Pensione a 62 anni ma con nuovi requisiti 2026: verso la riforma strutturale

A partire dal 2026 si potrebbe andare in pensione all'età di 62 anni ma con nuovi requisiti. Si va verso una riforma strutturale?
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3 settimane fa
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riforma pensioni
Foto © Pixabay

Pensione a 62 anni ma con nuovi requisiti dal 2026. Come canta Alessandra Amoroso con il brano Trova un modo: “Trova un modo, trova un modo, trova un modo per ricominciare, per dare nuova forma alle parole troppe volte già sentite da chi ti ama e non lo dice. E io invece ti ho aspettato per giorni, mesi e anni”. Parole che molte persone potrebbero dedicare alla pensione. Tante, infatti, sono le dichiarazioni profuse su tale argomento dai vari governi che, nel corso degli anni, si sono susseguiti alla guida del nostro Paese.

I trattamenti pensionistici, infatti, finiscono spesso al centro della discussione per via degli importi molto bassi e dei requisiti di accesso particolarmente stringenti.

A causa di quest’ultimi, purtroppo, per molti lavoratori la data di uscita dal mondo del lavoro risulta essere sempre più lontana. Proprio per questo motivo sono in molti a sperare in una riforma strutturale, grazie a cui rendere più agevole l’accesso alla pensione.

Pensioni, si va verso la riforma strutturale?

Stando alla normativa vigente si può accedere alla pensione di vecchiaia all’età di 67 anni. Il tutto a patto di avere alle spalle almeno vent’anni di contributi. Ci sono, inoltre, varie misure che offrono la possibilità di uscire dal mondo del lavoro in anticipo, come ad esempio la pensione anticipata ordinaria. Grazie a quest’ultima si può accedere al trattamento pensionistico, a prescindere dal requisito anagrafico, una volta maturati 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini. Tale soglia è fissata a quota 41 anni e 10 mesi di contributi per le donne.

La speranza di vita, però, continua a crescere e per questo motivo si teme un aumento dell’età pensionabile, per cui in futuro per andare in pensione si dovrebbe poter attendere il raggiungimento di un’età pari ad almeno a 70 anni.

Una prospettiva non di certo rosea, per cui si spera in un cambio di marcia da parte del governo. Diverse sono le formule introdotte negli ultimi anni per consentire l’uscita anticipata dal mondo del lavoro rispetto alla fatidica soglia di 67 anni. Si tratta, però, di formule transitorie che non aiutano di certo a garantire stabilità. Anzi, finiscono spesso per creare confusione nei cittadini, che non sanno ancora come e quando potranno finalmente andare in pensione.

Pensione a 62 anni ma con nuovi requisiti 2026

Uno degli obiettivi di fine legislatura dell’esecutivo guidato da Giorgia Meloni, d’altronde, è quello di attuare la tanto attesa riforma delle pensioni, grazie a cui dire addio alla legge Fornero. La speranza è che tale riforma prenda finalmente vita nel 2026. Il tutto fermo restando il fatto che le risorse a disposizione sono poche e che pertanto il governo dovrà essere bravo a trovare le soluzioni giuste per andare incontro alle esigenze dei cittadini, senza compromettere le finanze pubbliche. Proprio in tale ambito si fa sempre più largo l’ipotesi di rendere stabile l’uscita all’età di 62 anni, ma con requisiti nuovi rispetto al passato.

In pratica il governo starebbe valutando la possibilità di introdurre la possibilità di andare in pensione all’età di 62 anni con un modello contributivo puro. Ovvero chi lo desidera potrebbe andare in pensione a questa età, senza dover fare i conti con rigidi requisiti o quote da rispettare. Tuttavia dovrà accettare di percepire un assegno il cui importo verrà calcolato solamente con i contributi effettivamente versati. Il tutto senza alcun tipo di integrazione al minimo o aiuti da parte dello Stato. Ovvero il pensionato percepirebbe soltanto quanto maturato con i propri contributi.

Un’ipotesi che sembra essere gradita dal MEF, dato che lo Stato non avrebbe più l’onere di coprire gli squilibri inevitabilmente generati dalle uscite anticipate. Meno contenti, invece, i molti cittadini che rischiano di fare i conti con assegni spesso al di sotto della soglia di povertà. In particolare ad essere penalizzati sarebbero coloro che hanno percepito salari bassi o hanno dovuto fare i conti con carriere discontinue. Come già detto, comunque, si tratta solamente di un’ipotesi e non è dato sapere se troverà o meno applicazione. Non resta quindi che attendere le prossime mosse del governo per capire quali saranno le eventuali novità in merito e di conseguenza quale sarà il futuro del sistema pensionistico nostrano.

Veronica Caliandro

In InvestireOggi.it dal 2022 si occupa di articoli e approfondimenti nella sezione Fisco. E’ Giornalista pubblicista.
Laureata in Economia Aziendale, collabora con numerose riviste anche su argomenti di economia e attualità. Ha lavorato nel settore del marketing e della comunicazione diretta, svolgendo anche attività di tutoraggio.

7 Comments

  1. L’età giusta per andare in pensione per me è quella di 62 anni di età e 35 anni di contributi…ricordandoci che non tutti siamo dipendenti pubblici e per i dipendenti privati il lavoro svolto in fabbrica non può mai allungare L’età dell’aspettativa di vita. Basterebbe considerare i lavori sui turni, il rispetto dei cicli lavorativi che aumentano ma con loro aumenta anche l’età del dipendente e il pendolarismo…tutti fattori che vanno tenuti in grande considerazione e poi ultimo ma non ultimo, ci dessero la possibilità anche di godercela la pensione dopo una vita (35 anni), dedicata al lavoro.

      • Non esisto mica solo dipendenti statali che stanno in ufficio!
        Io faccio pulizie e mii faccio anche un discreto mazzo per 1200,00€!

    • Ci sono anche dipendenti pubblici che lavorano su doppie e triple turnazioni, senza straordinari e con ferie arretrate che nemmeno possono essere pagate. Mai stato in un ospedale o in una RSA? Sa quanto prenderà di pensione un’infermiera di sala operatoria in regime contributivo? E che tra l’altro andrà in pensione un anno dopo alle lavoratrici private?

  2. Io purtroppo nonostante stia lavorando ininterrottamente dal 1980 oggi a 62 anni di contributi ho solo (per così direi)41 anni di contributi perché per alcuni anni non sono stato assicurato,sono andato per sondare questa quota 103 ma perderei il 30%di pensione ..in pratica mi spetterebbe col calcolo misto una pensione di circa 1600 euro netti invece col calcolo interamente contributivo prenderei 1100 euro..una pensione da fame…questo anche se sono precoce e sarei dovuto andare con 41 anni…ma siccome il mio lavoro non e ne usurante né gravoso(faccio il carrozziere da 45 anni..lavoro notoriamente leggero e non usurante) sono costretto a lavorare altri 2 anni nonostante soffra di almeno una decina di patologie croniche che sicuramente sono dovute al lavoro…

  3. Incredibile queste leggi
    ….apparte che la gente muore tra 60 e 70 anni gli anziani che hanno fatto una vita meno inquinata e non stressati come oggi riescono a vivere di più….io sola con una invalidità 74%non
    Rivedibile 38 anni di contributi 62 anni operata alla testa problemi di schiena spalle ginocchia x lavori pesanti che ho fatto..
    Nonostante le mie condizioni non posso andare in pensione… veramente…scandalosa la cosa

  4. se ci fosse nel 2026 la possibilità di andare in pensione all’età di 62 anni con un modello contributivo puro , con un minimo di quanti anni di contributi ?

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