Una giornata drammatica per le borse mondiali e, soprattutto, europee. Malgrado l’annuncio di nuove misure monetarie espansive della BCE, i mercati finanziari sono andati nel panico sul mancato taglio dei tassi nell’Eurozona. Le perdite hanno iniziato ad accelerare dopo la pubblicazione del comunicato dell’istituto, toccando la doppia cifra a Milano, Francoforte e Parigi. La più colpita è stata Piazza Affari, che con l’Ftse Mib è arrivata a crollare del 17%, scendendo ai minimi da quasi 4 anni, “bruciando” un terzo del suo valore da inizio anno, qualcosa come 180 miliardi di euro.

BCE ai tempi del Coronavirus

Eppure, la BCE non aveva lasciato gli investitori a bocca asciutta. Essa ha varato nuove aste T-Ltro di durata più lunga delle attuali, puntando a sostenere la liquidità delle banche nell’area con prestiti erogati al tasso uguale alla media dell’interesse imposto sui depositi “overnight”, oggi al -0,50%. Nel comunicato, si legge che ad oggi non si ravvisano, comunque, carenze di liquidità. E migliorano le condizioni già più che ottime fissate per le aste T-Ltro, che con cadenza trimestrale si terranno fino al marzo dell’anno prossimo. Il tasso minimo/massimo sarà di 25 punti base inferiore a quello di riferimento (oggi a zero) e fino a 25 punti base sotto l’overnight. In pratica, le banche verranno “pagate” per farsi prestare denaro fino al -0,75%, stando al livello attuale dei tassi. Inoltre, esse potranno richiedere finanziamenti fino al 50% del valore del portafoglio prestiti.

I BTp collassano

Inoltre, pur mantenendo invariate le dimensioni del “quantitative easing” a 20 miliardi di euro al mese, l’istituto ha annunciato che utilizzerà altri 120 miliardi di euro per acquistare assets entro la fine dell’anno, pur non vincolandosi ad alcuna tempistica, ma semplicemente tenendosi le mani libere per l’occorrenza. Se i nuovi acquisti partissero da aprile, sarebbe come passare a una media di 33,3 miliardi di euro al mese per il QE, i due terzi in più di oggi.

Non è bastato nulla di tutto ciò per rinvigorire o almeno limitare le perdite. Anzi, i rendimenti dei BTp sono esplosi, con il decennale ad essere salito fino a quasi l’1,90%, circa 75 bp in più rispetto alla chiusura di ieri. In lieve calo, invece, il Bund di pari durata, sceso al -0,77%, segno che i mercati stiano continuando ad acquistare assets sicuri per fuggire da quelli percepiti a rischio. In calo ci circa l’1% il cambio euro-dollaro a 1,1150, mentre anche a Wall Street scattavano diverse sospensioni di titoli al collasso, con l’indice S&P 500 a ripiegare del del 7,50% nel tardo pomeriggio italiano.

L’opinione sui mercati sarebbe che governi e banche centrali starebbero mancando la giusta risposta all’emergenza Coronavirus, che da solamente sanitaria si è trasformata anche in finanziaria ed economica. Il governatore Christine Lagarde ha ribadito l’appello ai governi dell’Eurozona di intervenire a sostegno delle rispettive economie, ma è stato accolto dagli investitori quasi come la sottolineatura del fatto che alla BCE non ci sarebbero più misure capaci di arrestare o attutire la crisi, essendosi esaurite le potenzialità della sfera monetaria.

L’economia italiana è già in ginocchio e stavolta rischiamo sul serio di uscire dall’euro

Lo “stile Lagarde” colpisce nel momento peggiore

La situazione è diventata molto grave, perché di questo passo una nuova crisi dello spread ai livelli allarmanti del 2011-’12 e quasi replicati nella seconda metà del 2018 non è da escludersi. Stavolta, avverrebbe in un contesto macro assai più debole, perché l’economia italiana è in caduta libera con la chiusura delle attività e di molte fabbriche a causa della pandemia e gli stessi indicatori fiscali sono di molto peggiorati rispetto a 9 anni fa. Il debito pubblico dovrebbe salire quest’anno oltre il 140% del pil e il deficit sfonderà di molto il 3%.

Ma le parole di Lagarde che hanno lasciato probabilmente di stucco gli operatori, accelerando i cali dei BTp, sono state quelle rivolte indirettamente all’Italia: “non siamo qui a restringere gli spread”. Verissimo, la BCE non ha altra funzione (formale) che quella di centrare e mantenere la stabilità dei prezzi, ma il fatto che il governatore le abbia pronunciate mentre a Milano divampava l’incendio ha fatto scattare in molti il timore che davvero Francoforte ignori il problema di quanto stia accadendo in Italia e, a differenza di Mario Draghi, non sarà più capace di un secondo “whatever it takes” per salvare l’integrità dell’euro, nel caso ve ne fosse bisogno. Alla gravità della situazione si aggiunge, insomma, il pressappochismo verbale del secondo governatore centrale più importante al mondo.

Lo ‘stile Lagarde’ è un problema e minaccia i nostri risparmi 

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