Buone notizie per il premier incaricato Giuseppe Conte, che ieri ha allargato la maggioranza al Senato di 4 seggi, portando a 171 quella di cui disporrebbe sulla carta. Oltre a Lega e Movimento 5 Stelle, infatti, lo sosterranno anche 2 esponenti del Movimento degli italiani all’estero e 2 ex grillini, mentre è possibile che arrivi il “sì” anche dai 4 senatori dell’SVP, la minoranza tedesca altoatesina. Messi in sicurezza, apparentemente, i numeri in Parlamento, restano alcune criticità. Una riguarda lo scontro in atto tra Quirinale e Lega sul nome di Paolo Savona all’Economia.

Matteo Salvini lo difende a spada tratta, Luigi Di Maio sarebbe disposto a farlo entrare al governo anche per altre posizioni, ma il presidente Sergio Mattarella, che ieri ha puntato il dito contro “i diktat dei partiti”, ritiene che l’economista e già ministro nel governo Ciampi del ’93-94 sia troppo euro-scettico e che la sua nomina possa scatenare reazioni negative sia dei mercati che delle cancellerie europee.

Conte premier, mercati più sereni, incognita Savona al Tesoro e Berlusconi senza amici al governo?

Savona all’Economia per Salvini sarebbe un colpaccio. Tuttavia, se non fosse lui ad andare al Tesoro, quel ruolo spetterebbe sul piano politico a un leghista come Giancarlo Giorgetti. Dunque, almeno in teoria, la Lega dovrebbe portare a casa Via XX Settembre, ovvero il cuore pulsante dell’attività di governo, avendo rinunciato alla premiership.

La domanda che tutti i commentatori politici si stanno ponendo in questi giorni è la seguente: il governo che sta nascendo è destinato a durare pochi mesi, arrivando magari alle elezioni europee, oppure c’è dietro un progetto di legislatura? Esistono diverse ragioni per pensare che sul piano delle intenzioni, Salvini e Di Maio vogliano metterci la faccia per 5 anni o quanto meno per un esecutivo non di breve durata. Vediamo perché.

Legislatura decisiva per il Colle

Il governo giallo-verde, come viene ribattezzato dalla stampa, sarà quello che sin dalle prossime settimane dovrà rinnovare 350 cariche nelle società partecipate, tra cui in colossi come Eni, Enel, Cdp, Rai, Fincantieri, Poste Italiane, etc.

Molte di queste arriveranno in scadenza da qui all’anno prossimo, altre entro il 2020. Solo restando in sella per almeno un paio di anni si avrà l’opportunità storica per due partiti anti-establishment di modellare tutto il capitalismo stato-centrico a propria immagine e somiglianza, riempiendo i consigli di amministrazione di numerose società che contano di uomini a sé vicini.

Governo Lega-5 Stelle quasi al via, tremano industria e finanza legate al vecchio sistema

C’è di più: la presidenza della Repubblica. Stiamo toccando con mano in questi giorni quanto sia importante che il capo dello stato sia almeno non ostile a chi ha vinto le elezioni. Ebbene, il mandato di Mattarella scade nel gennaio 2022, ovvero tra quasi 4 anni. Se la legislatura regge, sarà l’attuale maggioranza ad avere il coltello dalla parte del manico per eleggere il nuovo capo dello stato. Sinora, è sempre accaduto che alla data di elezione da parte del Parlamento in sede comune, la maggioranza fosse di centro-sinistra, nonostante il centro-destra abbia vinto 3 volte le elezioni politiche dal 1994 ad oggi. Dunque, ciò che non è riuscito per pura sfortuna a Silvio Berlusconi potrebbe riuscire, invece, a Salvini, ossia di mandare al Colle un proprio uomo.

La partita in sé sarebbe importantissima. Una volta che si detiene la massima carica dello stato, ci si guadagna automaticamente il rispetto di tutte le altre forze politiche e non solo. Certo, il presidente non sarebbe mai un esecutore dei desiderata di chi lo ha eletto, come dimostra non solo la copiosa storia della Prima e Seconda Repubblica (si vedano Francesco Cossiga verso Dc e Psi e l’attuale inquilino del Quirinale verso il PD renziano), ma certo che se un leghista o un grillino o un nome condiviso tra le due formazioni salisse allo scranno più alto della Repubblica, sarebbe il completamento del terremoto politico-istituzionale.

Da forze anti-sistema, Lega e M5S diverrebbero proprio il sistema. Alla successiva campagna elettorale, difficile che le opposizioni possano additarli come sciroccati, dovrebbero scendere a patti con il loro programma e il loro linguaggio.

Tempo nemico di Berlusconi

E durare 5 anni significa anche non consentire a Berlusconi di cercare la rivincita. All’età di 86 anni suonati e dopo un lustro verosimilmente trascorso politicamente in semi-oblio, non sarebbe nemmeno pensabile che, per quanto candidabile formalmente, egli cercasse di proporsi come premier di Forza Italia o del centro-destra. D’altra parte, qualcosa di simile accadrebbe con Matteo Renzi, che pur avendo dalla sua l’età, non potrebbe permettersi di trascorrere altri 5 anni senza gestire alcunché di concreto sul piano istituzionale. La sua stella perderebbe ancora di più di splendore tra lo stesso elettorato di centro-sinistra. Dunque, seguire la massima andreottiana “il potere logora chi non ce l’ha”.

I maggiori nemici del governo, però, saranno proprio Salvini e Di Maio. Se Conte facesse bene, paradossalmente accorcerebbe la sua vita da premier. Il suo nome è stato individuato per non oscurare la luce dei due leader e se i sondaggi registrassero una crescita dei consensi significativa per M5S e Lega o anche solo uno dei due, o i grillini o i leghisti o entrambi avrebbero convenienza ad andare ad elezioni anticipate con una qualsiasi scusa, ricercando il trionfo alle urne. Per questo, resta forte l’ipotesi che il governo giallo-verde duri un annetto e che la maggioranza voglia sfruttare i primi provvedimenti più popolari, anticipando le elezioni a prima che arrivino quelli più problematici. Dal canto suo, Salvini non staccherà la spina a Conte fino a quando non avrà certezza che il centro-destra lo guiderà e sarà lui.

Berlusconi non glielo farà credere, perché di tornare al voto per vedere Forza Italia umiliata dall’alleato non ci pensa nemmeno. Per l’ex premier, la prospettiva migliore sarebbe che l’esecutivo durasse qualche anno, anche due. Di più, non potrebbe permettersi di andare.

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