Il Reddito di Cittadinanza, come ormai sappiamo, è una misura di politica attiva del lavoro e di contrasto alla povertà, che consiste in un sostegno economico ad integrazione dei redditi familiari associato ad un percorso di reinserimento lavorativo. Il sussidio, sostanzialmente, si compone di due parti: una componente che costituisce un’integrazione del reddito familiare (quota A) e un contributo per l’affitto o per il mutuo (quota B). Quest’ultima consente di effettuare un bonifico mensile per pagare la rata dell’affitto, in favore del locatore indicato nel contratto di locazione, o la rata del mutuo all’intermediario che ha concesso il mutuo.

Ad ogni modo, in alcune città, i percettori del reddito di cittadinanza non potranno riceve questa “quota b”, e il motivo è semplice: in alcuni casi i contribuenti percepiscono già un bonus relativo all’affitto. Vediamo meglio di cosa si tratta.

Reddito di cittadinanza, ecco perché in alcune città non viene riconosciuto la quota B

Da quest’anno, alcuni percettori del reddito di cittadinanza potrebbero ricevere una rata del sussidio decisamente più bassa. Questo perché, come già detto in apertura, l’importo della rata deve tenere necessariamente tenere conto dei contributi economici eventualmente erogati dagli enti locali. Si pensi, ad esempio, ai bonus affitti istituiti dalle regioni o altri enti locali. In questi casi, dunque, viene meno il presupposto che sta alla base della cosiddetta “quota b” del reddito di cittadinanza.
È il caso dei percettori del sussidio residenti nelle province autonome di Trento e Bolzano, ai quali viene già erogato un contributo ad hoc relativo agli affitti a livello locale.
In altre parole, da quest’anno, i percettori del reddito di cittadinanza residenti all’interno dei territori di queste province non potranno più ricevere il sussidio in forma piena, venendo a mancare la quota di reddito destinata al pagamento degli affitti.

 

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