Quando c’è da guardare in cagnesco qualcuno, chissà perché tutti in Europa si girano verso di noi. Un po’ ci vendiamo male, un po’ siamo bravi a perpetuare i pregiudizi di cui all’estero si nutrono ai nostri danni, per il resto sono stati i dati macroeconomici negli anni passati ad avere indotto al pessimismo. Ma con la pandemia il quadro è cambiato. Rimaniamo il secondo Paese più indebitato d’Europa dopo la Grecia, ma si moltiplicano i dati su quello che con enfasi potremmo definire il mezzo miracolo italiano.

Questa settimana, i dati sul Pmi manifatturiero a marzo hanno aggiunto un nuovo tassello al puzzle: crescita a 50,4 punti in Italia, calo a 41,9 in Germania e a 46,2 in Francia. Tenete conto che sotto 50 punti l’attività è in recessione, sopra in espansione.

Miracolo italiano con la pandemia

La manifattura italiana si starebbe rimettendo in moto, contrariamente a quello che accade nelle altre principali economie europee. E anche i servizi sono in crescita nel nostro Paese, mentre restano sotto quota 50 in Germania e Francia. Inconsueto da dire, ma l’economia italiana va meglio delle dirette concorrenti. E viste le premesse, di miracolo italiano potremmo iniziare a parlare; non per autocompiacimento, bensì per sfatare il mito dell’eterna cenerentola del continente.

Pil italiano mette la freccia

L’Eurostat non fa che confermare quanto abbiamo sin qui scritto. Il Pil italiano è cresciuto nel quadriennio 2020-2023 del 3,4%, quello francese dell’1,6% e quello tedesco solamente dello 0,8%. Nel triennio passato, l’Italia è andata sempre meglio delle altre due economie. E questo ha ridotto le distanze. In termini pro-capite e a parità di potere di acquisto, ecco qual era a fine 2023 il Pil italiano nel confronto con Germania, Francia e Spagna (tra parentesi troverete le percentuali pre-Covid, ossia relative all’anno 2019):

  • 84,35% rispetto alla Germania (80,17%)
  • 96% rispetto alla Francia (91,50%)
  • 109% rispetto alla Spagna (106,6%)

Distanze accorciate con Germania e Francia

Il miracolo italiano di questi anni è consistito nel rosicchiare oltre quattro punti percentuali al Pil pro-capite tedesco a parità di potere di acquisto, circa quattro punti e mezzo alla Francia e ampliando le distanze con la Spagna di quasi due punti e mezzo.

A completamento delle statistiche positive all’Italia, l’inflazione. A marzo era all’1,3% in Italia, pur in risalita dallo 0,8%. In Francia era ancora al 2,3% e in Germania al 2,2%. Solo per un anno, tra il 2022 e il 2023, a causa della crisi energetica l’inflazione italiana si era attestata sopra la media dell’Eurozona.

Certo, quando parliamo di miracolo italiano, dobbiamo tenere conto del contesto generale di bassa crescita. Stiamo facendo meno peggio degli altri, cosa che non equivale a fare bene in assoluto. Tuttavia, non era scontato che accadesse. Dopo la crisi finanziaria mondiale del 2008, l’economia italiana entrò in una fase di grave recessione. Le distanze con Germania e Francia, che di per sé non brillarono, si ampliarono nettamente.

Successo del Made in Italy

Successo del Made in Italy © Licenza Creative Commons

Made in Italy cruciale per la crescita

Cosa sta rendendo possibile questo miracolo italiano inatteso? Il Made in Italy. Le esportazioni italiane stanno andando molto, molto bene. Dal 2019 al 2023 sono cresciute in valore del 30,4%. L’export tedesco si è fermato a un +17,4%, dato quasi identico per quello francese del +17,6%. Peraltro, questi dati si confrontano con tassi d’inflazione domestica più bassi in Italia rispetto alla Germania nel periodo considerato: +17,2% contro +19,4%. In Francia i prezzi sono cresciuti dl 14,9%. In termini reali, quindi, le esportazioni italiane avrebbero esibito una dinamica ancora superiore a quelle tedesche.

La Germania è stata particolarmente colpita dalla crisi del gas da un lato e dalla chiusura parziale dei mercati dall’altro. Ma in questi dati si cela una sua crisi anche strutturale.

Le imprese tedesche erano abituate ad esportare grazie ai bei tempi che furono. Non hanno puntato sull’innovazione a sufficienza, mentre le italiane si sono dovute fare le ossa tra cambio forte, concorrenza agguerrita sui mercati esteri e domanda interna debole. La selezione naturale le ha rese più forti, anzi “resilienti” per usare un termine tanto in voga. Sono rimaste in piedi le più efficienti e robuste.

Miracolo italiano al test del Patto di stabilità

Questo ha reso possibile il miracolo italiano, anche se non solo. Per onestà dobbiamo ammettere che tanto del successo di questi anni si deve anche all’abbandono del rigore fiscale. L’Italia è passata da avanzi primari strutturali a deficit anche spaventosi. Lo scorso anno, al netto della spesa per interessi il deficit è stato del 3,4% rispetto al Pil. Dunque, lo stato continua a sostenere la domanda interna, cosa che gradualmente non sarà possibile con il ritorno in vigore del Patto di stabilità. Guai a pensare che le belle notizie durino, semplicemente girandoci i pollici.

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