L’INPS lo chiama bonus Giorgetti, mentre molti lo conoscono come bonus Maroni. Parliamo dell’incentivo per chi decide di posticipare il pensionamento nonostante ne abbia i requisiti.
La nuova disciplina che regola il bonus Maroni è contenuta nel comma 161 della legge n. 207 del 30 dicembre 2024 (manovra bilancio 2025). Tale norma ha modificato e potenziato il precedente impianto normativo, consentendo l’accesso all’incentivo non soltanto a coloro che soddisfano i requisiti per la cosiddetta “Quota 103”, ma anche ai lavoratori che raggiungono le condizioni per la pensione anticipata ordinaria.
Si tratta quindi di una misura che premia la permanenza in servizio, offrendo un vantaggio economico immediato a chi sceglie di rinviare l’uscita dal mondo del lavoro.
Destinatari del bonus Maroni
Possono beneficiare del bonus Maroni i lavoratori dipendenti iscritti all’Assicurazione Generale Obbligatoria (AGO) oppure a forme previdenziali sostitutive o esclusive, che abbiano maturato entro il 31 dicembre 2025 il diritto alla pensione anticipata – sia flessibile (Quota 103) sia ordinaria – e che, pur potendo accedere al trattamento pensionistico, decidano volontariamente di proseguire l’attività lavorativa.
L’adesione al beneficio prevede una scelta precisa: il lavoratore deve rinunciare alla quota di contributi previdenziali a proprio carico relativi all’IVS (invalidità, vecchiaia e superstiti). È un’opzione (non un obbligo) che comporta conseguenze sia per il dipendente sia per il datore di lavoro.
Gli effetti della rinuncia contributiva
Con la circolare n. 102 del 16 giugno 2025, l’INPS ha illustrato in dettaglio gli effetti derivanti dalla decisione del lavoratore di usufruire del bonus Maroni. In primo luogo, il datore di lavoro non è più tenuto a versare all’INPS la quota di contribuzione IVS che sarebbe normalmente a carico del dipendente.
Rimane invece l’obbligo di versamento per la parte a carico dell’azienda.
Sul piano pratico, la quota contributiva non versata diventa un importo netto erogato direttamente al lavoratore in busta paga. Tale somma ha una caratteristica peculiare: non è soggetta a tassazione IRPEF, rappresentando così un vantaggio economico immediato e pieno per il beneficiario.
Impatto del bonus Maroni sulla posizione previdenziale
Nonostante l’esonero dalla contribuzione IVS a carico del lavoratore, la posizione assicurativa continua a essere alimentata grazie alla quota versata dal datore di lavoro. Tuttavia, questa scelta comporta effetti specifici sui criteri di calcolo della pensione futura.
Per i periodi in cui si usufruisce dell’incentivo bonus Maroni, si registra una riduzione dell’aliquota di finanziamento e di computo, in conformità con quanto stabilito dall’articolo 1, comma 8, della legge n. 335 del 1995. È importante sottolineare che questi periodi non incidono sulla retribuzione pensionabile ai fini del calcolo della quota retributiva della pensione. In altre parole, l’ammontare della pensione futura determinata con il metodo retributivo non viene penalizzato.
Diverso è il discorso per la componente contributiva della pensione: in questo caso, l’esonero dalla contribuzione riduce il montante contributivo individuale. Esso viene, infatti, determinato applicando alla base imponibile l’aliquota di computo nella sola percentuale prevista a carico del datore di lavoro, escludendo quindi quella che sarebbe stata versata dal lavoratore.
Modalità di adesione e procedura operativa
Chi intende accedere al bonus Maroni deve presentare una comunicazione all’INPS. L’Istituto procede poi a verificare il possesso dei requisiti pensionistici per la pensione anticipata ordinaria o flessibile. Una volta accertato il diritto, entro trenta giorni dall’invio della domanda (o dal ricevimento di eventuale documentazione integrativa), l’INPS comunica sia al lavoratore l’esito della richiesta sia al datore di lavoro – tramite il canale digitale “Comunicazione bidirezionale” – l’avvenuta approvazione dell’incentivo.
È solo a seguito di questa comunicazione ufficiale che il datore di lavoro può sospendere il versamento della quota di contribuzione a carico del lavoratore. Inoltre, laddove fossero stati effettuati versamenti prima della comunicazione, l’azienda ha facoltà di recuperarli mediante conguaglio.
Bonus Maroni (o Giorgetti): un incentivo alla permanenza nel mercato del lavoro
Il bonus Maroni (che ora l’INPS chiama bonus Giorgetti) si inserisce in un più ampio contesto di politiche attive volte a contenere l’uscita anticipata dei lavoratori dal mercato occupazionale. La misura si configura come uno strumento di flessibilità previdenziale, in grado di offrire una forma di “riconoscimento economico” a chi decide di non accedere subito alla pensione, pur avendone diritto.
La possibilità di percepire somme nette in busta paga al posto dei contributi, esentasse e immediatamente disponibili, costituisce un incentivo concreto per prolungare la carriera lavorativa. In un sistema pensionistico sempre più orientato all’equilibrio finanziario e alla sostenibilità, simili iniziative rappresentano un compromesso tra esigenze individuali e collettive.
Riassumendo
- Il bonus Maroni (oggi chiamato anche bonus Giorgetti) incentiva i lavoratori a rinviare il pensionamento anticipato.
- Possono aderire dipendenti con diritto a Quota 103 o pensione anticipata ordinaria.
- I contributi IVS del lavoratore diventano importi netti non tassati in busta paga.
- Il datore versa solo la propria quota contributiva, mantenendo attiva la posizione previdenziale.
- L’esonero incide sul montante contributivo ma non sulla quota retributiva della pensione.
- L’adesione richiede comunicazione all’INPS e conferma prima dell’attivazione del beneficio.