I dazi USA e il nuovo ordine mondiale spaventano Draghi

Draghi avverte sulla fragilità dell’Europa tra dazi USA e crisi interna, chiedendo un’azione comune e urgente.
1 mese fa
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dazi USA
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Mario Draghi lancia un monito chiaro e diretto alla politica europea. Nel corso di un intervento presso l’università di Harvard, l’ex presidente della Banca Centrale Europea ha espresso preoccupazione per la crescente fragilità del continente. Le tensioni globali, l’atteggiamento protezionistico degli Stati Uniti e l’incapacità dell’Europa di rispondere in maniera unitaria alle sfide economiche e geopolitiche stanno rendendo il vecchio continente sempre più vulnerabile.

Al centro dell’analisi di Draghi vi è un concetto che molti analisti condividono ma che pochi politici hanno il coraggio di affrontare. L’Europa, così com’è strutturata oggi, non è pronta ad affrontare il nuovo ordine mondiale che si sta delineando.

Le spinte nazionaliste, la frammentazione del mercato interno e l’assenza di una politica industriale comune mettono a rischio la sua capacità di competere con le grandi potenze globali. Le parole di Draghi non sono solo un grido d’allarme ma un richiamo all’azione immediata.

Dazi USA e risposta europea insufficiente

Uno degli elementi più preoccupanti sollevati da Draghi riguarda la politica economica degli Stati Uniti. Con l’approvazione dell’Inflation Reduction Act e l’aumento delle misure protezionistiche, gli USA stanno adottando una strategia aggressiva volta a riportare le catene produttive all’interno dei propri confini. Questo approccio rischia di penalizzare fortemente l’industria europea, già indebolita da anni di scarsa crescita e da una crisi energetica ancora irrisolta.

L’Europa, invece, continua a muoversi in ordine sparso. Manca una risposta unitaria alle politiche commerciali americane e, anzi, molti paesi membri sembrano più preoccupati a proteggere i propri interessi nazionali che a costruire una strategia condivisa.

Questo atteggiamento mina la capacità del continente di presentarsi come un attore credibile nello scenario internazionale. Draghi sottolinea come sia urgente creare un fondo comune per sostenere le industrie strategiche europee, ma fino ad oggi le proposte in tal senso restano vaghe e prive di efficacia concreta.

L’Europa fragile tra politica interna e instabilità globale

Le difficoltà europee non si limitano al piano economico. Draghi evidenzia anche le debolezze politiche che affliggono l’Unione. Le elezioni europee si avvicinano e i segnali che arrivano dai sondaggi sono preoccupanti. Il crescente consenso per i partiti euroscettici e populisti potrebbe portare a un Parlamento europeo ancora più diviso, incapace di adottare misure ambiziose e coordinate. In questo contesto, parlare di sovranità strategica appare utopico, se non addirittura contraddittorio.

Anche le relazioni internazionali si fanno sempre più complicate. I conflitti in Ucraina e Medio Oriente, le tensioni tra Stati Uniti e Cina e la corsa globale alle materie prime pongono l’Europa davanti a scelte cruciali. Senza una guida forte e condivisa, il rischio è quello di diventare uno spettatore passivo, incapace di incidere sulle dinamiche mondiali. Draghi richiama l’attenzione sulla necessità di rafforzare le istituzioni comuni e di superare i veti incrociati che paralizzano l’azione europea. Ma anche in questo caso le resistenze sono forti e trasversali.

Dazi USA? Serve azione comune per difendere la competitività europea

La fragilità dell’Europa è quindi il risultato di un insieme di fattori che si alimentano a vicenda. Alla mancanza di una politica industriale si somma l’assenza di una visione strategica comune. Le differenze tra i paesi membri impediscono qualsiasi forma di coordinamento efficace, mentre le crisi globali richiedono risposte rapide e decise. In questo contesto, l’idea di Draghi di un nuovo patto per l’Europa non è solo auspicabile, ma necessaria.

Secondo l’ex premier italiano, l’unico modo per garantire un futuro al progetto europeo è quello di agire con coraggio e determinazione. Occorre superare i timori nazionali e investire in una vera unione economica, industriale e difensiva. Senza questi elementi, l’Europa rischia di perdere competitività, peso geopolitico e coesione interna. Il tempo per le mezze misure è finito, così come quello per le promesse non mantenute.

Le sfide che l’Europa ha davanti sono enormi ma non insormontabili. Tuttavia, serve una classe dirigente all’altezza della situazione, capace di mettere da parte gli interessi elettorali a breve termine e di pensare in grande. Draghi non propone soluzioni miracolose, ma indica una via possibile, fondata su pragmatismo e responsabilità. Se l’Europa saprà raccogliere questa sfida, potrà ancora giocare un ruolo da protagonista. In caso contrario, la sua marginalizzazione sarà inevitabile.

In sintesi.

  • Draghi avverte che l’Europa è fragile e impreparata alle sfide globali.
  • I dazi USA e la mancanza di risposta comune mettono in crisi la competitività europea.
  • Senza una strategia condivisa, l’Unione rischia la marginalizzazione nello scenario mondiale.

Daniele Magliuolo

Redattore di InvestireOggi.it dal 2017 nella sezione News, si occupa di redazione articoli per il web sin dal 2010.
Tra le sue passioni si annoverano cinema, filosofia, musica, letteratura, fumetti e altro ancora. La scrittura è una di queste, e si dichiara felice di averla trasformata in un vero e proprio lavoro.
Nell'era degli algoritmi che archiviano il nostro sentire al fine di rinchiuderci in un enorme echo chamber, pone al centro di ogni suo articolo la riflessione umana, elemento distintivo che nessuna tecnologia, si spera, potrà mai replicare.

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