Mentre mezzo mondo introduce misure di lotta contro il denaro contante e l’India ha eliminato in un solo colpo l’86% del valore del cash circolante, mettendo fuori corso le banconote da 500 e 1.000 rupie a novembre, la Svizzera ancora una volta si mostra controcorrente. Intervenendo al World Banknote Summit di Basilea un paio di giorni fa, Fritz Zurbruegg, il vice-governatore della Schweizerische National-Bank, la banca centrale elvetica, ha fatto notare come la domanda di contante rimane robusta e che il dibattito degli ultimi anni sulla morte del cash sarebbe stato “esagerato”.

Tra i fattori del persistente successo, Zurbruegg, ha citato i bassi tassi d’interesse, che rendono poco costoso detenere denaro liquido, così come le incertezze degli ultimi anni. Ma dalle sue parole è trasparso quasi un manifesto in favore del contante, quando ha sostenuto che, in un certo senso, questo non avrebbe alternative perfette, dato che assicura meglio di una carta di pagamento l’anonimato di chi lo utilizza e che riesce a garantire meglio il controllo delle spese. Infine, è facile da utilizzare, a differenza delle carte di debito o bancomat, che richiedono sempre una pur minima conoscenza della tecnologia. (Leggi anche: Pagamenti elettronici superano uso del contante)

Niente lotta al contante in Svizzera

Il segnale lanciato dal numero due della SNB è chiarissimo: la Svizzera non si adegua alla lotta contro il contante, che è stata intrapresa da diverse economie nel mondo, tra cui la stessa Eurozona, dove la BCE non stamperà più banconote da 500 euro, pur mantenendone il corso legale. Queste rappresentano un terzo del valore del cash circolante nell’unione monetaria, nonostante siano biglietti poco o per nulla diffusi.

Niente demonetizzazione in Svizzera, dove le banconote da 1.000 franchi restano vigenti e lo saranno probabilmente ancora a lungo. L’istituto non intende ascoltare le sirene di quanti, grandi economisti in testa, si appellano ai governi e alle banche centrali, affinché eliminino i tagli di valore più alto, in modo da disincentivare i pagamenti cash.

(Leggi anche: Lotta al contante, nuove restrizioni UE con la scusa del terrorismo)

Svizzera e contante legati da sempre

Quanto sta avvenendo nell’economia alpina appare davvero in controtendenza al grosso degli altri stati. Al momento, il valore del contante circolante ammonta qui a oltre il 10% del pil, una percentuale del tutto simile a quella dell’Eurozona. Pur essendo di gran lunga più bassa dell’oltre il 25% segnato nell’immediato Secondo Dopoguerra, il dato interessante è che si registra una sua ripresa con lo scoppio della crisi finanziaria del 2007, quando risultava scesa al minimo da quasi un secolo del 7%.

Attualmente, il valore del contante in rapporto al pil in Svizzera è simile a quello di inizio anni Ottanta, a conferma della peculiarità elvetica, dove il diritto alla riservatezza negli affari è sempre stato considerato pressoché sacro, tanto da essere diventato il pilastro su cui ha retto per lunghi decenni il sistema bancario nazionale e che solo di recente inizia a scricchiolare sulla forte pressione dall’estero. (Leggi anche: Divieto uso contante, Germania svela il trucco)

Inflazione come lotta al contante

In termini reali, ovvero tenuto conto della perdita di potere d’acquisto per effetto dell’inflazione, il valore delle banconote circolanti in Svizzera si sarebbe ridotto in 110 anni di quasi il 90%. E proprio l’inflazione è la maggiore fonte, attraverso la quale governi, banche centrali ed economisti spingerebbero per contrastare il cash. S’immagini le nostre banconote da 200 euro. Con un’inflazione al 2% all’anno, nel giro di 30 anni varrebbero più del 55% di oggi, ma se la crescita media dei prezzi fosse portata al 3%, per ipotesi, nello stesso arco di tempo perderebbe circa il 60% del suo valore attuale.

Dunque, più alto il target d’inflazione fissato da una banca centrale, più rapida la perdita di valore di una banconota, con la conseguenza che il suo uso diverrebbe sempre più ingombrante negli anni, essendo lo stesso taglio in grado di acquistare sempre meno beni e servizi, rendendo necessario il ricorso a biglietti di valore più elevato (ma che le banche centrali tendono a non stampare più) o alle carte di pagamento.

E’ proprio quest’ultimo l’obiettivo dei governatori centrali e dei governi: spingere famiglie e imprese a utilizzare sempre meno contante, affidandosi a carte di credito e bancomat e convogliando così tutta la liquidità o quasi nel sistema bancario. (Leggi anche: Abolizione contante sarà soluzione finale delle banche centrali)