Non smettono più di correre i prezzi dei Bitcoin, la moneta digitale, che nel 2016 ha già segnato un rialzo del 122%, battendo qualsiasi altro cambio tradizionale per il secondo anno consecutivo. Nella mattinata odierna, le quotazioni sono schizzate fino a 1.152 dollari e al momento si attestano a 1.140 dollari, arrivando a segnare il 18% dall’inizio del 2017. Il dato più importante è che la “cripto-moneta” sembra avere preso il largo dalla soglia dei 1.000 dollari, che solo fino a qualche settimana fa sembrava irraggiungibile. Di fatto, in queste ore i Bitcoin tornano verso i livelli record mai segnati, che nel 2013 furono di 1.162 dollari.

Ma cosa sta rinvigorendo in maniera così eclatante questo asset?

(A META’ SEDUTA, I PREZZI DEI BITCOIN HANNO INIZIATO A RIPIEGARE, SCENDENDO FINO A 888 DOLLARI E SEGNANDO UN CROLLO DEL 21% RISPETTO AI LIVELLI DI APERTURA, SALVO RISALIRE A 950 DOLLARI NEL TARDO POMERIGGIO. COSA SUCCEDE? LA BANCA CENTRALE MESSICANA STA INTERVENENDO A SOSTENERE IL CAMBIO, CHE GUADAGNA QUASI L’1%, MENTRE DALLE AUTORITA’ CINESI ARRIVANO VOCI DI POSSIBILI CONTROLLI SUI CAPITALI PER DIFENDERE LO YUAN).

Qualcuno mette in relazione il boom dei Bitcoin con la crisi dello yuan. In effetti, la valuta cinese si mostra abbastanza debole da mesi e si vocifera che la People’s Bank of China starebbe intervenendo sui mercati da alcune sedute per contrastare questo costante indebolimento e impedire che il cambio contro il dollaro sfondi la soglia psicologica di 7, anche perché teme la reazione del presidente eletto USA, Donald Trump, che ha minacciato come primo atto della sua amministrazione dal 20 gennaio di qualificare la Cina come “manipolatore del cambio”. (Leggi anche: Bitcoin, 2017 inizia col botto)

La crisi dello yuan e l’imminente presidenza Trump

Per questo, nell’ultima settimana sarebbe stata ritirata liquidità da Pechino per 435 miliardi di yuan o 63 miliardi di dollari, ma ciò sta facendo esplodere i tassi sui depositi overnight in valuta locale fino alla percentuale strabiliante del 45%.

La crisi dello yuan sarebbe collegata ai Bitcoin, perché pare che molti investitori cinesi starebbero buttandosi sulla moneta digitale per proteggersi dalla debolezza della loro moneta. Secondo i dati di Cryptocompare, nella prima seduta dell’anno sono stati acquistati 5 milioni di Bitcoin in yuan e appena 53.000 in dollari. Insomma, la forza per questo asset arriverebbe dall’Asia. (Leggi anche: Bitcoin, quali previsioni per il 2017)

 

 

 

 

Anche l’India sprona gli acquisti di Bitcoin

E non è solo la Cina a rinvigorire i prezzi, bensì pure un’altra grande economia asiatica: l’India. Da quasi due mesi, Nuova Delhi ha messo fuori corso le sue due più alte banconote, quelle da 500 e 1.000 rupie (circa 6,50 e 13 euro), pari all’86% dell’intero contante circolante nella sua economia. Poiché le banconote di nuova emissione non sono state immesse tempestivamente, si è scatenata una crisi di liquidità nel sub-continente asiatico, che ha fatto crollare anche le compravendite di oro nel paese più affezionato al mondo al metallo, insieme alla Cina. Anche qui, quindi, gli investitori starebbero puntando sulla moneta digitale. (Leggi anche: Bitcoin, prezzi verso i 1.000 dollari grazie all’India?)

A completamento delle cause di questo boom ci sono le varie tensioni geo-politiche e il cambiamento atteso con l’arrivo dell’amministrazione Trump, che sarà sul piano economico, ma anche delle relazioni internazionali tra gli USA e le altre potenze mondiali.