Si torna a parlare di patrimoniale e stavolta la discussione sta prendendo una piega ufficiale dopo la presentazione alla Camera di un emendamento alla legge di Bilancio da parte di esponenti di PD e Leu. A firma di Nicola Fratoianni e Matteo Orfini, ma anche di Chiara Gribaudo (PD), Rossella Muroni (Leu), Erasmo Palazzotto (Leu), Luca Pastorino (Leu), Giuditta Pini (PD), Fausto Raciti (PD) e Luca Rizzo Nervo (PD), il testo invoca l’imposizione di un’aliquota dello 0,2% sui patrimoni compresi tra 500 mila e 1 milione di euro.

E a salire, si arriverebbe fino al 2% sopra i 50 milioni, mentre per il solo 2021 verrebbe prevista un’aliquota extra del 3% sopra 1 miliardo.

I patrimoni comprenderebbero beni immobiliari e mobiliari del nucleo familiare, i primi al netto dei mutui. In cambio, le attuali patrimoniali che gravano sulle case (IMU) e sui conti correnti e deposito (imposta di bollo) sulla generalità dei contribuenti verrebbero eliminate. Secondo gli esponenti della sinistra, il gettito atteso dalla misura sarebbe di 18 miliardi di euro.

Si sono espressi contro non solo gli esponenti di tutte le opposizioni di centro-destra, ma anche Italia Viva, Movimento 5 Stelle e nello stesso PD serpeggia malumore per un’iniziativa, che rischia di appannare l’immagine del partito in questa fase delicata. Il segretario Nicola Zingaretti non si è pronunciato ufficialmente, ma pare che non abbia apprezzato affatto.

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Le origini della patrimoniale

La patrimoniale è il sogno che la sinistra coltiva praticamente sin dall’alba della Seconda Repubblica. Il governo Amato, che nel luglio del 1992 mise le mani sui conti bancari degli italiani con un prelievo forzoso dello 0,60%, fu il medesimo ad avere introdotto l’allora ICI su prime e seconde case. Le due misure altro non furono che imposte sui patrimoni. Pur essendo frutto della penultima maggioranza parlamentare sotto la Prima Repubblica, rappresentarono un’eredità che il PDS-DS-PD raccolse ben volentieri, pur non avendo mai sinora trovato il sufficiente consenso politico per proseguirne l’operato con una patrimoniale tout court.

L’Unione Europea la richiede apertamente da anni e solo condizioni straordinarie come quella in corso darebbero a Roma il coraggio di rompere gli indugi. Lo scambio tra sostegno della BCE al nostro debito pubblico e patrimoniale sarebbe servito.

L’emergenza economica in sé sarebbe un pretesto per imporre soluzioni come questa, ma al contempo costituisce una mossa suicida per un Paese che dovrebbe ripartire dalle macerie del Covid. Non si attirano capitali esteri, né si incentivano gli investimenti e i consumi con una idea come la patrimoniale. Né il gettito effettivo sarà anche solo lontanamente simile alle cifre sciorinate dai proponenti, dato che gli assets finanziari e mobiliari in generale scapperebbero all’estero, mentre quelli immobiliari crollerebbero di valore commerciale, così com’è accaduto con la stangata IMU del governo Monti. Molte famiglie, poi, non avrebbero neppure la liquidità necessaria per ottemperare all’obbligo.

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Il quadro politico sopra le nostre teste

Al di là di considerazioni squisitamente tecniche, le opposizioni, che pure si stracciano le vesti, hanno le loro responsabilità in questa vicenda. La scorsa settimana, un Silvio Berlusconi ormai in modalità accattonaggio per difendere i suoi interessi aziendali ha votato il quarto scostamento alla legge di Bilancio per consentire al governo di indebitare i contribuenti di altri 8 miliardi di euro, al fine di erogare i ristori alle categorie colpite dalle recenti chiusure per via della seconda ondata di contagi. Giorgia Meloni e Matteo Salvini lo hanno seguito per non dividere il centro-destra e fornire un’immagine di unità della coalizione.

Errore fatale. Così facendo, hanno firmato un assegno in bianco con cui la maggioranza giallo-rossa si sente autorizzata allo spandi e spendi senza più alcuna remora e freno morale. I debiti di cattiva qualità, come quelli creati dai mille bonus elargiti in questi mesi di pandemia, stanno già creando il pretesto per imporre soluzioni come la patrimoniale sulla scusa che “i più ricchi devono contribuire un po’ di più a risolvere la crisi”.

Sul piano politico, la mossa di Meloni-Salvini non è servita a ricompattare il centro-destra, se è vero che il braccio destro del Cavaliere, Renato Brunetta, si è sperticato in lodi inverosimili nei confronti di Luigi Di Maio, ministro degli Esteri ed ex portavoce dell’M5S, definendolo “un vero leader, preparato come il migliore dei miei studenti”. L’ex capogruppo di Forza Italia fino al recente passato aveva usato ben altri termini per definire il grillino, accusando persino di “truffare i cittadini”. Il cambio di registro non sarebbe altro che un tentativo patetico di ciò che resta di parte di Forza Italia di riciclarsi nell’attuale maggioranza per darsi un’ultima speranza di vita.

Chissà che la proposta della patrimoniale non serva a parte della sinistra proprio per evitare che si verifichi un simile scenario. Forza Italia non la accetterebbe mai e di fatto il numero due del partito, Antonio Tajani, ha subito rimarcato come la proposta dimostri che gli azzurri siano alternativi alla sinistra. Qualcuno vorrebbe far saltare il banco dentro il PD, temendo la magra figura di abbracciare il nemico di sempre per continuare a governare l’Italia, pur senza una maggioranza programmatica chiara. A destra, forse la consapevolezza di avere commesso un errore di valutazione imperdonabile. Non puoi avallare i debiti di un governo già spendaccione di suo, pur in emergenza, quando per mesi i soldi dei contribuenti sono stati buttati nel bidone dell’immondizia con sciocchezze come il bonus vacanze e quello per i monopattini.

E’ come se avessi servito al tuo assassino una pistola carica, pensando che questi la usi per uccidere solo i cattivi.

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