Nei giorni scorsi, la commissione europea ha avviato una consultazione pubblica in merito alla cosiddetta Web tax: un’imposta che andrà a colpire le grosse società del web.

Se ne sta parlando ormai da diversi anni. I colossi del web riescono a sfruttare a loro favore la normativa fiscale dei paesi a tassazione privilegiata in cui hanno trasferito la loro sede (in Europa, principalmente, Irlanda e Olanda).

Tutto questo, ovviamente, penalizza le piccole attività commerciali, sempre più schiacciate da una concorrenza divenuta ormai impari.

Consultazione pubblica sulla web tax

Come già detto in apertura, l’Unione Europea, in questi giorni, ha lanciato una consultazione pubblica relativa all’introduzione di una web tax.

La consultazione sarà aperta per 4 settimane, dal 14 gennaio e fino alla mezzanotte dell’11 febbraio. Chiunque può inviare i propri contributi.

L’Unione Europea, si legge all’interno della relativa pagina web, ha bisogno di un quadro normativo e fiscale moderno e stabile per rispondere agli sviluppi e alle sfide dell’economia digitale.

Sebbene sia necessario promuove e incoraggiare la digitalizzazione, in quanto può aumentare la produttività e portare benefici ai consumatori, le stesse aziende digitali dovrebbero contribuire con “una giusta quota”.

Questa iniziativa mira a introdurre una tassa digitale per affrontare la questione dell’equa tassazione dell’economia digitale.

Nei giorni successivi alla chiusura di tale consultazione, la stessa Commissione pubblicherà una relazione di sintesi spiegando come verrà tenuto conto del contributo e, se del caso, perché alcuni suggerimenti non possono essere accolti.

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