Ieri, il vicepremier Matteo Salvini ha smentito l’ipotesi di tassare il contante depositato nelle cassette di sicurezza delle banche in Italia, allontanando senza mezzi termini lo spettro di una patrimoniale. Ma resta l’intenzione esternata martedì sera a Porta a Porta di mettere in circolazione le decine di miliardi di denaro riposto dalle famiglie italiane “sotto il materasso”, al fine di renderlo produttivo per l’economia. E il sottosegretario all’Economia, Massimo Garavaglia, ha confermato lanciando la proposta di tassare a non meno del 15% il denaro contante depositato nelle cassette di sicurezza in Italia, nel caso in cui su base volontaria i titolari volessero condonarlo per farlo emergere dal nero.

Perché il 15%? E’ l’aliquota “piatta” già prevista per i redditi delle partite IVA per fatturati fino a 65.000 euro.

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Nel 2016, il PD al governo con Matteo Renzi aveva proposto qualcosa di molto simile, ma l’idea non ebbe seguito, in quanto poco allettante. Allora, infatti, fu lanciata l’ipotesi di sottoporre le somme condonate alle stesse aliquote Irpef, che arrivano fino al 43% per i redditi sopra i 75.000 euro all’anno. Troppo per mettersi in regola con il fisco. Il 15% sarebbe una cifra al contempo accettabile per i condonati e non risibile per la generalità dei contribuenti onesti.

Quanto denaro vi sarebbe nascosto nelle cassette di sicurezza? Il procuratore capo di Milano, Francesco Greco, due anni fa parlò di 150 miliardi tra l’Italia e l’estero, di cui una cinquantina sul nostro territorio. Stime della Banca d’Italia azzardano, invece, un controvalore di 200 miliardi solo in Italia, tra contante e preziosi. Nel caso estremo in cui tutte queste somme fossero frutto di redditi non dichiarati e venissero fatte emergere con il condono, il gettito fiscale dello stato aumenterebbe una tantum fino a 30 miliardi, circa l’1,7% del pil.

Le banconote da 500 euro

Non sappiamo quanto denaro effettivamente vi sia depositato nelle cassette di sicurezza delle banche italiane, ma di certo ciascun deposito mediamente sarebbe cospicuo. Avrebbe poco senso, infatti, pagare un canone annuo di non meno di 50 euro e che arriva fino ai 500 euro per le cassette più grandi, se il deposito riguardasse beni di scarso valore. Anzi, si scommette anche nel mondo bancario che dentro le cassette di sicurezza si trovi gran parte delle banconote da 500 euro, la cui stampa da quest’anno è stata cessata dalla BCE e che, pur rappresentando un terzo del valore di tutte le banconote e le monete emesse da Francoforte, raramente si sono viste in giro sin dal loro debutto nel 2002.

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Queste banconote hanno un pregio: posseggono un valore alto e occupano poco spazio. Si prestano benissimo per essere depositate in piccole cassette di sicurezza, pagando un canone annuo basso. Se il titolare le utilizzasse per spenderle, si esporrebbe al rischio di venire “schedato” dalle autorità, specie nel caso in cui le portasse in filiale per depositarle su un conto corrente regolare o per scambiarle con tagli minori. Per questo, restano custodite verosimilmente nelle cassette di sicurezza, in attesa magari che una norma condoni eventuali irregolarità.

L’emersione possibile di miliardi di euro

Per contro, esisterebbe un rischio non di poco conto, sebbene il governatore Mario Draghi abbia smentito che la BCE abbia in mente un simile piano: che vengano messe fuori corso legale a partire da una certa data, oltre la quale perderebbero di ogni valore. Se ciò avvenisse, i titolari sarebbero costretti a uscire allo scoperto, magari pagando una congrua penale imposta dal legislatore, oppure dovrebbero rassegnarsi a perdere tutto, cosa che verificherebbe nel caso in cui tali banconote fossero frutto di illeciti penali e non si avessero spiegazioni meno imbarazzanti da fornire.

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Il condono del contante custodito nelle cassette di sicurezza finirebbe così per far affluire alla luce del sole molte di queste banconote da 500 euro sinora introvabili. Per lo stato, sarebbe una misura estremamente efficace per rimpinguare le sue casse, pur temporaneamente. Per l’economia, l’emersione delle somme condonate si tradurrebbe in una crescita dei consumi, ma soprattutto degli investimenti. Sì, perché per quanto detto troviamo poco credibile che un cittadino depositi nelle cassette di sicurezza poco contante, quando potrebbe spenderlo a poco a poco senza dare nell’occhio al fisco, anche nel caso avesse evaso le imposte. Trattasi di somme elevate, impresentabili perlopiù anche per il tetto all’uso del contante, alzato a 3.000 euro e che Salvini vorrebbe del tutto abolire.

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