Il Giappone tiene i tassi invariati e riduce il taglio agli acquisti di bond

Il Giappone ridurrà il ritmo del taglio agli acquisti dei bond per reagire alla volatilità del mercato obbligazionario domestico.
4 settimane fa
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Giappone ridurrà taglio ad acquisti di bond
Giappone ridurrà taglio ad acquisti di bond © Licenza Creative Commons

Chiusura positiva per la Borsa di Tokyo, che a fine seduta segna un rialzo dello 0,59% per l’indice Nikkei-225. Gli investitori hanno reagito positivamente al board della Banca del Giappone, che ha confermato i tassi di interesse allo 0,50% e annunciato un rallentamento nella riduzione degli acquisti dei bond sovrani. Il mercato obbligazionario nipponico è tipicamente caratterizzato dalla calma piatta. Non è stato così nelle ultime settimane. A maggio, l’asta per l’emissione del bond a 20 anni ha esitato la domanda più debole dal 1987. I rendimenti sul tratto lungo della curva dei tassi si sono impennati fino a registrare record storici per la scadenza a 40 anni (3,675%) e a 30 anni (3,185%), mentre il ventennale al 2,595% ha toccato il massimo da ottobre 2020.

Debito alto e rendimenti in risalita

A seguito di tale segnale allarmante per un Paese con un debito pubblico al 250% del Pil, il governo ha annunciato la riduzione delle emissioni ultra-lunghe (dai 20 anni insù). E allo stesso tempo, sta prendendo in considerazione un piano di riacquisto per queste scadenze. Tornando alla riunione delle scorse ore, il costo del denaro è rimasto allo 0,50% a fronte di un’inflazione nel mese di aprile stabile al 3,6%. Il taglio agli acquisti di bond sovrani del Giappone, invece, sarà ridotto nei prossimi trimestri.

Se nel primo trimestre di quest’anno ammontavano a 4.500 miliardi di yen al mese (26,90 miliardi di euro al tasso di cambio odierno), nel trimestre in corso scenderanno a 4.100 miliardi. E fino al marzo del 2026 ci sarà una riduzione mensile di 400 miliardi di yen per trimestre, così da tendere a circa 3.000 miliardi. Dall’aprile dell’anno prossimo, però, la riduzione verrà dimezzata a 200 miliardi al mese per trimestre e fino a tendere a 2.000 miliardi di acquisti di bond mensili in Giappone entro il marzo 2027.

Mercato volatile, rischi fiscali per Tokyo

Il famoso tapering è stato parzialmente rivisto per evitare eccessiva volatilità del mercato. Questa è la vera notizia del board, in grado di fare scuola tra le altre grandi banche centrali. Tokyo è al momento l’unica tra queste che sta alzando i tassi di interesse. Tutte le altre li stanno abbassando e la Federal Reserve è in pausa dalla fine dello scorso anno. Questa politica controcorrente ha provocato una caduta del cambio ai minimi dal 1998 contro il dollaro nel 2024. Da allora, tuttavia, guadagna più dell’11%.

Il Giappone ha il secondo mercato dei bond sovrani più grande al mondo dopo quello americano: 9.070 miliardi di dollari. Il 52% di tale ammontare è in mano alla banca centrale, mentre un’altra grossa fetta è detenuta da investitori pubblici e istituzionali domestici. Grazie a ciò, riesce a gestire senza grosse difficoltà l’immensa mole del debito. L’inflazione minaccia, però, questa apparente stabilità granitica. La necessità di alzare i tassi per contrastarla, rischia di alimentare una crisi fiscale con l’aumento dei rendimenti.

Taglio acquisti bond Giappone, cautela massima

Ecco perché gli acquisti di bond da parte della Banca del Giappone saranno ridotti più lentamente.

Il governatore Kazuo Ueda ha preso atto di essere l’elefante nella cristalleria. Dovrà muoversi con estrema cautela nel normalizzare la politica monetaria, altrimenti le ricadute sarebbero pesanti per l’intero sistema finanziario mondiale. Un aumento veloce dei rendimenti nipponici apprezzerebbe lo yen e accelererebbe il rimpatrio dei capitali, a discapito degli investimenti in Europa e Nord America. Non è un caso che nel mese di aprile gli investitori giapponesi abbiano venduto 1.500 miliardi di Bund (circa 9 miliardi di euro), mai così tanto sin dal 2014.

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Giuseppe Timpone

In InvestireOggi.it dal 2011 cura le sezioni Economia e Obbligazioni. Laureato in Economia Politica, parla fluentemente tedesco, inglese e francese, con evidenti vantaggi per l'accesso alle fonti di stampa estera in modo veloce e diretto. Da sempre appassionato di economia, macroeconomia e finanza ha avviato da anni contatti per lo scambio di informazioni con economisti e traders in Italia e all’estero.
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