Era il primo banco di prova per Christine Lagarde, un po’ come lo fu per Mario Draghi quel fatidico 26 luglio 2012 del celeberrimo “whatever it takes”. Ma non solo il tentativo di rassicurare i mercati finanziari stavolta è andato totalmente fallito, a istigare le perdite record alle borse di Milano, Parigi e Berlino è stata proprio la disastrosa conferenza stampa del governatore. “Non siamo qui a chiudere gli spread” sarà ricordata negli anni come la frase più devastante mai pronunciata da un banchiere centrale in una fase già di forti tensioni finanziarie.

Nel complesso, il discorso di Lagarde verrà proiettato ai corsi di economia e marketing della comunicazione per spiegare agli studenti universitari come non ci si dovrebbe comportare in situazioni di stress.

Lo ‘stile Lagarde’ è un problema e minaccia i nostri risparmi

Giovedì, Piazza Affari ha chiuso a -17%, mai così tanto male nella sua storia. Francoforte ha segnato -12,24% e Parigi -12,28%. Dall’altra parte dell’Atlantico, l’S&P 500 è precipitato del 9,51%, il peggiore risultato dal crollo del 1987. Dunque, sarebbe disonesto affermare che solamente le frasi sbagliate di Lagarde abbiano provocato le vendite in borsa, ma di certo hanno contribuito ad alimentare il clima di panico, tanto che ad essere saliti drasticamente sono stati anche i rendimenti dei titoli di Spagna e Portogallo, pur in misura inferiore ai BTp, segnalando i timori dei mercati verso tutta la semi-periferia d’Europa. Insomma, la BCE ha irritato un bel po’ di gente.

Non solo con riferimento allo spread, ma anche quando ha ribadito che adesso spetta ai governi compiere passi in avanti per combattere la crisi, attraverso una “politica fiscale coordinata”. Ineccepibile nel contenuto, molto meno nella forma, perché ha dato ai mercati l’impressione che la BCE abbia alzato bandiera bianca, mostrandosi senza più munizioni da sparare contro la crisi e, soprattutto, rimandando a soluzioni che, per quanto auspicabili, non sono ancora alla portata, a causa dell’assenza di una struttura fiscale unica nell’area.

Vero è che la Commissione europea stia muovendosi per sospendere il Patto di stabilità, automaticamente offrendo a tutti gli stati dell’Eurozona la possibilità di sforare il tetto del deficit al 3% senza rischiare sanzioni, ma ciò resta lontano da una politica fiscale coordinata. Insomma, il discorso di Lagarde ha messo il dito nella piaga sull’impalcatura incompleta dell’unione monetaria, svelando come i mercati non nutrano fiducia in essa.

Rischio speculazione contro i BTp

Per il resto, Lagarde ha detto la pura verità, cioè che non è compito della BCE restringere gli spread. Il punto è che lo ha fatto nel momento sbagliato, avrebbe dovuto glissare, insomma il suo è stato un tragico errore di linguaggio, che l’ex ministro dell’Economia francese ha dimostrato di non sapere padroneggiare, anche perché non ha alle spalle studi economici, bensì di avvocato, non ha fatto alcuna gavetta in una qualche banca centrale e in questi primi mesi di successione a Mario Draghi si è presa fin troppe licenze linguistiche per essere il secondo governatore centrale più potente al mondo.

Panico in borsa, vola lo spread e la BCE non convince i mercati

Non pensiate che la gaffe di ieri sia finita qua. Avendo funzionato come un “whatever it takes” all’incontrario, Lagarde ha finito per mettere in dubbio lo stesso OMT di Draghi, il piano anti-spread allestito in fretta e furia nell’estate 2012 e mai attuato. I mercati vorranno, a questo punto, testare le sue effettive intenzioni, se difenderebbe o meno i titoli di stato dagli attacchi speculativi. E per i BTp è una pessima notizia, al netto di qualche intervento di riparazione auspicabile e prevedibile da parte della BCE sin da venerdì, con acquisti specificatamente destinati all’Italia.

Più in generale, il passo falso di Lagarde rischia di comprometterne la credibilità da qui ai prossimi anni e questo una banca centrale non può permetterselo, perché in politica monetaria la comunicazione è tutto, spesso vale anche più della sostanza. E’ un guaio serio quanto accaduto. Il governatore ha segnalato di non avere appeal, leadership, di essere ritenuta poco credibile da chi gestisce il denaro, tant’è che una sua successiva intervista alla Cnn per cercare di riparare alla gaffe sullo spread non ha convinto ugualmente e i mercati hanno semmai accelerato le perdite giovedì.

Tutta Italia unita contro Lagarde

Mai l’Italia era stata così unita contro la BCE. Scontate le richieste di dimissioni di Matteo Salvini alla francese, così come le critiche asprissime di Giorgia Meloni. Ma persino il PD ha emesso un comunicato in cui si è definito basito e contrariato per le affermazioni rese in conferenza stampa, mentre il Quirinale ha pubblicato una nota, nella quale ha invocato solidarietà e non “ostacoli” all’Italia in questo momento così drammatico. Insomma, tutto il sistema politico, istituzionale e mass mediatico tricolore ha fatto quadrato contro Christine, che si è ritrovata isolata nel nostro Paese. E questo è un “merito” di cui avrebbe dovuto fare a meno.

Dicevamo, la BCE non potrà più sbagliare. Quando i mercati torneranno a ragionare con serietà, prenderanno atto che i nuovi stimoli monetari appena varati siano potenti, iniettando liquidità a pioggia in favore delle banche e rivolte all’economia reale da un lato e aumentando il sostegno agli stessi titoli di stato e alle obbligazioni corporate, quando già oggi i rendimenti risultano assai bassi e negativi per gran parte delle curve. Il taglio dei tassi disatteso non avrebbe cambiato una virgola della realtà, anzi avrebbe provocato ulteriori danni alle banche, le stesse che sono chiamate in questi giorni a fare la loro parte per non prosciugare la liquidità a favore di imprese e famiglie.

Giovedì, la BCE il suo contributo all’Eurozona lo ha offerto, ma lo ha coperto da una comunicazione tremendamente errata. In una fase di ripiegamento dei pil e di lotta specialmente dell’Italia contro una pandemia con misure draconiane senza precedenti, restrittive delle libertà personali, tutto serviva, tranne che un avvocato s’impappinasse nel rispondere a una semplice domanda. I tedeschi direbbero che ella abbia avuto il suo “momento Schabowski”, dal nome del funzionario della SED nell’ex Germania Est, che quella sera del 9 novembre 1989 non seppe come rispondere a un giornalista che gli chiedeva se fosse possibile attraversare il confine. Qualche ora dopo, veniva abbattuto il Muro di Berlino. A Francoforte, bisogna abbatterne un altro: quello dell’ottusità.

BCE ai tempi del Coronavirus: giorno difficile per Lagarde

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