Su base mensile guadagna ancora quasi il 3%, ma rispetto all’apice da gennaio 2015, toccato il 4 agosto scorso, ha perso l’1,3%. Il cambio euro-dollaro è arrivato a scendere ieri pomeriggio fin sotto 1,17, attestandosi in questo momento poco sopra a tale soglia, in area 1,1715. Fino alla scorsa settimana sembrava puntare decisamente verso quota 1,20, anche se gli analisti ci avevano visto lungo, quando avevano avvertito che avrebbe ripiegato da lì a poco, tanto che mediamente le previsioni per la fine dell’anno sono per un rapporto a 1,15.

(Leggi anche: Cambio euro-dollaro verso 1,20, ma perché i rendimenti sono crollati?)

Che dice lo spread

Dunque, la fase rialzista sarebbe finita. Come spesso facciamo, per cercare di capirci qualcosa consultiamo i dati forniti dall'”oracolo” dello spread Treasury-Bund. Il differenziale tra i rendimenti americani e quelli tedeschi ci segnala il trend del cambio euro-dollaro. Quando cresce, sarebbe la spia di un’attesa rialzista dei tassi USA, ovvero di un dollaro più forte, mentre quando diminuisce, evidentemente vi sarebbe sul mercato un’offerta abbondante di Bund, in previsione di un rialzo dei tassi BCE, cosa che rafforzerebbe l’euro.

Un mese fa, lo spread Treasury-Bund a 10 anni mostrava un trend calante, passando in un paio di settimane da 183 a 166 punti base. Un accorciamento delle distanze, come dicevamo, implicherebbe un rafforzamento del cambio euro-dollaro ed è stato proprio quello che si è verificato nel mese di luglio e fino alle primissime sedute agostane. Invece, questo mese si sta delineando una situazione opposta, con lo spread tra i due titoli a salire da 174 a 180 bp. Guarda caso, il cambio euro-dollaro si sta indebolendo. (Leggi anche: Cambio euro-dollaro, che segnala lo spread Treasury-Bund?)

Cambio euro-dollaro e il trend globale

Tali considerazione conservano la loro validità pur in pieno clima di caccia ai beni-rifugio sulle tensione tra Corea del Nord e USA, dato che sia i titoli di stato USA che quelli della Germania sono utilizzati dai traders per ripararsi dai rischi.

D’altra parte, i movimenti del breve termine del cambio euro-dollaro rientrerebbero al’interno di un trend più globale, come dimostra il -2,2% accusato mediamente dal dollaro rispetto alle altre valute del pianeta e il +1% registrato nell’ultima settimana.

Quest’anno, il dollaro ha perso l’8,3%, ma contro l’euro ha ceduto oltre l’11%. In pratica, il cambio euro-dollaro mostra un andamento più accentuato delle tendenze globali, riflettendo specificità legate alle attese di minore divergenza monetaria tra Federal Reserve e BCE. Il ripiegamento delle ultime sedute appare, però, non solamente tecnico, ma frutto di aspettative più rialziste sui tassi USA, dopo i dati sul lavoro americano a luglio. (Leggi anche: Come il dollaro debole sta sostenendo l’economia mondiale)