Friedrich Merz ce l’ha fatta alla seconda votazione, ottenendo 325 voti a favore della sua nomina a nuovo cancelliere. Il Bundestag gli aveva negato la fiducia al primo turno, cosa mai avvenuta nella storia tedesca dal 1949. Oggi incontrerà già il presidente francese Emmanuel Macron all’Eliseo per confermare la solida alleanza tra Germania e Francia. E dopo sarà la volta della Polonia, dato che nella testa del leader conservatore c’è l’idea di una sorta di reggenza a tre dell’Unione Europea.
Nuovo cancelliere collezionista di flop
La Germania avrà pure un nuovo cancelliere, ma non rinuncia all’idea oscena e fallimentare dei caminetti. In questi mesi, Merz si è distinto per incapacità tattica. A gennaio accettò i voti dell’AfD sull’immigrazione, salvo scoprire di non avere la maggioranza al Bundestag e chiudere la vicenda con un grottesco dietrofront.
Subito dopo avere vinto le elezioni federali con appena il 28,5% dei consensi, fa convocare il Bundestag uscente per votare la riforma costituzionale al “freno al debito“. Di fatto, concede tutto e subito ai socialdemocratici, suoi alleati e spina nel fianco nel governo di Grosse Koalition. Tra questi e anche tra i suoi stessi deputati si celerebbe la fronda che lo ha impallinato ieri mattina.
Germania in crisi punta sul debito
Adesso, l’ora di agire. Il nuovo cancelliere eredita una pessima situazione. Il Pil è fermo e rischia persino di contrarsi per il terzo anno di seguito. La Germania vive una potente crisi industriale tra costo dell’energia alle stelle, settore auto al collasso e dazi americani che minacciano le sue esportazioni.
Il piano di 1.000 miliardi di euro di investimenti in deficit tra riarmo e infrastrutture punta proprio a consolidare la domanda interna per sopperire al debole contesto internazionale. Al contempo, Merz spera di vivacizzare l’umore di imprese e famiglie, stimolando sin da subito consumi e investimenti e facendo così tornare l’economia tedesca a crescere.
Entro i primi 100 giorni dovrà far dimenticare a sé stesso di avere inanellato un flop dietro l’altro negli ultimi mesi. Non sarà facile. A sinistra non lo tollerano, consapevoli che l’ennesima ammucchiata rischia di fare precipitare ulteriormente i consensi per l’SPD, già ai minimi dall’Ottocento alle elezioni di febbraio. Ma il nuovo cancelliere è inviso anche a destra. E non parliamo dell’AfD, bensì dell’ala conservatrice della CDU, incarnata dal leader giovanile Johannes Winkel. Egli non le ha mandate a dire in queste settimane. Il ricorso al debito è percepito da questo campo come un peccato di cui la Germania pagherà presto il conto.
Primi 100 giorni segnale sul nuovo governo
Resta da capire se la falsa partenza convincerà il nuovo cancelliere ad agire con maggiore efficacia nei primi mesi al governo o se ne rallenterà le azioni. I 18 “franchi tiratori” (“Abweichler”) hanno inviato un segnale di insofferenza piuttosto chiaro. Non si sentono rappresentati.
E non stanno di certo solo a sinistra, se è vero che alla prima votazione risultavano assenti proprio 9 deputati conservatori. Tra chi mal tollera questo governo nella CDU-CSU c’è chi sostiene la necessità di un’apertura all’AfD. E la ragione è elementare: quello che per i sondaggi è ormai il primo partito della Germania, sostiene temi che sono propri del mondo conservatore.
Sull’AfD ci si concentra spesso con riferimento alle istanze contro l’immigrazione clandestina, eppure c’è molto di più. Si tratta di una formazione ostile all’interventismo statale, all’iper-regolamentazione e al centralismo decisionale dell’Unione Europea. Chiede più mercato, meno tasse e più sicurezza. Il nuovo cancelliere ha vinto promettendo un po’ le stesse cose, salvo tradirle subito dopo accordandosi con la sinistra. Ed evidentemente risulta meno credibile, non solo per colpe sue.
Nuovo cancelliere, eredità pesante
I conservatori hanno governato tra il 2005 e il 2021 con Angela Merkel, alleati per 12 anni con l’SPD senza avere riformato un bel nulla. Hanno spalancato le porte a un milione di profughi siriani, afghani, ecc. Hanno mantenuto elevata la pressione fiscale e la spesa pubblica. Hanno accettato le ricette deleterie di Bruxelles sul Green Deal e la regolamentazione dell’economia, tra l’altro avallando il lassismo monetario della Banca Centrale Europea con Mario Draghi prima e Christine Lagarde dopo. Non possono più presentarsi come anime vergini all’elettorato. E’ per questo che l’AfD cresce e continuerà a farlo, non importa se tutto il mondo lo taccerà pateticamente di simpatie neonaziste.
L’unico modo che i conservatori avrebbero per farsi perdonare le malefatte di questi ultimi decenni sarebbe di cambiare sistema di alleanze. Il nuovo cancelliere sta percorrendo la strada opposta. E non solo confermando l’SPD al governo, ma anche cercando di recuperare l’asse franco-tedesco per dettare al resto del continente la linea. Servirà autorevolezza per avere successo. E debuttare con 18 franchi tiratori e i sondaggi a picco non è il massimo per esordire all’estero sperando di essere obbediti.