Il candidato alla cancelleria per i cristiano-democratici, Armin Laschet, ha voluto mettere in chiaro questa settimana che le regole fiscali andranno ripristinate nell’Eurozona subito dopo la fine della pandemia. E ha fatto presente che ciò varrà a partire dalla stessa Germania, dove l’articolo costituzionale sul cosiddetto “Schuldenbremse” (“freno al debito”) è stato sospeso per consentire al governo federale di affrontare l’emergenza Covid.

Una precisazione, che arriva contestualmente alla dura presa di posizione dell’Austria contro i presunti tentativi di Italia e Francia di eliminare il Patto di stabilità e il Trattato di Maastricht.

Il suo ministro delle Finanze, Gernot Blumel, ha escluso la possibilità che l’euro divenga una “unione di debiti”, al margine di una riunione dell’Eurogruppo. E ha avvertito che a pensarla come lui sarebbero anche “tanti altri stati” europei.

Regole fiscali, la posizione tedesca

Le regole fiscali a cui hanno fatto riferimento tedeschi e austriaci sono essenzialmente due: limite del 3% per il rapporto tra deficit e PIL e debito pubblico tendenzialmente sotto il 60% del PIL. Al momento, quasi nessuno stato dell’Eurozona rispetta entrambi i criteri. La stessa Germania è tornata a superare la soglia del 60% dopo averla centrata poco prima della pandemia. Ad ogni modo, la preoccupazione di Berlino riguarda quei paesi con livelli di debito sopra il 100%. Parliamo principalmente di Italia, Francia e Spagna, oltre a Portogallo e Grecia. Ma c’è tutta la sensazione che, dopo la dovuta sospensione delle regole fiscali comuni di questi anni, la Germania voglia tornare ad esercitare la leadership nell’area, riprendendosi il ruolo di guardiano dei conti pubblici.

E nel frattempo, i tedeschi hanno bloccato il completamento dell’Unione bancaria per non compromettere le elezioni federali in programma a settembre. Laschet guida il centro-destra post-merkeliano e stando ai sondaggi sarebbe riuscito a risalire la china e a superare nettamente i Verdi.

Al momento, sarebbe il successore più papabile di Angela Merkel. E proprio per tracciare un solco con il partito degli ambientalisti, ha ribadito la necessità di completare la costruzione del gasdotto russo in acque tedesche North Stream 2, oltre che di tendere nuovamente al pareggio di bilancio e di evitare aumenti delle tasse. “Sarebbero un cattivo segnale dopo la pandemia”, ha affermato. Infine, ha invocato un allentamento della regolamentazione per sostenere la crescita economica.

Il quadro politico in Germania

Laschet ha anche espresso l’auspicio che i suoi partner di governo siano i più affini liberali della FDP, anziché i Verdi. E i sondaggi starebbero premiando proprio questi ultimi, accreditati di un ottimo 14%, praticamente ai massimi storici. La coalizione formata da CDU-CSU e FDP resterebbe nettamente sotto la soglia numerica necessaria per fare scattare la maggioranza assoluta dei seggi al Bundestag, ma il trend per entrambi i partiti appare positivo nelle ultime settimane. A fine aprile, i Verdi erano dati in vantaggio di ben 6 punti sui conservatori. Adesso, le proporzioni si sono ribaltate.

Un ritorno all’alleanza tra CDU-CSU e FDP – l’ultima vi fu tra il 2009 e il 2013 – avrebbe implicazioni geopolitiche importanti per l’Eurozona. I liberali sposterebbero più a destra le posizioni dei conservatori sui temi dell’Europa e delle regole fiscali comuni. Le loro posizioni sono assai simili a quelle espresse dagli euro-scettici dell’AfD, tranne che per i toni più moderati e paradossalmente europeisti. Non dobbiamo dimenticare che fu sotto il governo nero-giallo (i colori dei due partiti) che nel 2010 si tennero le convulse trattative per salvare la Grecia e che furono imposte dalla Commissione stringenti condizioni agli stati soccorsi, su pressione proprio di Berlino.

La posizione tedesca si ammorbidì solamente con il ritorno al governo federale dei socialdemocratici dell’SPD in qualità di junior partner dei conservatori.

Questi sono guidati dal ministro delle Finanze, Olaf Scholz, il quale invoca un piano di investimenti da 100 miliardi per mitigare gli effetti della pandemia e un ammorbidimento delle regole fiscali europee. Per gli stati del Sud Europa, desiderosi di un minore rigore sui conti pubblici dopo il Covid, lo scenario migliore sarebbe la formazione di un governo tra SPD e Verdi. Ma con gli attuali numeri, l’ipotesi appare più che remota. Il peggiore, invece, consisterebbe nella nascita di un esecutivo nero-giallo. E al momento sarebbe quello con le più alte chance. Resta da vedere se vi farebbe ingresso qualche altro partito tra Verdi e SPD. Al momento, comunque, la Germania sembra spostarsi a destra. E per Roma è un segnale estremamente serio da cogliere.

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