato subito l’agevolazione può recuperare i mesi persi: alla presentazione della domanda di pensione, è possibile applicare la decorrenza anticipata e ottenere anche gli arretrati.
Vantaggi anche sulle regole di calcolo della prestazione
Per le pensioni contributive anticipate, resta in vigore il vincolo secondo cui l’importo deve essere pari almeno a tre volte l’assegno sociale. Ma questo limite viene ridotto per le madri:
- con 1 figlio: basta raggiungere almeno 2,8 volte l’assegno sociale;
- con 2 o più figli: è sufficiente arrivare a 2,6 volte l’assegno sociale.
Per le pensioni di vecchiaia, invece, l’importo minimo richiesto è pari all’assegno sociale, indipendentemente dai figli.
C’è però un ulteriore vantaggio per le lavoratrici madri anche nel calcolo della pensione. Il sistema contributivo usa un coefficiente di trasformazione che diventa più favorevole con l’aumentare dell’età. Le madri:
- con almeno 3 figli: beneficiano di un coefficiente migliore di due anni;
- con 1 o 2 figli: il coefficiente è migliorato di un anno.
In altre parole, a parità di contributi, le madri ottengono una pensione più alta grazie a un coefficiente di trasformazione più vantaggioso.