L’India è nel caos da una settimana, dopo che il il governo Modi ha annunciato a sorpresa e con poche ore di anticipo di avere ritirato le banconote dal taglio più elevato (500 e 1.000 rupie) dalla circolazione, vietandone il corso legale e assegnando due settimane di tempo per scambiarle in banca. Lunghe file alle filiali e agli ATM hanno caratterizzato questi giorni nel sub-continente asiatico. La guerra contro il contante di Nuova Delhi punta a stanare gli evasori fiscali, visto che si pensa che siano tra quanti posseggano in maggiore quantità i biglietti di taglio più alto.

Ma il ritiro delle vecchie banconote sta creando parecchi problemi, rappresentando l’86% dei tagli circolanti e il 24,4% del valore complessivo del contante indiano, a sua volta pari al 12% del pil, una delle percentuali più alte al mondo. (Leggi anche: Oro, prezzi esplosi in India sulla lotta al contante)

La misura potrebbe essere copiata altrove e non in un’economia emergente, bensì nella ricca Australia, come suggerisce l’analista di Ubs, Jonathan Mott. Nel paese, le banconote da 50 e 100 dollari australiani rappresentano il 92% del totale. Mott nota come obbligare i cittadini a portare in banca tutti i biglietti da 100 dollari aumenterebbe i depositi delle famiglie del 4%.

Lotta al contante, ragioni oscure

Si chiede, poi, nelle mani di chi si trovino tali tagli, considerando che gli ATM non vengono erogati. Da qui, l’equazione “cash uguale evasione fiscale”. L’analista avverte che da un momento all’altro, il governo di Canberra potrebbe seguire l’esempio di quello indiano, annunciando l’abolizione delle banconote di maggiore valore.

Dal 2009, l’uso del contante in Australia è diminuito al ritmo annuale del 3,4%, mentre le transazioni elettroniche sono cresciute del 7,3% all’anno. L’eliminazione dei pezzi da 50 e 100 dollari sarebbero il colpo fatale al contante, perché per ragioni di praticità, milioni di australiani passerebbero automaticamente ai pagamenti con carte di credito o debito.

Eppure, non risulta che l’evasione fiscale sia un fenomeno diffuso nel paese, né che le casse statali soffrano di scarse entrate, a conferma del fatto che il crescente divieto di uso del contante non avrebbe granché a che vedere con la lotta all’economia sommersa. (Leggi anche: Economia sommersa cresciuta con stretta sul contante)

 

 

 

Dopo la banconota da 500 euro, la BCE ritirerà altri tagli?

L’Europa non sta certo a guardare. Già da mesi, la BCE ha annunciato che non stamperà più le banconote da 500 euro, sostenendo che esse sarebbero utilizzate per lo più da evasori fiscali, criminali e terroristi. Su pressione della Bundesbank, Mario Draghi ha quanto meno evitato di vietarne la circolazione o di dichiararle fuori corso legale, restando sempre possibile portare tali biglietti in banca e scambiarli con altri pezzi, in qualsiasi momento. (Leggi anche: Divieto uso contante, Germania svela il trucco)

In un solo colpo, però, il contante si è ridotto di un terzo del suo valore nell’Eurozona, un fatto che crea un incentivo all’utilizzo dei pagamenti elettronici. Sulle reali ragioni di questa scelta, abbiamo già scritto, ma qui vale la pena soffermarsi su un altro aspetto del problema. Demonizzare il cash non rischia di creare sfiducia sulle istituzioni che stanno dietro alla sua erogazione?

Se il contante è utilizzato per scopi criminali, il cittadino che lo possiede per le transazioni quotidiane avvertirà un senso di paura, si sentirà oggetto di una stigmatizzazione sociale, che potrebbe anche portare non tanto a convertirsi ai pagamenti elettronici, quanto a ricercare vie alternative alla conservazione della propria ricchezza, come i beni-rifugio e l’esportazione di capitali all’estero. La storia dell’oro e dei Bitcoin di questi giorni in India darebbero conferma ai nostri timori.

(Leggi anche: Pagamenti elettronici? I giovani preferiscono il cash)