La guerra diretta tra Israele e Iran per il momento non sta provocando sconquassi sui mercati finanziari, anche se le crepe s’intravedono già. Il prezzo del petrolio è salito questa mattina sopra i 76 dollari al barile, ai massimi da quattro mesi e mezzo. E l’oro si era portato lunedì fino a circa 3.445 dollari, avvicinandosi ai massimi storici di aprile. Non c’è stata, invece, la corsa agli acquisti di bond tedeschi in qualità di “safe asset”. Il rendimento decennale della Germania ha continuato ad oscillare attorno al 2,50%. Stamane, si attesta sopra tale soglia.
Clima risk-off sui mercati
Già questa è una novità.
Tra l’altro, la stessa cosa sta accadendo ai Treasury degli Stati Uniti. I loro rendimenti a 10 anni restano inchiodati in area 4,40%. Sappiamo che le tensioni geopolitiche dovrebbero alimentare la domanda sul mercato a reddito fisso per effetto del clima di “risk-off”. Gli investitori smettono di comprare azioni e si rifugiano nell’oro, nei titoli di stato e nelle valute forti come il dollaro e il franco svizzero.
Timori per inflazione
Questa volta è diverso. Abbiamo iniziato il discorso notando l’impennata del petrolio rispetto ai 60-65 dollari delle scorse settimane. Questo fatto spinge a ipotizzare un impatto al rialzo sui prezzi al consumo nelle economie importatrici. Dunque, i bond tedeschi non si apprezzano per il timore che l’inflazione nell’Eurozona risalga. I rendimenti nominali non possono scendere, anzi è già tanto se per il momento restano poco mossi.
A marzo i bond tedeschi vissero un mese di passione. In una sola seduta il rendimento del Bund a 10 anni schizzò di quasi mezzo punto percentuale.
Non era mai successo sin dal 1997. Cosa provocò quell’esplosione? L’annuncio da parte dell’allora cancelliere “in pectore” Friedrich Merz di un piano di riarmo tedesco e investimenti infrastrutturali per 1.000 miliardi di euro in dieci anni e in deficit. La Germania punta sul debito per tornare a crescere. Nello stesso mese avrebbe rivisto la Costituzione sul punto.
Bond tedeschi a rischio con tensioni in Medio Oriente
La cronica carenza di bond tedeschi sul mercato presto sarebbe un ricordo. Gli spread si sono ristretti soprattutto per questo. E ora arriva la guerra, con Merz che ipotizza un coinvolgimento diretto della Germania contro l’Iran e a sostegno di Israele. Il combinato tra possibile reflazione e riarmo in deficit può affossare ulteriormente i prezzi dei Bund. Ricordiamo che a marzo il decennale sfiorò il 2,90%. La soglia del 3% si disse che fosse solo questione di tempo. La retromarcia avvenne anche per effetto dei dazi americani, che provocò un deflusso di capitali dagli Stati Uniti. Ma lo scenario geopolitico prospetta un ritorno a quell’apice.