Il fine settimana non è stato digiuno di notizie, buone notizie. Il vertice del G20 ad Osaka, Giappone, era atteso per verificare se vi fossero spiragli nelle trattative tra USA e Cina per trovare un accordo commerciale ed evitare una escalation dei dazi. E il presidente Donald Trump ha incontrato il collega Xi Jinping, aprendo proprio a una soluzione positiva, dichiarando che le trattative proseguiranno da dove erano fallite e che per “il prossimo futuro” non imporrà nuovi dazi su merci e servizi cinesi, sebbene quelli già inaspriti nei mesi scorsi resteranno in vigore.

Ma il tycoon ha fatto molto di più. Lasciando il G20, prima di tornare a Washington ha messo piede niente di meno che nella Corea del Nord, attraversando il confine che separa lo stato eremita dalla Corea del Sud in quello che possiamo definire un evento storico. L’immagine, immortalata dai media e che ha fatto il giro del mondo in pochi attimi, suggella la riapertura del dialogo con Kim Jong-Un, invitato alla Casa Bianca dallo stesso Trump, con l’obiettivo di giungere a un accordo per porre fine alle attività nucleari di Pyongyang.

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L’impatto sui mercati, tra azioni, bond e oro

Osaka e Corea del Nord sono due gran belle notizie per i mercati finanziari. L’una segnala la tregua armata tra le due principali economie del pianeta sui dazi, l’altra fa venire meno l’incubo di un confronto militare nell’Estremo Oriente e avvicina proprio USA e Cina, con quest’ultima considerata la “tutrice” di Kim. L’aria di pace che soffia dall’Asia da questo sabato non potrà che fare bene ai corsi azionari, diradando alcune nubi che negli ultimi tempi si erano addensate sopra le teste degli investitori e che avevano contribuito a sostenere il rally obbligazionario di maggio-giugno, con quasi un quarto dei bond a offrire rendimenti negativi.

Per contro, proprio la maggiore serenità indurrà probabilmente sin da oggi gli investitori a ridurre gli acquisti di obbligazioni per spostarsi sulle azioni. Le prime sono tipicamente un rifugio per le fasi di tensione e contro eventuali crisi economiche e finanziarie temute. E l’oro? Martedì scorso, aveva toccato il suo massimo a oltre 1.436 dollari l’oncia. La barriera dei 1.400 dollari non veniva infranta da ben 6 anni. Alla vigilia del G20 di Osaka, si aggirava ancora sui 1.420 dollari, mentre al momento risulta sceso a 1.387, ai minimi dal 20 giugno.

Prezzo oro, quadro resta depresso

L’oro è il bene rifugio per eccellenza, si alimenta di tensioni politiche, economiche e finanziarie, oltre che dell’inflazione. Il bis positivo di Trump in Asia ne sgonfierà le quotazioni, almeno rispetto ai massimi delle ultime settimane, anche se queste rimarranno probabilmente nei pressi dei 1.400 dollari per via del clima affatto rasserenatosi nel Golfo Persico dopo gli attacchi da parte dell’Iran ad alcune navi petroliere di passaggio. Inoltre, Russia e Arabia Saudita hanno annunciato di volere perpetuare il taglio dell’offerta di petrolio per sostenerne i prezzi, cosa che teoricamente depone in favore proprio dell’oro, almeno non abbassando ulteriormente le aspettative d’inflazione nei paesi consumatori, diversamente dalle obbligazioni, i cui corsi risentono positivamente proprio del “raffreddamento” di tali aspettative.

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