Vediamo se in caso di truffa o di errori, con la conseguente revoca del reddito di cittadinanza, le ricariche percepite si devono restituire. E questo anche perché, tra la truffa e l’errore, c’è in genere una bella differenza.

In caso di truffa, infatti, con il reddito di cittadinanza si rischia grosso, anche il carcere. Mentre in caso di errori sul sussidio di norma il percettore non rischia nulla. Semplicemente, in genere, il ricalcolo della somma spettante sarà effettuato sulla ricarica successiva.

Proprio sulla carta PostePay del reddito di cittadinanza.

In caso di truffa o errori con revoca del reddito di cittadinanza le ricariche percepite si devono restituire?

In caso di truffa, invece, le somme si devono sempre restituire. Se chi commette la truffa è il percettore del sussidio. Oppure un componente del nucleo familiare. Se invece sul raggiro legato al reddito di cittadinanza il percettore è la vittima, allora i rischi ricadranno su terzi.

Per esempio, proprio in caso di truffa, uno dei raggiri più comuni e diffusi sul reddito di cittadinanza è legato alle false residenze. Chi viene scoperto a dichiarare il falso, infatti, non solo subisce la sospensione immediata dell’erogazione del sussidio. Ma ne risponde pure a livello penale. Così come è riportato in questo articolo.

Cosa si rischia sull’RdC quando si dichiara il falso, dalle informazioni ai documenti

In caso di truffa si rischiano infatti fino a ben sei anni di reclusione. Così come si legge su redditodicittadinanza.gov.it, che è il sito Internet istituzionale della misura, quando per ottenere l’RdC si forniscono informazioni o documenti falsi.

Scoperta la truffa, per il reddito di cittadinanza scatterà la decadenza immediata unitamente al rischio di andare a processo. Mentre in caso di decadenza per mancanza di requisiti il percettore non prenderà più il sussidio, ma non rischierà nulla. In quanto magari, e semplicemente, l’ISEE aggiornato è superiore al limite consentito.